LA VITA DI CARLO MAGNO IMPERADORE, Scritta in lingua Jtaliana da PETRVCCIO ƲBALDINO Cittadin Fiorentino.

‘❧ VBIQVE FLORESCIT.’

LONDRA Appresso Giouanni Wolfio Inghilese, 1581.

A I NOBILI, ET ILLVSTRI SIGNORI, ET MAGNANIMI CA­ualieri, & altri gentil'huomini della natione In­ghilese. PETRVCCIO VBALDINO Cittadin Fiorentino. Desidera perpetua lode d'ogni loro honorata attione.

DOVENDO io secondo il costume della maggior parte de gli scrittori dedicar questa mia fatica à qualche persona, che per autorità, grado, valor, & virtù possa, & voglia riceuerla, abbrac­ciarla, & diffenderla dal­l'ingiurie, & dalle maledi­cenze de i maligni, ò de gli ignoranti; Ho eletto di raccomandarla non in particular ad alcun so­lo huomo (come che non pochi me ne sien di­nanzi à gli occhi, de i quali ciascun per se stesso si mostri degno di molto rispetto, & d'ogni hono­re) ma in vniuersale à tutti, per non riuscir in­grato verso di molti, à i quali io son obligato, mentre che io mostrassi di voler d'vn solo fare sti­ma, & de gli altri tanti poco conto. Prendete adunque (io vi prego, in buona parte ò Voi Si­gnori, à i quali piu si conuiene il cognome di Nobile, d'Illustre, & di Magnanimo quest'opera; non rignardando tanto alla sua piccolezza quanto alla sustanza, & all'essempio, che in essa po­trete ritrouare, di Religione, di Giustitia, & di [Page 4] valore; le quali parti rare volte si son riconosciu­te vnite, & congiunte in vn solo huomo, se non quando dal cielo ei ci sia stato dato à gran biso­gno delle genti, & de i popoli; come auuenne del nostro Carlo, la cui virtu fa piu che necessa­ria al mondo nel suo tempo (come ben conside­rando le cose sue potrete conoscere.) Et ancor potrà esser à voi di profitto con accrescer ne gli animi vostri ben operando non solamente il de­siderio delle lodi propie, ma ancora produrui qualche frutto à mia contentezza de i semi della molta, & lunga osseruanza, ch'io ho sparsi sem­pre con singular affettione nella nation vostra, dapoi che io Italiano cominciai à conoscer, che la virtù de i forestieri non meno appresso di voi Nobili, Illustri, & Magnanimi è spesso ben gra­dita, che si sia quella de i vostri medesimi sempre honorata. Carlo Magno finalmente vi si presen­ta, nato in Germania, Re di quelle prouincie, d'I­talia, & di Frācia, & di parte delle Spagne, & Im­perador de Romani, & però del tutto forestiere à voi, accioche leggendone i suoi fatti, habbiate ancora adhauer cagion di rallegrarui, che l'ope­re Italiane non men si possono stampar felice­mente in Londra, che le si stampino altroue (es­sendo questa la prima) per studio, & diligenza di Giouanni Wolfio suo cittadino; per la commo­dità del quale altre opere potrete hauer nella medesima lingua di giorno in giorno, se la sti­ma, che farete di questa sarà tale, quale si deue aspettar da huomini desiderosi di lunga, & hono­rata fama, come io ho sempre stimato, che siate voi fra tutti gli altri delle piu lodate nationi de i Christiani.

PROEMIO.

HAVENDO io non senza matura consideratione deliberato di ridurre in memoria delle genti nellamia ma­terna lingua la vita di Carlo primo Jmperadore Occidentale; dalquale poi successiuamente hanno hauuta dipendenza tutti gli altri Imperadori Latini, come da vn chiaro, & singulare splendor di vera gloria riacquistato alle nostre nationi; Io mi son proposto di cauar delle attioni di esso dalle piu honorate historie quel, che sia per poter meglio seruir al proposito, & all'in­tention mia; & il tutto sotto forma di breue commenta­rio ridurre; accioche in poco volume e' si possa da chi leg­gerà considerare ogni sua opera piu Illustre; la qual cosa (s'io non m'inganno, potrà piacer ancora à tutti coloro, i quali non pur son partiali dell'honorata fama di quel no­bilissimo, & Christianissimo Heroe: Ma à gli altri anco­ra, che desiderosi d'operar bene si propongono innanzi la lettione de i famosi Principi, & de i chiari capitani de gli antichi tempi, per potergli con l'opere propie imitar quanto dalla natura, & dall'industria propia sia lor con­cesso: Conciosiache Carlo per il giudicio di qualunque huomo sauio non sia stato punto inferiore in ciascuna de­gna, & desiderabil parte à qual si voglia altro, che da gli Historici, & Latini, & Grecisia stato ne i passati secoli lodato. Et questo ho io inirapreso à far tanto piu volen­tieri, quanto, che hauendo io veduto le tante vanità, fa­uole, & sogni, che i Poeti, n'hanno scritto; m'è parso de­bito d'huomo discreto, & nato all'altrui giouamento di rimostrar quel, che piu di vero se ne ritroua; come che ancor non si disdica punto à me il farlo; poi, che essen­do io Thoscano, & hauendo conosciuto per l'antica me­moria de gli scrittori quanti oblighi hauessero gia quel­li della mia Patria anticamente ad esso Carlo; io vengo [Page 6] in vn certo modo ad esser grato in qualche parte de i be­nefici, che la prouincia dou'io son nato riceuè da lui: Et cosi cercando di fuggir honestamente vn neghittoso, & mortal otio, & di vincer con vna diletteuol fatica i gra­uosi pensieri della mia humil fortuna da chi meno far lo douerebbe pur troppo dispreggiata, priuo d'ogni partialità mi son messo à scriuer queste cose, accioche il tempo doues­se anche essere speso al profitto, & al piacer de gli altri piu, che per propia ambition di lode, ch'io ne sia per rice­uere; Della quale nondimeno io farò honorata stima, quando io conoscerò, che la mi venga da gli huo­mini giudiciosi, & priui d'ogni torto pensiero verso le cose mie:

LA VITA DI CARLO MAGNO IMPE­RADORE.

E's 1 legge, I Baioari so­no i popoli, ch'hoggi si­chiamano Bauari, ò di Bauiera. che Vtilone Ba­ioario di nation Germano figliuolo di Theodone Illu­stre Signoi fra i suoi popo­li aiutò Theodoperto figli­uolo di Thedorico Re de i Franchi à scacciar Cochē ­lario Re di Dania, Danemar­che. ò Dacia dalle marine della Francia, & de i paesi, ch'hoggi si dicono Bassi della Fian­dra; in modo, che doppo diuerse battaglie ha­uendo vinti, & del tutto rotti i Dani, ò Daci, & ammazzato il Re loro, gli scacciaron al fine di quei paesi con singular lode d'Vtilone, per la buona opera da lui prestata, & dalle sue genti in quella guerra: Onde Theodorico volendo mo­strarsi grato del beneficio riceuuto: come ben ad vn magnanimo Resi conueniua; diede ad V­tilone per moglie vna sua sorella; Ʋtilone pre­miato. Et lo prepose al gouerno, & alla guardia del Brabante, & delle riue del fiume Schelda, doue hoggi è Anuersa, & altre terre vicine, i successori del quale furon poi detti Duchi di Brabante. Da quello Vtilone ad­unque, & dalla sua moglie di Reale stirpe nata, per varij gradi di discendenza, di huomini valo­rosi, i quali s'acquistarono stati, & degnità gran­di per la Germania, & per la Francia venne à na­scere [Page 8] Carlo Martello, il quale riuscì poi grandis­simo, & Illustrissimo Capitan di guerra, & gran Maestro del Palazzo Reale de i Franchi, Perche ven­nero di Frā ­conia. i quali noi piu communemente diciamo Franzesi. Scri­uesi, che'l padre di Carlo Martello fu detto Pi­pino, huomo di molto credito, & gouernator sotto i Re delle cose de i Franzesi; & che questo Carlo fu da lui generato bastardo d'vna certa Al­piade nobil concubina; per il nascimento del quale non deue gia parer punto strano à gli spe­culatori delle cose Politiche, che concorressero le stelle cosi benigne, ch'ei potesse poi esser vn fortissimo scudo di tutta la Christianità contra gli infedeli, & la vera radice della grandezza del Regno di Francia, Nota. & dell'Imperio Occidentale; Percioche appresso de i piu nobili historici anti­chi, & moderni noi possiamo ancor legger con indubitata fede; Molti di coloro, ch'hanno hauu­ta dal Cielo larga, & abbondante Fortuna, per la piu parte esser nati, ò di padre, ò di madre o­scura, ò bastardi, ò ritrouati per i boschi; quasi, che i Cieli voglin mostrar cosi la lor potēza mag­giormente col mezo della Virtù, & della Fortu­na in tali, & cosi fatti strumenti stranamente prodotti alla luce nostra. Questo Carlo dicono, che fu cognominato Martello, Perche fusse derto Mar­tello. per il suo assi­duo essercitio delle cose belliche, & sempre for­tunato; ò per la gran mortalità, & vccisione fatta de i communi nemici in diuerse battaglie: Percioche egli non solamente ridusse le cose Franzesi in molta buona riputatione, essendo prima per la dappocaggine de i loro Re molto scadute, & da i vicini poco apprezzate; ma in ral modo virtuosamente s'adoperò à profitto della Religion Christiana, & particolarmente in vna gran rotta, ch'egli con poca gente delle [Page 9] sue, & con la morte solamente di 1500. Christia­ni tagliò à pezzi Abdiramo Re de i Saracini con trecento ottanta mila persone, Notabile vittoria. che haueuano assaltata la Guascogna a i conforti d'Vdone A­quitano ribello de i Franzesi. Et dipoi contra Athima vn altro Re de i Saracini, ilquale teneua Auignone, & l'altre vicine prouincie; & contra di Amorreo vn'altro de i Re loro, che di Spagna passando per aiutar Athima haueua occupata la Linguad'oca, & la città d'Arli, i quali vinti da lui con l'aiuto d'vna buona banda di soldati Italia­ni, & di Germani, & distrutti i loto esierciti; & scacciatone Mauronto Duca prestantissimo di quella natione, non senza però qualche lode del­l'Aquitano Vdone, ilquale al primo pericolo, che gli soprastaua dall'illuuione di tanti Barbari ri­tornò in ceruello, & à i suoi. Carlo Martello ri­storò le prouincie Christiane nella lor solita pa­ce, & tranquillità: Per le quali honorate pruoue l'vfficio ch'egli haueua di gran Maestro della Co­rona di Francia venne à crescer in suprema di­gnità, & stimatione, perdendone altratanta i Re propij; à i quali per la lor negligenza, & otiosa vita, & del tutto abietta, & vile, Indegna vi­ta d'vn Principe. non rimaneua al­tro, che'l nome, & l'insegne Reali; essendo in ef­fetto Carlo quello, che operaua il tutto, & che in se stesso riceueua il pregio, & le lodi delle cose felicemente successe; le cui attioni non hauen­do noi tolte à discriuer particolarmente si lasce­ranno nella penna; Dicendo solo, che doppo, ch'egli hebbe scacciati i Saracini; pacificate tutte le prouincie, che sono intorno alla vera Francia, & hoggi sottoposte à quella Corona; Domatiin Germania i Sueui, & i Baioari hoggi detti Baua­ri, & i Sassoni, ch'adorauano gli Idoli, s'acquistò all'hora il cognome di Martello; & meritò le lo­di [Page 10] dateli da tutti gli altri Principi: Percioche il Papa ancora, il quale in quei tempi era hauuto in somma veneratione, ne i negotij di grand'im­portanza nella Francia faceua capo à lui; & il ti­tolo, che gli daua nelle sue lettere (ch'hoggi si di­con Breui) era tale. Domino Glorioso Filio Carolo Duci &c. Morte di Carlo Mar­tello. Percioche non solo egli era detto Du­ca di Brabante, ma de i Franchi anchora. Morì egli dipoi ripieno di gloria, & di nobilissima fa­ma intorno all'anno. 740. della nostra reden­tione; hauendo amministrato il Regno de i Franzesi anni venti sette, con tutto quello, che essi haueuano da far in Germania. Lasciò tre fi­gliuoli Carlomanno, Pipino, & Grifone, & vna figliuola detta Hildruda, la quale in vita sua gli fu rubata da Vtilone Duca de Baioarij nobilissi­mo; il quale seruendo nella sua Corte per cagion di creanza, d'honore, & di guerra innamoratosi di lei, che non men di se stessa amaua lui, se la tra­fugò nel suo paese; doue sposatala; come ben si conueniua al grado dell'vna, & dell'altra perso­na fece riuscir quell'amoroso furto vn nobilisci­mo parentado. Carlo Man­no ha il go­uerno. Ma perche Carlo Manno era il maggiore, à lui anche vennero in mano i nego­tij del Regno, & tutta l'autorità nella nation Franzese; Et tanto piu, che in quel tempo morì il Re Theodorico, Morte del Re Theodo­rico. Hilderico p [...]. succedendo nella Corona rea­le per ordine, & gouerno di Carlo Manno, & di Pipino, Hilderico suo fratello: Nel qual tempo si ribellarono i Sassoni, & Theodoualda Duca de i Sueui, & Hunoldo Duca d'Aquitania, i quali nondimeno da quei duoi Illustri fratelli con l'a­into d'Vtilone di Bauiera lor cognato furono ri­dotti all'vbbedienza in tal maniera, che ritruo­uandosi lo stato de i Franzesi in gran prosperità, tanto nella Francia, quanto nella Germania. [Page 11] Parue à Carlo Manno di riordinare, Carlo Man­no ordina & corregge le cose Eccle­siastiche. & di correg­ger le cose Ecclesiastiche, le quali erano molto trascorse in disordine; pero col consiglio di huo­mini prudenti fece alcune leggi; formate pero da persone atte, & propie per sar taie effetto. Il principio delle quali fu tale. ‘IN NOME DEL SIGNORE NOSTRO IESV CHRISTO. Carlo Manno Duca, & Prencipe de i Franzesi; l [...]anno di Christo nato nostro Saluatore, & autore 742. alli 21. d'Aprile. Per essortatione, & consiglio de i Sacerdo­ti di Dio ottimo massimo, & amici comuni; Ʋesvoui del mio gouerno grandi, & piccoli, & Freti. &c. Per il qual titolo si puo conoscer assai bene quant'autorità s'haueuan guadagnata i suoi antecessori in quel' Magistrato; L'insing [...]r­daggine de i Prencipi torna in gloria spesse volte de i loro ac­corti mini­stri. & in particular Carlo Martello per la virtù loro, & per la sua propia; merce, ò piu presto colpa della neghittosa vita de i Re di quel­le nationi: Poi, che non si vergognauano di vo­ler regnar al voler d'altri; scandosi essi per i can­toni ascosti senza lasciarsi veder; attendēdo sola­mente, quasi altri Sardanapali, alle caccie, & al­l'otio; non comparendo giamai, che vna volta lanno nel mese di Maggio a farsi veder dal popo­lo; dal qual giorno ritirandosi sino al seguen­te dell'anno auuenire; Vita Sarda­napalesca. se ne stauano essi seque­strati; pasciuti solamente con la lor famiglia fra l'otio, & fra le delitie. Lasciando del tutto la cu­ra delle cose presenti, ciuili, criminali, & belliche a i lor Maiordomi; in modo che la cosa era venu­ta à tale, che essi Re non haueuan piu da spen­der, che quel, che dal Maiordomo gli era asse­gnato. Per lo qual disordine. Vtilone il Bauaro, il quale haueua per se stesso spirito nobilissimo & fomentato dal torbido ingegno, & ambitiosa natura della moglie, & dalle propie ricchezze; veduta la poca virtù di quei Re, ardì di prendersi [Page 12] anch'esso il titolo, & il nome Reale. Nota.Ma per cio che quella licenza non tornaua bene per diuersi rispetti à Carlo Manno, & à Pipino, ne fu egli as­saltato di poi, che eglino hebbero fatti tornar à segno i Sueui, & i Sassoni, che per amor suo s'era­no ribellati; si, che ristretto dentro di Ratisbo­na, & assediato da Pipino, sopportò qualche tempo la strettezza dell'assedio. Venne all'hora nel campo Bertha moglie di Pipino, Costei era Greca fi­gliuola di Heraclio Imperatore. la quale gli partorì in quei luoghi appresso nella Rocca di poi detta perciò, Carlomonte, vn figliuolo, al quale fu posto nome Carlo, per la felice memoria dell'auolo, il quale poi per le grā cose fatte da lui fu detto Magno; & il quale ha da essere il nostro suggetto, & il principale scopo della nostra in­tentione: essendo cio auuenuto l'anno 741. del­la nostra salute. Mostrasi ancora questa Roccameza rouinata nella Bauiera superiore quindici miglia sopra la citta di Monaco; mostrandosi quel luogo come vna cosa sacra da i paesani in­sieme con altri edifici edificatiui da Pipino, & sa­cri, & seculari. Hora seguitando l'assedio d'Vti­lone, & essendo Carlo Manno tornato vittorioso dalla guerra de i Sassoni in Bauiera, ad vnirsi con Pipino, fu trattata la pace fra loro, per mezo di Hildruda lor sorella, & sua moglie; in tal modo, che rimesse tutte le cose passate, Vtilone si rima­nesse Duca de'suoi popoli, lasciando il titol Rea­le; & congiunte insieme le forze di tutti tre, die­dero vn vltimo fine, alla debellatione de i Sasso­ni, de i Sueui, & poi degli Aquitani, i quali popo­li ad ogn'hora per poca occasione si ribellauano, tirandosi dietro per tali cagioni anche alcuni Si­gnori Ecclesiastici, si per essersi di gia inescati, & accesi di quelle partialità, come per poter atten­dere sciolti da ogni rispetto piu liberamente alle [Page 13] cacce, à vita piu libera, & non punto permessa in quei tempi à i sacerdoti. Accadde, che non mol­to di poi, quel che se ne fusse la cagione, che cio da gli scrittori non è stato lasciato in nostra me­moria. Carlo Manno rinuntiò ogni sua parte, & autorità à Pipino, & andatosene à Roma si fece Monaco, ritirandosi à tener vita solitaria nel mō ­te Soratte, hoggi detto di San Siluestro luogo po­sto nella Thoscana fra i Falisci. Doppo la qual ri­nuntia, vedendosi Grifone d'esser rimasto, come piu giouane, & quasi nō hauuto in nessun rispet­to, senz'alcuna autorità, & percio ripieno di gra­uissimo sdegno, se ne passò à i Sassoni, nemici ca­pitali de i Franzesi, & di tutti gli altri Germani, gente feroce, & bellicosa, & che continouamēte staua pertinace, nell'adoration de gli Idoli: Et hauendogli esso facilmente prouocati contra i Franzesi. Pipino & Vtilone, con vn potente esser­cito fattisi loro incontro fecero in modo, Grifone huo­mo inquieto. che Grifone diffidatosi di quell'impresa, si fuggì in Bauiera, & souuertendo Hildruda sorella com­mune, fece si, che la gli diede, non solamente se stessa in mano, ma anchora vn piccol figliuolo, che l'hauea del marito detto Thessalone; & ha­uendo il fauore d'vn certo Suitogerione, huomo in quelle parti di molta stima, & di Landofrido Duca di Sueuia, s'occupò la Bauiera; hauendo percio molti fautori de i Bauari medesimi, per­cio che la madre di esso Grifone era nata di quel la natione; & egli di natura scandolosa essendo, trouò presto molti, i quali per desiderio di viuer licentiosamente, gli diedero il lor giuramento: Ma il fine di tale impresa, fu tale, che hauendo Pipino & Vtilone, spedite le cose di Sassonia, ri­tornati in Bauiera, superaron Grifone, & lo man­daron prigione con Landofrido in Francia; Et [Page 14] Hildrudra, & Thessalone furon liberati dalla sua tirannide, & la Bauiera da Vtilone racquistata. Ma Grifone huomo inquietissimo, non volendo aspettar la clemenza del fratello, fuggitosi di pri­gione alla volta d'Italia, nella sua fuga fu soprag­giunto da huomini mandatigli à posta dietro da Pipino; Morte di Grifone. & necessariamente per il ben publico fu fatto morire. Occorse, che doppo queste cose fe­licemente successe, per procacciar nuoui honori à Pipino; Befario nuouo Duca de gli Aquitani, & di Linguad'oca ribellatosi da i Franzesi, comin­cio à far molti dāni nelle prouincie vicine; men­tre, che Hilderico se n'andaua per le selue alle caccie, intento solamente à i suoi piaceri, & à i seruitij feminili; Prouerbio. viuendo (come si dice) fra i to­pi, & le tignuole; come se nessuna di quelle cose appartenessero à lui. Egli non teneua cura d'al­tro, che del suo corpo, hauendo del tutto ab­bandonata la Republica; senza volersi in modo alcuno lasciar vedere, se non da i suoi satelliti, & adulatori; in modo, che non essendo buono, nè dentro, Huomo inu­til [...]ssimo. nè fuori; nè per pace, nè per la guerra, nè valendo per consiglio, ne per mano, & lasciando il tutto nella cura di Pipino; & solamente con­tentandosi, che le cose fussero spedite in suo no­me, diede occasione, che si cominciò finalmente non poco à mormorar di lui: Intorno alle quali cose questo s'ha da considerar, Auuerti­mento. che quando vn Prencipe è cosi neghittoso (come fu Hilderico) & si troui hauer vn Ministro solerte, & suegliato, & di qualche riputatione (come fu Pipino) sempre douerrà rouinargli sotto, perche la sua negligen­za ogn'hor piu sarà accresciuta dalla solerte astu­tia del Ministro, che si voglia mantener grande, ò far maggiore; presupponendo, che'sia anche accompagnato da vna naturale ambition di re­gnare [Page 15] (come ben douena auuenir in Pipino. Quel moto di Vtilone fu sol per [...]agio­ne d'inuidia. Et però essendo fra i grandi il primo à pailar libe­ramente di questo disordine Vtilone cognato di Pipino; parendogli pur troppo strano; che non hauendo lui, che tanto valena, & tante ricchissi­me prouincie signoreggiaua in Germania, potu­to ottenere il nome Regio, douesse vbbidir ad vn Re, che non valesse nulla; & che il sopportar cio era vergogna di tutta la Germania, & della Francia; poi che Hilderico era vn huomo cosi dappo­co; & che piu presto egli era atto à vestirsi della vita monastica, che à sostener la Reale. Percio­che, diceua egli, il Principe è eletto dal popolo, A qual pro­posito sia il Prencipe eletto. Vfficio del Prencipe. accioche in pace, & in guerra, egli possa, & sap­pia consigliar la Republica come padre comune à tutti, & alquale ciascuno senza differenza di sta to, ò di qualità possa ricorrer per la giustitia, per la gratia, & per la misericordia. Queste cose diceu'egli, & nel vero il Re della gente è chiama­to secondo la lingua Romana Re, Re perche cosisia detto. perche egli debba reggere, & gouernare gli altri; & il mede­simo anchora i Germani in lingua Franca inter­pretano, chiamandolo Chinigo, cioè ardito, & prudente nel gouernare, & nel consigliare. Et queste, & altre cose simili spargendosi fuori per la bocca di Vtilone, & d'altri suoi seguaci, ò che solamente e' fussero mossi dal zelo del publico bene, ò pur per fomentar il desiderio di Pipino. Et si come la plebe, & leggiermente, La plebe non si contenta mai delle cose presenti. & presto ri­ceue nausea delle cose presenti, & desidera delle nuoue; fu ancora nel generale homai comincia­to ad esser dispregiato Hilderico; chiamandolo alcuni Re, per ombra; alcuni Re, sotto la nutri­ce: & alcuni, Re de i fanciulli; inalzando dalla altra parte Pipino sino al Cielo con le lodi loro, cosi come non è alcun mezo ne gli impeti po­pulari, [Page 16] dicendo, Lodi di Pipino. & predicendo, che lui solo era sauio, & ch'egli solo sapeua quello, che ad vn Re s'apparteneua; & che in lui, la fortuna, la vita, la gloria, & l'honor di tutti, si riposaua. I popoli Franconi soli originali di quella tanta Real po­tenza, Hilderico cominciò il Regno de i Franchi, & in vn Hilde­rico sinirono di regnare, doppo 290. anni. si doleuano grandemente, che Hilderico Re loro, il quale riteneua il nome di quel grande Hilderico, che hauendo di Germania passato hostilmente il Reno; & superati i Romani, & al­tri nemici, & posta la sua Real sedia per la sua na­tione nella Gallia; perilche, tramutatone, il no­me in quel della sua gente, s'haueua acquistata fama di perpetua lode; hauesse tāto degenerato dalla virtù de i suoi antichi; che doppo, che essi haueuan regnato nella Francia per lo spatio di 290. anni, fussero costretti per rimediar al comun honore & profitto, di pensar ad vna nuoua elet­tione; onde essendo tutti i principali, mal dispo­sti verso l'infingardo Hilderico, ragunarono vn Parlamento in Franchfort; nel quale fu fra di lo­ro concluso, che'si mandasse à Zaccheria Pontefi­ce Romano Ambasciadori in nome comune, fa­cendogli conoscer le qualità d'Hilderico, Si richiede il consiglio del Papa in vna cosa, che ha­ueuano di­terminato di fare. & il bi­sogno, & il desiderio vniuersale della nobiltà, & de i popoli, & domandando dalla sua autorità aiuto & consiglio sopra tal cosa, & di tanta im­portanza. Furono percio mandati à Roma vn certo Volorado huomo di Chiesa familiar di Pi­pino, & Burchardo Vescouo di Wirtzeburg, hoggi Herbipoli, città dell'antica Francia, il cui Vescouado sin'ad hora ingioisce il titolo di Duca de i Franconi. Costoro hauendo diligentemente fatto l'vfficio loro col Papa, secondo le lor com­messioni; hebbero da lui vna cosi fatta risposta in forma di breue, ò di lettera, come appresso si dirà, & accompagnati al ritorno da vn certo Bo­nifatio [Page 17] Vescouo di Maganza huomo di gran ri­putatione in quel tempo; raccomandò Zacche­ria à lui ancora quel negotio; & il tenor del bre­ue Papale era tale.

Consiglio del Papa per la dipositione di Hilderico. Noi ritrouiamo nell'historie delle sacre lettere, che il popolo, che ha hauuto il Re otioso, negligente, lasciuo, dap­poco, & che ha dispregiato il consiglio de i prudenti, & che percio ha mancato à i suoi popoli, & à Dio; esso popo­lo n'ha eletto vn'altro del suo corpo stimato prudente, & atto al gouerno della Republica. Il Regno certo è, & o­gni Potestà da Dio, & i Prencipi non son' altro, che mi­nistri de i Regni. I Duchi adunque son eletti sopra il po­polo, accioche essi debbano vbbidir al lor principale, che ò Dio: & che' non si gouernino come la lor fantasia scioc­camente gli guida; & quello è finalmente vero Re, Queli sieno i veri Pren­cipi. il quale gouerna il suo popolo concedutogli da Dio secondo la diuina legge, accioche, & il Re co i popoli, & i popoli col Re ottenghino vna vniforme felicità di contentezza, & di salute. Et certo ogni Prencipe, che ha potenza, gloria, Quel, che debbe far vn buon Pren­cipe. ricchezze, honore, & degnità; ha tutte quesie cose per il popolo; & però egli è ancora necessario, che doppo Dio, ne ringratij il popolo, & che per il popolo le conserui. Il popolo costituisce, & ordina il Re; & il popolo lo puo rimouere, & priuar di quell'vfficio. Per la qual cosa, egliè cosa giu­sta, & lecita, che i Franzesi, & i Germani ripudiato vn talmostro, come è quello inutile huomo Hilderico, se n'e­legghino vn nuouo, il quale in guerra, & in pace con la sua prudenza possa, & sappia consigliare, aiutar, & di­fendere i padri, le madri, i figliuoli, & le vite finalmente de i suoi popoli, & i lor beni.

Et questo fu il tenor del rescritto all'hora, di Papa Zaccheria, dal quale essendosi spediti gli Ambasciadori se ne ritornarono in Germania; & [Page 14] [...] [Page 15] [...] [Page 16] [...] [Page 17] [...] [Page 18] hauendo presentato nella publica Dieta di Ma­ganza le lettere, & dimostro le commissioni ò vero opinione di Zaccheria, fu appuntato vn ge­neral Parlamento nella citta di Suessone; la qua­le è stimata cōfine della Germania, & della Fran­cia; Hilderico Re diposto, & fatto monaco Infelicità d'vna Pren­cipessa. nel qual Parlamento fu diposto Hilderico per i voti di tutti, & ridotto priuato, tosato, & fatto monaco; & Gisala Regina sua moglie per lui ve­ramente infelice, & indegna di tanta disgratia si­milmente fu priuata della Real degnità, & fatta monaca; & ambidue furon dati nelle mani di Vtilone, & di Thessalone suo figliuolo Principi di Bauiera, i quali hauendogli menati nel lor paese; egli fu confinato nel monasterio di Santo Heme­rano di Ratisbona; & ella in vn monasterio di Monache detto di Cochilia, vicino all'Alpi nella Bauiera superiore. Pipino crea­to Re. Pipino in tanto per i frequen­ti voti, & applauso di ciascuno fu gridato Re, & vnto dal sopra detto Bonifatio; Onde egli è na­to l'vso (s'io non m'inganno) che quell'Arciue­scouo ha di poi sempre tenuto il primo luogo fra gli Elettori Imperiali. Perchel'Ar­ciuescouo di Maganza sia il primo Elettore Imperiale.

Hauendo in tal modo ottenuto Pipino la de­gnità Reale, la qual sola mancaua alla sua gran­dezza, ritirò il Bauaro Thessalone suo nipote in Corte; & ad Vtilone suo padre diede in gouerno tutte quelle Alpi, doue hanno origine i fiumi Draua, & Saua, & che foprastanno alla superiore Vngheria, & ne i confini di Dalmatia, Liburnia, & Schiauonia. Hauendo anche rassettate del tut­to alcune cose tanto temporali, quanto spirituali di quei Regni; Et di gia sperando qualche pace, & tranquillità à i suoi popoli, soprauuenne vna nuoua cagion di guerra, ma di gloria perlui; Percioche Hathaulfo altrimenti da i rimatori detto Astolfo, Re de i Longobardi, hauendo as­sediata [Page 19] Roma, & prese per cagion d'ambitione molte città, & castella; & mandando il Papa per soccorso à Costantino Copronimo figliuolo di Leone Conone Isaurico Imperadore, & da lui non l'hauendo ottenuto per i molti difetti, ch'erano, & publichi, & priuati all'hora nell'Im­perio; Il consiglio dell'Impera­dor Greco partori cat­tiuo effetto per lui. I primi Or­gani veduts in Germania ottenne in luogo d'aiuto alcuni Amba­sciadori Imperiali, & lettere, & doni per Pipino; pregandolo à voler far l'impresa de i Longobar­di, accioche ei s'astenessero dalle cose Imperiali, & della chiesa. Dicono, che fra doni erano Or­gani di lauoro eccellente, i quali furono i primi, che furon veduti in Germania. Per le persuasio­ni di costoro, & per i conforti del Papa adunque, ò forse piu per desiderio di gloria, & per impie­gar i suoi popoli in qualche guerra lontana, do­ue gli animi loro s'occupassero lontani dal desi­derio, & dalla memoria de i loro antichi Re, Cagioni per le quali'Pi­pino prese la guerra con­tra de i Lon­gobardi. si mosse Pipino all'impresa d'Italia; mostrādo non­dimeno di muouersi per zelo verso la Chiesa, & verso l'Imperio: Ma innanzi, che ei passasse l'Al­pi, venne à lui Carlo Manno, lasciata la sua solitu­dine per disluader lo da quel passaggio, non si sa­pendo gia da che cagione, egli [...] fusse mosso à dargli vn tal consiglio. Ma Pipino, Quando la fortuna è prospera non si deue la­sciarla. che haueua la fortuna per le chiome, fattolo rimanere in Vien­na del Delfinato (doue ancora si morì poco di poi) egli se ne passo in Italia con Bertha sua don­na; hauendo superato ne i gioghi dell'Alpi Ha­thaulfo, & per tutto combattutolo sin, che fat­tolo rinchiuder per forza d'arme in Pauia sua Real Città; quiui l'assediò strettamente; nel qual tempo Vtilone di Bauiera ricuperò la valle del­l'Adice, & l'altre vicine valli, Trento città gia suggetta alla Bauiera onde ancora il contado di Tirolo tutto era incorpo­rato in quel­la prouincia. & la Città di Trento da i Longobardi, i quali molto prima à i Bauari l'haueuano occupata; & da quel tempo in qua [Page 20] Trento è stato sempre suggetto à i Germani. On­de al fine costretto Hathaulfo dalla forza s'ac­cordò col vincitore ricomprando la pace col re­stituire ogni cosa mal presa, & col contentarsi dell'antico suo dominio, fermando la pace col giuramento, Pace fra i Longobardi, & Pipino. & con gli ostaggi; con i quali ritor­nandosene ne i suoi Regni Pipino, perdè nondi­meno gran parte dell'essercito veterano per di­fetto, & distemperanza dell'aria; talche gia s'ap­parecchiaua di romper la fede Hathaulfo; quan­do sopra la caccia, Cagione ac­cidentale del la morte di Hathaulpho Re de i Lon­gobardi. ò ferito à caso da chi cercaua di ferir alcuna fiera, ò da se stesso ferendosi per tal cagione, & cadutoli il cauallo sotto; che in certa fu la maniera, & il caso della sua morte; ri­mase nel mezo del suo piacer priuo della vita: Succedendogli nel regno Desiderio suo figliuo­lo, la figliuola del quale Litopirga moglie di Thessalone Bauaro fu al marito cagion di molti mali. Litopirga cagione di molti mali al marito. Origine de i Turchi. Hiltegarda, & Brigida Prophetesse. Colonia pro­nosticata do­uer esser se­dia de i Tur­chi. In questo tempo si cominciarono ad vdir l'armi de i Turchi, l'origine de i quali hauendo altri largamente scritta non è hora mia intentio­ne di parlarne, se non ridurre in memoria, come da Hiltegarda, & da Brigìda Sibille della Ger­mania furono lasciati alcuni vaticinij; che Colo­nia Agrippina, hoggi nobilissima città del Reno, sarebbe vn di sedia de i Turchi: Brigida nondi­meno da me è stata stimata Scozzese, & per tale l'ho io descritta nel mio libro delle donne Illustri di quel paese; ma può esser, che passando per Germania ella profetizasse quel tanto, che se n'è detto; Ma perche di queste cose l'huomo se ne debbe del tutto à Dio riportare, noi ancora la­sceremo tal proposito per ritornar alla nostra propia intentione.

Hauendo di poi questa vittoria Pipino ridot­te le cose sue in gran tranquillità, accadde, che' [Page 21] morì Vtilone il Bauaro suo cognato; & prima era morta Hildruda sua moglie; nella morte del quale partendosi della corte Thessalone senza dimandar licenza; benche da Pipino suo zio ei fusse stato accarezzato, & accresciuto di degni­ta, & d'honore, & che seco hauesse militato con­tra i sassoni, Aquitani, Guasconi, & in lingua­d'oca, & in Italia contra i Longobardi; diede vn principio di cattiuo frutto; percioche mor­ti, che furono alcuni pochi buoni consiglie­ri del padre (come si dira) rimanendo egli del tutto senza freno con huomini nuoui intorno à se, dipendenti da Litopirga sua moglie, Cagioni per le quali Thessalone s'alie­nò da Pipino & figliuo la di Desiderio, & nemicissima di Pipino; & della quale Thessalone per distemperato amor si tro­uaua oltra modo suggetto; cominciò egli per instigation di lei à poco poco à mancar del suo debito con esso Pipino; in modo che comin­ciando ad essere al Re le sue riechezze, & le sue forze, ch'eran molte) & il suo ingegno in qual­che sospetto. Ordinò Pipino vna Dieta in Vor­matia, nella quale trattandosi qualche appunta­mento honesto perambe le parti: nacque in quel mezo la nuoua ribellione di Befario Duca d'A­Aquitania, per la quale Pipino fu sforzato di tra­lasciare ogni cosa per andar à gastigar colui: Temerità, et perfidia di Befario Du­ca d'Aqui­tania gasti­gata. Morte di Pipino. on­de passato in Guascogna, & con l'armi hauendo vinto, & fatto morir Befario insieme con Remi­spone suo padre, acquistò del tutto la prouincia libera alla corona: & ritornatosene vittorioso verso Parigi, si mori sei miglia vicino à quella cit­tà, tre anni doppo la morte d'Vtilone suo cogna­to: & fu egli sepolto in San Dionigi fuori di Pa­rigi appresso à Carlo Martello suo padre. Figliuoli di Pipino. Hauen dolasciati due figliuoli maschi Carlo Mano & Car­lo, che poi fu detto Magno, del quale io ho pro­messo [Page 22] di scriuer; & essendo tocca à Carlò nostro (diro cosi per esser egli il nostro suggetto, nella diuisione la parte del Regno volta piu verso Po­nente, hebbe ancora molto da far con i Guasco­ni, & altri loro vicini; nelle quali imprese egli ri­mase molto mal satisfatto di Carlo Mano suo fratello; Mala satisfattione. ma dissimulando sopportò il tutto con patientia; ottenendo da per se senza l'aiuto d'al­tri la vittoria de i suoi nemici, & de i ribelli della corona. Et Bertha lor madre in tanto passata in Bauiera, Litopirga fi­gliuola di Desiderio maritata à Carlo; che fu poi detto Magno. Litopirga ri­pudiata. Hiltegarda maritata à Carlo Ma­gno. Carlo Mano fratello di Carlo Ma­gno si muore. Paulo Pisa­no maestro di Carlo Magno. & poi in Italia, nel ritorno menò seco Irmogarda sorella di Litopirga figliuola di Desi­derio per darla per moglie à Carlo suo secondo figliuolo, accioche con quel mezo ogni rancor fra quei Prencipi si spegnesse; la quale nondime­no non molto dipoi, che che se ne fusse la cagio­ne fu da lui repudiata, in luogo della quale egli prese Hiltegarda figliuola d'Histeprando duca di Sueuia, & di Rugarda Bauara dōna nobilissima. Ma quattro anni doppo la morte di Pipino morì Carlo Mano, & rimanendo doppo la sua morte Signor del tutto Carlo suo fratello giouane al­l'hora di anni venticinque, & per la singular cura del padre ben ammaestrato nelle buone lettere, & honorati costumi da Paulo Pisano huomo dot­tissimo di quei tempi; comandò vna Dieta à Vormatia, doue interuennero i primi baroni de i suoi Regni, & gli Ambasciadori dell'Imperator, & del Papa; & di quiui si mandò ambasciadori à Thessalone à trattar qualche buona concordia. Gli Ambasciadori mandati fecero cosi buon frutto, che lo disposero à sotto mettersi al giudicio della Dieta; Thessalone si riconcilia con Carlo Ma­gno. & però riceuuto in gratia, & hauen­do dati dodici hostaggi à Carlo, le lor cose si quie­tarono. Ma di poi essendo Carlo di natura incli­nato alla guerra, per ogni cagion, che se [...]gne ne [Page 23] porgesse, si risolué di far l'impresa contra Desi­derio Re de i Longobardi: Quando i Principi vo­ghono rico­prir le cagio­ni delle loro imprese, non mancano lo­ro scuse appa­renti. Guerra de­terminata da Carlo Magno contra di Desiderio Re de Lon­gobardi, & per quali ca­gioni. Qualifusse­ro le vere ca­gioni di quel­la guerra. Desiderio ingiuriato. la ragion della quale (tanti bei colori sanno trouar i Prencipi à i lor disegni) pareua esser fondata sopra due capi. Vno, perche Desiderio era molto nemico alla crescente riputatione de i Papi di quel tempo. Et l'altro, che gli Imperadori Greci temeuano la potenza de i Lombardi, & de i Franzesi: & desi­derando, che fra loro si battessero, accio che le cose, che l'Imperio haueua in Italia fussero piu secure ci spronarono Carlo, il quale per se stesso era inclinato à quella impresa; & volendo però esso dimostrar di tener protettion della Chiesa, & dell'Imperio, haueua quelle apparenti ragioni di muouer l'armi. Ma'le vere cagioni, che pene­trauano piu adentro erano, che lui giudicaua (& non in vano) che se Desiderio hauesse hauuto al­cun vantaggio sarebbe stato il primo egli à muo­uerle, si per appetito d'honore, come per abbas­sar vn emulo cosi grande: oltra che ei portaua odio à Carlo, per il ripudio della figliuola Irmo­garda. Hora essendo ben Carlo consapeuole del­l'animo del Re Lombardo verso di se, & dolen­dosi, che da lui fussino stati riceuuti i figliuoli di Carlo Mano suo fratello, & altri partiali huomi­ni grandi, & sostenuti, & subornati à muouer tu­multi, & seditioni nei suoi Regni. Ragunando vn nobil Parlamento de i suoi stati, propose la cosa in publico, per il che essendo varie le sen­tenze de i padri, al fine furono quasi di tutti di parere, che non si douesse cosi alla cieca muouer vna guerra di tanta importanza: non apparen­do loro, La guerra de i Longo­bardi non piaceua à i Baroni di Carlo, & le cagioni. Il Papa, & l'Imperadore primi colori, & conforta­tori della guerra Lon­gobarda. che da Desiderio s'hauesse da temer di nessuna forza, & che tutto quel, che ei potesse so­pra di lui guadagnare, tornerebbe piu à profitto dell'Imperio, che loro: ma poterono al fine tan­to [Page 24] i prieghi de gli Ambasciadori Imperiali, & di quei del papa ben consapeuoli della mente di Carlo, ch'egli fermatosi nel suo proposito otten­ne pur poi largamente la buona volontà di tutti gli Ottimati in conformità del suo desiderio. In modo, che essendosi auuiato all'Alpi con vn buo­no essercito, che di gia era in ordine, & quelle hauendo superate, espugnati i nemici à ciascun passo per le Cinisie, & per le Cottie, ò di Gioue passò in Italia menando seco Bernardo suo zio huomo valoroso. Et di poi hauendo rotti in piu luoghi gli esserciti del nemico assediò lui con la moglie, Assedio di Pauia. Carlo à Ro­ma. & con i comuni figliuoli in Pauia, doue hauendolo ristretto con forte assedio; lasciatoui capi sufficienti per seguitar l'impresa, egli se n'an­dò à Roma à far riuerenza al Papa: nell'arriuo del quale fu da i Romani riceuuto come vn An­gelo dal cielo, Honori con­feriti à Car­lo. Papa A­driano. come ancora da gli Ambasciadori dell'Imperio, & da esso Papa; & però fu fatto Pa­tritio, Tribuno, Consule, & Dittator perpetuo: Hauendo conuocati all'hora Adriano Papa cen­to cinquanta tre Vescoui, da i quali fu vnitamen­te giurato in sua mano, che nessuno da quel gior­no innanzi non sarebbe Vescouo di Roma, Nota questo atto. ò di altro luogo de i suoi Regni, se non colui, che fusse appuntato da Carlo, ò da i suoi successori: la qual vsanza, Nota questo tempo. Nota que­sta vsanza. & giurata fede fu di poi osseruata insino ad Henrico quarto in questo modo: Che morto il vescouo si mandauano gli ornamenti Episcopali: cioè il pastorale, & l'anello all'Impe­radore, & colui à cui esso gli donaua, s'intende­ua che fusse pronuntiato Vescouo: In modo, che le corti de gli Imperadori abbondauano all'hora d'huomini di lettere, & di chiesa come fa hora quella di Roma. Alcuni scrittori hanno lasciato, che Carlo menasse la moglie à Roma, & ch'egli [Page 25] ve'n'hauesse vn figliuolo, il quale fu poi pur in vita del padre Re d'Italia; & che similmente ei menò seco il Bauaro Thessalone con la sua mo­glie Litopirga, Pipino fi­gliuolo di Carlo nato in Roma. la quale anche vi partorì vn fi­gliuolo, il qual dal Papa pur battezzato fu detto Theodone. In quel tempo seguitandosi l'assedio di Pauia furon vinti, & fatti morir alcuni Duchi Lombardi, Rudegaudo del Friuli, & Roberto nella valle di Trento, & altri huomini illustri di quella natione. Però ritornato Carlo à quello assedio, & soprafatto Desiderio dalla fame, Desiderio vinto con la fame, & col tradimento de i suoi: & è futto prigio­ne con la mo­glie, & con le figliuole. Adalogiso fi­gliuolo di Desiderio so­lo della Reale stirpe scampa in Grecia. Adalogiso costantissimò contra la sua ingiuriosa fortuna. Oppinione che' s'haueua dellà cagione delle disgra­tie di Desi­derio. & circondato dal tradimento d'alcuni suoi, venne insieme con la città nelle mani del nemico con tutta la sua famiglia; scampando di tanto peri­colo con nō piccola marauiglia delle genti Ada­logiso suo solo maschio; il quale fuggito in Gre­cia all'Imperadore, da lui fu raccolto con degna, & conueniente commiseratione del suo stato, & della sua disgratia; & accioche lui, ch'era nato al­la speranza della Corona, non stesse del tutto priuato di qualche degnità; l'Imperator l'ornò del grado del Patritiato, ò Prothospatario ilqual grado è secondo nell'Imperio; & cosi egli senza voler altrimenti rinouar prole alla ingiuriosa fortuna si morì in quell'vfficio senza maritarsi. Desiderio in tanto con la moglie, & con le fa­gliuole mandato à Liegi, & separatamente tenu­ti sotto stretta, & secura guardia diedero con la morte loro vn miserabil fine alla Realissima stir­pe di quei Re; essempio noteuole della riuolu­tione della fortuna. Credendosi da molti, che quelle miserie auuenissero à Desiderio per hauer egli molte volte dispregiata la fede data al Papa, il quale gli era stato cagione, che dal Ducato di Thoscana egli haueua ottenuto il Regno; & per [Page 26] hauer piu volte messo sotto sopra l'Italia per la sua ambitione. Et cosi hebbe fine il Regno de i Longobardi in Italia doppo dugento trenta due anni, La fine del Regno de i Lougobardi. La Cognata & i nipoti di Carlo m [...]gno fattiprigioni. che v'haueuano cominciato à regnare. Carlo hauendo anche in quei giorni presa Vero­na, & quiui hauuti nelle mani Anthario di Fran­conia, & la moglie di Carlo Mano, & i figliuoli, gli mandò tutti in Germania sotto buona guar­dia; & volendo ordinar quella prouincia habita­ta da essi Longobardi di gia con gli antichi Ita­liani per la piu parte mescolati, con leggi conue­nienti; & considerando, che non era possibile spegner però del tutto le popolationi di quella gente hormaifatta Italiana; si contentò, che tut­to quel paese, ch'essi prima haueuano occupato fra l'Alpi, Qual sia detta Lom­bardia. & l'Apenino, & i confini della Flami­nia, hoggi detta Romagna fusse chiamato con vna sola voce Longobardia, che poi noi per com­modità della pronuntia habbiamo detta Lom­bardia; & diede loro ordini propij accioche' fus­sero gouernati con buona giustitia; gratificando nondimeno il Ducato di Spoleto, & quel di Be­neuento ad alcuni della medesima natione, Quali pro­uincie fusse­ro date al Papa. Romagna Prouincia, perche eosi detta. Tassano Carlo d'inhuma­nità verso i vinti d [...]lla Reale stirpe de i Longo­bardi. da i quali non s'era ancor veduto nessuno atto nemi­cheuole; & al Papa confermò tutto quello, che da Pipino era stato donato prima, cioè Rauenna, la Marca d'Ancona, Vrbino, & tutta quella parte, che gia fu detta l'essarcato; & volse che per honor dell'Imperio, ò in gratia de Romani, la Flaminia fusse detta Romagna; cosi hauendo Carlo doma­ta & ridotta à nulla quella di gia potente natio­ne, & soggiogata tutta quella parte d'Italia se ne ritornò in Francia, & in Germania trionfante, lodato molto, & non à torto, se nō che' par pure, ch'egli hauesse douuto esser piu benigno verso le figliuole di Desiderio; il che se hauesse fatto, gli [Page 27] sarebbe stato senza dubbio d'ornamento singu­lare fra tutte l'altre sue giuste lodi; come che ei paia, Tassano Carlo d'inhuma­nità verso i nipoti. Nessuna eo sa puo piu ne i petti de i principi, che'l desiderio di regnare. Sassoni ne­mici. Saracini di Spagna ne­mici. Carlo in Hi­spagna. Rotta di Roncisualle della quale tanto si vae fauoleggian­do. che non poco ancora ei denigrasse della sua gloria per hauer priuati del tutto i nipoti figliuo­li del fratello dell'heredità paterna; tanta forza ha ne i petti humani il desiderio di regnare. Ma non si restò egli in Germania molto quieto, per­cioche egli hebbe molte guerre contra i Sassoni assidui nemici, & contra il Prencipe loro Vite­chando gia mosso à i danni de i suoi Regni quan­do egli era in Italia; & contra gli Spagnuoli an­cora, essendo nel suo tempo occupati quei nobi­lissimi Regni per la piu parte dalla nation Sara­cina; nientedimeno in tutte queste guerre ei riu­sci vittorioso, & degno di quello, & di maggior Imperio; quantunque nel fine di tali imprese ei ne riceuesse vn danno assai notabile; conciosia, che doppo, che egli hebbe superati i Pirenei, la Nauarra, & ogni altra prouincia sino all'Hibero, facendo rouinar per tutto le mura delle città, nel ritornar in dietro fra i Pirenei fu assaltata, & rot­ta da i popoli del paese vna parte del suo esserci­to doue morirno virilmente combattēdo Echar­do Ciamberlano, Anselmo capo della sua guar­dia, Rolando gouernator di Brettagna, & Hamo di Bauiera con altri non pochi huomini nell'ar­mi illustri; la quale strage però fu ricompensata col parto in quei giorni di Lodouico suo figliuo­lo, Lodouico nasce à Carlo nato con vn altro in vna portata da Hildegar­da sua moglie, il quale pur bambino si morì. Da questa strage riceuuta fra quei monti nella valle forse, ch'hora fi dice Roncisualle, hanno preso di poi il soggetto i Poeti de i nostri romanzi di fa uoleggiar po [...]tando cose piu tosto ridicule che vere, come che qualch'vno d'essi ancor in cose vane habbia dimostro largamente l'eccellenza [Page 28] dello ingegno propio. Carlo di nuo­uo in Italia. Non molti anni di poi Carlo passo ancora in Italia, & à Roma, per vdir gli Ambasciadori di Leone Imperadore, & di Irene Imperatrice d'Oriente; doue hauendo me­nati i suoi figliuoli maschi, & femine, promesse Ruthruda la maggiore à Costantino loro primo genito, & successor nell'Imperio. Ma percioche gia s'appressaua il principio de i mali, ch'auuen­nero à Thessalone Principe di tutti gli antichi, & nobilissimi della Germania quasi solo rimasto grande, Cagicni per le quali Thessalone s'alie­na da Carlo. & potente, & che dominaua à i Bauari, i quali in quel tempo occupauano molto maggior parte di quella Regione, ch'hora non fanno: & trouandosi ricchissimo, gonfiato di vana, & su­perflua ambitione, & spinto da Litopirga sua moglie figliuola (come s'è detto) di Desiderio Re, à vendicar l'ingiurie fatte al padre gia morto nella prigione, & alla infelice di lei madre, & grandemente ingiuriata per il ripudio della so­rella Irmogarda cominciò egli à dar fede à gli adulatori, & à gli huomini inquieti, & ad alie­narsi in vn certo modo dall'amicitia, & dall'ami­stà di Carlo. Discorrendo fra di loro, che si come Carlo Martello prima: poi Pipino s'haueuano leuati à poco à poco dinanzi tutti coloro, i quali gli poteuano esser ostaculo alla lor grandezza: cosi anche Carlo seguitando le vestigie dell'auo­lo, & del padre farebbe vn dì non meno verso di esso Thessalone, che s'hauesser fatto quelli verso i parenti loro, & verso il Re Hilderico: onde egli era tempo di risuegliarsi innanzi, che le forze de i Bauari mancassero, ò che gli animi loro fussero corrotti dall'astutia, & da i doni di Carlo, il qua­le se essi volessero esser huomini, & ricordarsi del loro antico valore, & considerar la poten­za lor presente: non hauerebbe gia contra di [Page 29] essi quel vantaggio, che si credeua; & tanto piu, che la sua potenza essendo per la piu parte vio­lenta, Vane ima­ginationi. egli non poteua far gran fondamento so­pra i popoli delle prouincie acquistate; percio­che esse nationi gli sarebbero nemiche pur che si trouasse qualch'vno, che desse principio à cercar armata mano di liberarsi da quella seruitù, la quale sotto nome d'vna palliata amicitia teneua esso Thessalone, & la nation Bauara in vn con­tinouo timor delle cose comuni. Con queste, I Principi poco saui si lasciano con­sigliare spesse volte al pog­gio. & altre simili maniere di procedere prouocando il poco sauio Principe lo trassero nell'opinion lo­ro; onde ei fece lega con gli Vngari, & con gli Auari popoli nemici dell'Imperio, & della Reli­gion Christiana; & cerco di spegner alcuni; ch'ei sapeua esser d'oppinion contraria à cosi fatti ma­neggi; Vn buon con sigliere mal volentieri sa­rà sopportato da i molti cattiui. Ambascia­dori del Ba­uaro à Ro­ma, contra di Cnrlo. fra i quali Athone Vescouo di Frussinone era per tal cagione odiato grandemente da Li­topirga, & per amor di lei dal marito ancora; ma accioche la loro impresa hauesse qualche co­lor ragioneuole; Mandò il Bauaro quando Car­lo era à Roma due Ambasciadori al Papa, l'vno Arnone vescouo di Saltzburg, & l'altro Henrico Abbate Menense, accioche essi accusassero Carlo al Papa come principe sospetto, & che esso appa­recchiasse gia l'armi contra i Bauari, come huo­mo, che insuperbito dal successo felice delle cose passate, non si curaua anche di rispiarmar Thes­salone suo cugino, Querele de i Bauari. che sempre gli era stato ami­co; & che i Bauari benche mal volentieri pren­dessino l'armi contra di coloro, i quali altre vol­te haueuano con molta lor gloria aiutati; niente dimeno per difender l'honor della lor natione, le lor donne, i figliuoli, & le lor sustanze, cosi pro­uocati dall'ambition di Carlo, non resterebbon di difender le cose loro, come ben si conueniua [Page 30] all'honor della lor natione. Dimandando percio Thessalone al Papa, che lui voglia come padre comune essergli buon consigliere, & fauoreuole nella sua causa tanto necessaria, & tanto giusta. Le quali cose vdite da Papa Adriano, & conferi­tele con Carlo presente, gli fu da lui risposto, che tutto quel, che Thessalone gli haueua fatto in­tendere, La moglie di Thessalone fu cagione della rouina del marito. à lui era nuouo; ma, che ben credeua, che quel giouane Principe fusse stato corrotto dall'altrui maluagio consiglio, & da quel della moglie; & che percio quando cio far si potesse, ch'ei si riducesse in ceruello, egli per la sua parte rimetterebbe ogni cagion di differenza in esso Adriano, & nel sagro suo Senato. Hauendo però da Carlo riceuuto Adriano libero arbitrio per la sua parte di assettar quelle differenze; rimostrò à gli Ambasciadori quel, che pareua à lui, che far si douesse; i quali dicendo, che non haueuan cō ­messione di fermar alcuna cosa, & che senza es­pressa commessione del lor Principe non si po­teua parlar d'alcun certo accordo. Il Papa all'ho­ra conoscinto per le loro cauillationi l'inganno, & che in effetto eglino erano stati mandati non per altra cagione, che per calunniar Carlo; onde e' paresse poi à i popoli il principio della guerra, che s'era per muouere giusto, & necessario; die­de loro questa risposta.

Risposta, & protestatione di Adriano Papa à gli Ambascia­dori del prin­cipe Bauaro. Quali sieno i frutti delle guerre. ‘Andate, & rispondete al vostro Duca, che osserui la fede promessa à Carlo, accioche cosi come egli è mal consi­gliato, s'ei cercherà d'impedir Carlo Christianissimo Principe dalle guerre in seruitio della Religione per tirarlo à combatter co i medesimi Christiani, lo auuertiamo, che le forze fatte alle vergini, la vergogna delle maritate, la rouina delle città, i saccheggiamenti de i popoli, la distrut­tion de i templi, il dispregio della Religione, & tutti gli altri pericoli publichi, & danni propij, frutti delle guerre [Page 31] torneranno sopra il capo suo, permettendolo Dio ottime massimo, & noi pronuntiandouelo; percioche egli non an­dra senza pena debita delle sue male opere, & cattiui per­sieri.’

Con tal commessione licentiati gli Ambascia­dori ne furon rimandati poco contenti à casa. In tanto speditosi Carlo da Roma, Carlo ritor­na in Ger­mania. Dieta di Vormatia. se ne passò ne i suoi Regni, doue per metter ordine alle cose di Thessalone ei comandò vna Dieta à Vormatia; nella quale, oltra gli ordinarij Principi, vennero gli Ambasciadori de i Daci, & quegli degli Auari per riportarne qualche honesta condition di pa­ce per le lor nationi; & hauendo Carlo col co­mun consenso di tutti fatto citar Thessalone, non volse lui comparire, nè ancora pur rispondere, nè scusarsi in parte alcuna; tirando, & nominan­do in quel tempo Theodone suo figliuolo per compagno nell amministration dello stato, Contumacia di Thessalo­ne. & apparecchiandosi alla guerra. Carlo conoscendo homai che s'haueua à venir alle mani; & percio deliberando d'essere il primo innanzi, Prouidenza necessaria di Carlo in pre­occupar il nemico ne i suoi paesi con la guerra. che il Ba­uaro fusse del tutto proueduto, mandò contra i Bauari dalla banda del Danubio Carlo suo fi­gliuolo con vno essercito di Franconi, Sassoni, & di Thuringi; & Pipino vn'altro figliuolo con vn'essercito d'Italiani fece venire dalla patte di Trento, occupando à i Bauari quella città, & la maggior parte di quella valle; & esso Carlo con vn'altro essercito dalla parte doue con la Bauie­ra confinano i Sueui, & i Suizzeri spinse auanti à i danni dell'inimico. Thessalone adunque veden­dosi circōdato da tre esserciti, & forte stretto, & conoscendo ancora i suoi popoli non proceder seco di buono animo, Instabilità de i popoli. ma piu tosto fauorir à Car­lo, & che' lo cominciauano ad abbandonare; per preuenir il soprastante pericolo, volse de i molti [Page 32] mali eleggere il minore; Rimedio ne­cessario. & però postposte le spe­ranze della guerra, se ne passò nell'essercito di Carlo come supplicante, & confessando d'hauer errato domando perdono; presentandogli in se­gno d'humiltà, & di suggettione vna imagine cō vno scetro d'oro in mano, la qual rappresentaua la Bauiera; rimettendó nella sua clemenza se me­desimo, Benignità di Carlo. la moglie, & i figliuoli. Carlo percio mi­tigato, considerando il pentimento del giouane, & che pur egli stretto parente gli era, gli perdo­nò liberamente, & gli lasciò ancor libero il suo stato; riceuendone nondimeno tredici hostaggi, l'vno de i quali fu Theodone suo figliuolo, ilqua­le noi di sopra habbiamo ricordato. Ma in que­sto tempo, Greci inui­diosi muouo­no contra de i Franzesi. che Carlo era occupato in Bauiera, i Greci gia molto inuidiosi della grandezza de i Franzesi mossero la guerra in Italia à i loro ami­ci, i quali sotto la guida d'Ildebrando Duca di Spoleto, & di Grimoaldo Duca di Beneuento scacciarono per tutto i Greci con grande vccision di quella natione. Hora hauēdo accordate Thes­salone le sue differenze con Carlo, ei si rimase nel suo stato; hauendo in tanto Carlo licentiati gli esserciti si ritirò piu adentro nella Francia; in modo, che essendo gia vicino il Natale di Nostro Signore, ei si fermò per quelle feste con la sua Corte in Ingelhaim luogo vicino à Maganza à dieci miglia. In questo luogo è stata oppinione di alcuni, ch'ei fusse nato; ma cio per poca cer­tezza, Oppinioni del doue Carlo Magno fusse nato. se non per coniettura; conciosia che Car­lo vifece di bellissimi edificij dilettandosi della situation del luogo; come altri anche si persua­sero, che ei non fusse nato altroue, che in Braban­te, perche quiui hauessero regnato tutti i suoi an­tecessori; ma come s'è detto nacque egli à Caro­losburg in Bauiera, & si stima che fusse nutrito di [Page 33] poi ad Ingelhaim. Ma Thessalone ritornato in Bauiera, & à Ratisbona sua principal residenza libero (secondo lui) da quel presente pericolo di guerra; & però fuori di paura; Thessalone ritorna di nuouo ne i suoi pensieri erronei.hauendo chiama­to poco tempo di poi vn Parlamento de i suoi suggetti, fece loro vna cosi fatta oratione.

Note: Oratione di Thessalone à i suoi popoli. ‘Io dal principio del mio Principato sino à questo gior­no (fedelissimi compagni) & giorno & notte con ogni mio ingegno, & forze, & buon desiderio mi sono ingegnato d'impetrar da Dio gratia, che tutto quel, ch'io fussi per fare, fusse per profitto, & piacer vostro; Parendomi che colui è solo buon capo degli altri, il quale il tutto gouerna à profitto comune. In modo, che [...]l [...]i procaccia la pace, la quiete, & la tranquillità à i suoi suggetti à se medesimo procura le sollecitudini, la fatica, i pericoli, il sudore, & le vigilie, cose veramente sostentate non da altro, che dal de­siderio della gloria. Vfficij del Principe per i quali egli è ordinato da Dio. Et per questo per dir il vero sono i Principi nel mondo dal sommo Principe del Cielo ordina­ti, quasi in terra suoi Luoghitenenti; & è permesso anche che sieno chiamati Iddij, poi che per vn certo fatale ordine e' par, che in lor poter sia il donar le ricchezze, & le gran­dezze mondane, non si riseruando per sestessi altro che l'honore, & la gloria delle loro attioni. Ma io mentre, ch'io mi sono affaticato in complir tutti questi vfficij con­uenienti ad vn Principe giusto, con ogni mia diligenza, & ancora con pericolo della vita mia, & de i mieifigliue­li, solo per giouar à voi, io mi trouo (misero me) per la sceleratezza d'alcuni pochi tradito, & abbandonato; per il che io ho conosciuto esser verissimo, che il ferro per necessità ancor si spezza. Et cosi io non volendo sottoper voi à gli vltimi pericoli della guerra sono stato sforzato d'accordar le cose mie, anzi pur le vostre, il meglio, ch'io ho potuto. Considerando nondimeno, Si scuopre di voler pensar à nuoui dis­segni. ch'à Dio dispiacciono i giuramenti forzati, i quali ancora dalle leggi son dichia­raeti vani, & di nessun valore. Ma che piu? Debb'io percio abbandonar voi, le donne vostre, i figliuoli vostri, [Page 34] & le vostre facultà con tutte le quali cose voi da Dio mi siate stati dati in custodia? Certo gia non farò io tal cosa, & non sopporterò, Parole per cattar bene­uolenza. che quei fedelissimi suggetti, i quali dal Culo mi sono stati dati in gouerno se ne vadino in seruitù delle straniere nationi, & dell al [...]ui ambitione, certo questo non sarò io gia mai; nè gia mai vi abbandonerò, anzi piu presto sopporterò di per [...]r dieci figliuoli, la liber­tà, & ogni piu cara ricchezza hereditata da i miei mag­giori, se pur al mondo l'huomo alcun'altra piu cara ne pos­siede, & la vita propia finalmente, ch'io sopporti, che voi riceuiate alcun torto da gli insolenti nostri comuni inimi­ci. Et non s'ha gia da dubitar (siate pur certi) del fin dell'­imprese nostre, se voi vorrete hauer l'animo, & le forze vnite meco per vostra diffesa, come l'hauerò io sempre per la vostra protettione. Intende de­gli Vngari, & degli A­uari suoi con­federati. Noi habbiamo ricchezze assai da mantener gli esserciti; habbiamo in lega con noi armigere nationi, & bellicose, alle quali à gran pena potranno resi­stere nel primo affronto i nemici nostri, se vnitamente noi ci ponghiamo in ordine. Voi adunque carissimi fratelli, & amici ricordandoui, che da Dio, & dal diuo Haimerano protettor della nostra patria appresso di lui nel Cielo haue­te da riceuer ogni fauore, ritornate alle case vostre con gli animi quieti, & tranquilli; percioche io nel resto proue­drò bene, che voi possiate goder vna lunga, & tranquillae pace à voi stessi; & alle famglie vostre.’ Licentiato il Parlamento; da i popolari furono riceuute le pa­role del Principe loro con bonissimo animo, pa­rendo lor, Altro è il giudicio del­la plebe, & altro quel de i nobili. che lui solo fusse stato virile, & forte, & che in somma ei fusse stato da tutti ingannato, & abbandonato; ma i piu considerati, & piu pru­denti huomini altrimenti l'interpretauano; come quegli i quali gia si persuadeuano di conoscer à quale scopo dissegnasse di peruenir Thessalone; & però non piaceua lor punto la guerra piu, che la pace pur all'hora con fatica impetrata; & tanto meno perch'essi conosceuano, & sapeuan meglio [Page 53] misurar le forze dell'uno, & dell'altro Principe. Ma non hauendo nessuno ardir di rispondere in contrario; Quei suddi­ti, che non possono con­tradire al principe in a­perto gli proc­curano con­tra insegre­to, qua [...]io non sieno ben [...]isposti verso ai lui. Thessalone poco accorto. Perfidia de i Bauari con­tro il princi­pe loro. Oratione de i Bauari innanzi à Carlo. I Bauari in­ducono ne­cessità à Carlo di le­uar Thessa­lone di go­uerno. Mostrano che Carlo hauesse al­cuna certa maggioran­za sopra la Bauiera. hebbero nondimeno animo di rar in­tender segretamente il tutto à Carlo, il quale si ritrouaua pur ancora ad Ingelhaim; per il che ei fece subito congregar in quel luogo vna Dieta tanto di Principi, & mediocri, ecclesiastici come de i temporali, nella qual Dieta andarouo ancora Thessalone, & Litopirga sua moglie, non sapendo pūto à che fine la fusse stata chiamata; & doue an che fu comandata di douer comparir vna lega­tione in nome del comune della Bauiera; I capi della quale essendo introdotti nel Concilio co i compagni parlarono in questa maniera. ‘Noi non siamo tanto impudenti, ne tanto ostinati, ò Padrisa­pientissimi, che noi vogliamo negare à guisa d'huomini sfacciati quelle cose, che soa piu chiare, che'l sole, si che ad ognuno son manifeste. Di questo tanto preghiamo noiso­lamente questo sacro santo Senato, che i peccati de i pochi non sieno attribuiti all'uniuersale; essendo, che la maggior parte për insino ad hora sirimane incorrotta: Gli huomi­ni della qual parte mentre, ch'hanno desiderio di resistere, & di ritrarre in dietro la corrottione de gli altri, sono sta­ti à gran pericolo di perder la vita, & i beni. In modo, che ancora per l'auuenire se le cose s [...]guiteranno cosi, ò che essi saranno sforzati ad accrescer con le lor persone il numero de i contumaci, & de i reprobi, ò ad andarsene in essilio priui, & spogliati d'ogni lor facultà; abbandonando la patria, le mogli, & i figliuoli; ò vero con essi cari pegni della natura andar peregrinando per l'altrui contrade scoperti all'ingiurie, & all'insidie della lor nemica fortu­na; Poi, che hoggi fra noi si stima esser piu sicuro il man­car di fede à quel Re, che cifu dato dal Cielo, che segui­tarlo, amarlo, & riuerirlo. La Pace s'e bandita dalle no­stre paterne sedie, l'armi s'apparecchiano; co i comuni, & crudelissimi nemici della religione, & della natura s'e [Page 36] fatta confederatione; & à gli amici, & à i bene meriti si menacciaguerra; & i beni di ciascun huomo buono in som­magia son posti in compromesso Che si ha da far adunque? Dio solo il cognosce. Accusa ma­nifesta. Di tutti questi mali presenti, & d'au­uenir à noi infelicissimi è cagione lo stesso nostro Duca Thessalone. Ma che? noi ci vergognamo à dirlo, & pur dir lo bisogna; La colpa si rigitta sopra di Litopirga. Che Litopirga sua moglie, donna inquieta, vendicatiua, & di animo insolente infuriando è cagione di tutti questi disordini. Per li di costei conforti ha il no­stro Duca rotto gia piu volte la data fede; per costei ha e­gli fatto lega con gli Ʋngari, & con gli Auari della fe­de Christiana, & di noi nemicissimi, & però sitibondi del Christian sangue; Per costei gli ha egli concitati con stra­no essempio contra di voi Carlo pietosissimo principe; Per i consigli di costei sono stati perseguitati gli huomini giusti sino alla morte, & senza lor colpa; poi, che tutti i buoni an­cora sono stati cōtrari à i di lei peruersi consigli; & tanto di gia è trascorsa la cosa innanzi, che nell'ultima cōcione della nostra prouincia, non libera gia (come esser soleua) matutta sotto posta all'autorità del poco saggio Duca, & alla perfidia dell'odiosa Donna, Modo di essa sperare, & di concitar ad odio. habbiamo vdito con l'orecchie nostre propie esser meglio perder dieci sigliuoli che rimaner sot­to l'ubbidienza del Re, & esser tenuto in scruitù; cosi chiamano essi vn giusto imperio.’ Hauendo gli Amba­sciadori de i Bauari parlato cosi fatte cose, & in tal senso; & non potendo Thessalone per il vero risponder loro, & però quasi conuinto tacendosi, & sospirando i suoi errori, fu per ordine del Re, & col consenso del Concilio recitata la legge Sa­lica; Legge Sali­ca. Chirompe la fede al Prin­cipe è reo di pena capita­le. per la quale si dichiara che ciascuno, che rom­pe la fede al Principe, & che faccia alcuno accor­do con i comuni nemici sia degno di pena capi­tale: & per la legge fu condennato nella vita Thessalone, & la Bauiera applicata alla Corona: La qual sentenza essendo solennemēte publicata; Eccoti, che'l misero Principe Thessalone lascian­dosi [Page 37] cader ginocchioni dinanzi à Carlo lo suppli­ca nel miglior modo, Humiltà di Thessalone. che lo spirito della neces­sità gli detta per impetrar la vita. Carlo adunque facendolo leuar dritto gli dimandò, che cosa ei si disponeua di far, se gli fusse donata la vita; Et esso, mi contento (disse) & riceuerò in somma gratia d'esser lasciato viuere in vn monasterio di Mona­ci, doue io sia lontano da ogni ambitioso deside­rio à pianger i miei peccati; Onde Carlo mosso à pietà di lui, concessali la gratia, lo fece radere, & vestir da Monaco nel monasterio di san Nazario nel territorio di Vormatia, Thessalone priuato dello stato, & fat­to monaco. & nō senza vna cōue­niente commodità hauuto pur rispetto al suo pri­mo stato; nel qual luogo mutando egli costumi, & i suoi soliti desiderij (come volse Iddio, i cui giudicij à noi sono ascosti) visse, & morì in tal mo­do di poi, Thessalone mori santa­mente. Theodone suo figliuolo fatto prete. Fine della stirpe nobi­lissima di Bauiera. Litopirga fatta mona­ca. I peccati de i cattiui consi­glieri nō tro­uano pena sufficiente per il gastigo lo­ro. che sin'ad hora s'ha non piccola oppi­nione, & diuotione nella sua santità fra quelle gē ­ti: Theodone suo figliuolo ancora forse indegno di tal sorte fu fatto prete, & fra i preti fatto habi­tare, doue anche si morì senza prole, accioche il figliuolo patisse la pena procacciatagli da i suoi poco prudenti genitori. Et cosi hebbe fine quella nobilissima stirpe, chiara fra tutte l'altre della Germania, per colpa d'una Donna guidata sol dall'appetito dell'ambitione, & della vendetta. Et la scandalosa Litopirga cagion d'ogni male fra le monache fu confinata, & come ben la merita­ua strettamente tenuta, accioche vn luogo serra­to fusse la sua stanza, poi che tutta la Bauiera non l'haueua potuta capire; & i tristi lor Consiglieri furon mandati in essilio; pena troppo leggieri certamente à quelli, che col peruerso consiglio guidano i lor Principi ne i pericoli, & nei biasimi; stimar douendosi vn tal peccato degno d'ogni a­spro gastigo, cosi come i consigli loro son cagion [Page 38] d'infiniti mali. Di poi mandò Carlo persone ho­norate à prendere il possesso di Bauiera; essendo lor dato il giuramento quasi, che à gara da quei popoli; La Bauiera sotto Carlo. Nell'essecutione delle quali cose parue, che in Carlo apparisse non minor ambitione di accrescer i suoi Regni, che di fortificaruisi con la sicurtà di si nobil prouincia; perche si conobbe piu in lui la seuerità della legge, Ambitione di Carlo. che la pietà, che richiedeua la loro stretta congiuntion di sangue; della quale, se non si poteua tener conto col pa­dre, se ne doueua hauer al meno con l'innocente figliuolo, come non atto per la sua giouentu à co­noscer la grandezza di quei pericoli; & però non lodcuole in questo (s'io non ni'ingāno, come non fu anche nel caso delle figliuole di Desiderio da me ricordate, & innocentemente afflitte, pur so­relle di Litopirga. Qual sia il costume de i Principi. Ma qual' è quel Principe, il quale non sia molestato dal desiderio di maggior dominio? o che non stimi superchio ogni sospet­to benche minimo dell'altrui valore, ò grandez­za? Ma certo di Thessalone par, che fusse vn gran­dissimo errore, quando ei non seppe misurar le forze propie, Poco giudi­cio di Thes­salone. & quelle di Carlo; ne meno, che non seppe considerar la fede, & la volontà de i suoi popoli, nè quale speranza ei potesse hauer in loro; Quando vn Principe vuole intra­prendere al­cuna impresa ei debbe sa­per misurar le sue forze, & quelle di colui che ei si troua per ini­mico. le quali cose debbono esser da qualunque Principe bene essaminate sempre innanzi, che cosa alcuna di grande importanza ei debba in­traprendere. In questo mezo gli Vngari, & gli A­uari (come prima haueuano accordato con Thes­salone, furono in arme, & vna parte di loro assal­tò l'Italia dalla parte del Friuli; & l'altra la Bauie­ra. Ma da Gramatio, & da Odoacre Luoghite­nenti di Carlo furon le lor genti rotte, & disperse si, che furono sforzati per vēdicarsi di rifar nuoui esserciti, & vnitamēte assaltar di nuouo la Bauie­ra; [Page 39] Ma ancora la seconda volta furon rotti in tal maniera, che la maggior parte ne furon tagliati à pezzi, & molti nella fuga s'annegarono nel Danubio, onde pochi si ripatriaro no con molta lor vergogna. Doppo queste cose parendo bene à Carlo di trafferirsi in Bauiera ragunò in Ratis­bona il Concilio di quella natione, doue nessuno ricusando andò à prestar il giuramento di fedel­tà; & perche egli conobbe, che quella prouincia poteua esser vn certo, & sempre stabil propugna­colo contra gli Vngari, & Auari, vi lasciò vn gros­so presidio con Geroldo Sueuo suo cognato Ca­pitano, & gouernator della Prouincia; come quel­lo, che meglio poteua esser amato da quei popo­li, per esser anch'egli figliuolo di: Hildebrando Duca di Sueuia, & di Rugarda Bauara gia da noi disopra ricordati: essendo accadute queste cose intorno all'anno settecento ottanta otto; non si douendo gia lasciar indietro di dir alcuni prodi­gij auuenuti in quei tempi; Prodigij. imperò che in Ger­mania mancò il sole; piouue sangue; fontane di sangue furono vedute vscir della terra; apparuero nelle vesti di molti huomini le croci; in alcuni luoghi essendo l'aria serena, caddero dal Cielo pezzi di legno; & molti altri segni furon veduti, i quali si lasciano à dietro per non esser prolissi, & per non voler noi dar à creder altrui, che l'histo­ria consista piu nella narratione di simili cose (come che le fussero ancor naturali, che ne le o­perationi de gli huomini. Di poi contra i Sassoni si rinouò la guerra, percioche ogni anno e'si ri­bellauano, & non mancauano loro i capi à i lor desiderij, i quali hauendo data vna rotta alle gen­ti di Carlo, e'furono assaltati poco doppo da lui con tanto impeto di guerra, che vinti, & fracas­sati ei ne fece morire (oltra la strage fattane in cā ­pagna, [Page 40] anche à sangue freddo in vn giorno, Carlo si ven­dica bene de i Sassoni. Morte di Hildegarda. & in vn luogo quattro mila cinquecēto. Mori ancora in questo anno Hildegarda sua moglie, alla qua­le egli fece l'essequie alla grandezza, & all'amor d'ambidue conuenienti, & proportionate. Poi ritoruato alla guerra Sassonica con la sua solita felicità afflisse grandemēte quella natione; & cir­ca il fine della guerra morì Berta sua madre; Morte di Bertha. Fastorada mog [...]ie di Carlo. on­de Carlo maritò Fastorada figliuola di Ridolfo Principe di Franconia; doppo le nozze della qua­le egli se ne tornò verso la Sassonia alle reliquie di quella guerra, nella quale egli haueua ancora per inimici i Frigioni, & i Westfali; ma egli con duoi esserciti, gouernandone lui l'vno, & l'altro Carlo suo figliuolo n'ottenne vittoria dall'vna parte, & dall'altra; Ma sempre, ch'egli si ritiraua, essi ribellandosi gli dauano cagione di nuoue fa­tiche, Spesse ribelli­oni de i Sas­soni. nutriti, & aiutati da i Daci, & altri popoli marittimi, à i quali non piaceua punto la sua po­tenza; in tanto, che l'anno sequente Carlo en­trato per tutte le lor prouincie hostilmente le di­strusse in tal modo, che e'bisognò, che e'procac­ciasse ancora à se stesso vettouaglia da paesi piu lontani; ma al fine rouinato il paese per tutto; di­sperati i popoli; & abbandonati i lor Principi si contentarono con miglior fede di mantener la Religione quei, che gia furon battezati, & di ri­ceuerla quei, Sassoni rice­uono la fede. che sino all'hora non l'haueuano ri­ceuuta; & cosi si restò per alcun tempo la Sassonia in pace. Pur accioche non mancasse da pensar al suo nobile, & valoroso ingegno egli accadde, che doppo la vittoria di Sassonia si ribellò Harthora­do nobilissimo signor in Franconia conspirando contra di Carlo, percio che'e pareua, che i Fran­coni fusser mal trattati fuor della loro speranza à contemplation di Fastorada donna partiale, Fastorada superba. & [Page 41] odiata da loro, & forse troppo amata da Carlo suo marito; accusandola d'essere imperiosa, & crudele; ma scoperta la congiura furon presi i complici tutti fuori, che tre; i quali volsero morir con l'armi in mano; Fatti adunque priuar della luce i piu colpeuoli, & poi fattigli insieme con gli altri bandire fu sopita la congiura, & oppres­so il nascente tumulto di quella prouincia. Di poi nacque la ribellione della piccola Brettagna, cō ­tra i popoli della quale fu mandato Adolfo no­bil Capitano con l'essercito, & da quello furono essi ridotti all'vbbidienza.

Hora passando alle cose d'Italia, noi ci dob­biamo ricordare, Diuisione dell'Italia. che l'era diuisa in due princi­pali parti; cioè, che tutto quello, che si contiene dall'Alpi sino à Rauenna da vn mare; & sino al Vulturno dall'altro mare; che s'intendeua essere stato del Regno de i Longobardi, & all'hora pos­seduto da i Franzesi; saluo la citta di Roma con quelle parti gia dette, che furon consegnate alla chiesa; tutto il resto era de Greci; Ʋenetia li­bera. benche Vene­tia città marittima fu lasciata di mezo fra l'vno, & l'altro Imperio libera del tutto da ogni obligo dell'vna, & dell'altra potenza. Hauendo adun­que Carlo pacificata la Germania; & la Francia; stimò, che fusse à lui di poco honor, & di manco sicurtà il lasciar à parte il Ducato di Beneuento sotto la medesima nation Lombarda; Nuouo ap­petito di Car­lo contra le reliquie de i Longobardi sotto vn ho­nesto colore. hauendo noi di sopra detto, che quello con l'altro Ducato di Spoleto furon lasciati liberi à i lor principi; Conciosiache Aregisio Duca di Beneuento mol­to potente continouamente trauagliasse i confi­ni de i Romani, & del Papa. Però egli ditermi­nò di ridur quello stato, & incorporarlo nel me­desimo titolo, & Regno del nome della nation Longobarda; & tanto piu volentieri, perche gli [Page 42] pareua, che quel Principe, come armigero, & in­quieto non gli potesse esser lungamente fedele; Carlo deside­ra discaccia­re i Greci d'Italia. & ancora per esser à i confini de i Greci suoi emu­li, i quali haueua pensato di gia Carlo di scacciar d'Italia, nō comportando (come si dice) il Regno compagnia alcuna, à di quali se Aregiso si fusse ac­costato, harebbe potuto arrecar à Carlo non pic­colo incommodo, & danno ancora. Onde de­terminata quella impresa quanto prima s'auuiò alla volta d'Italia nel mezo dell'inuerno; & in Fiorenza facendo il Natale non senza beneficio di quella Città (come si dità) passò à Roma, Carlo in Fi­renze, & à Roma. doue dal clero fu nobilmente riceuuto, come anche dal Senato, & doue ei si fermò per parecchi gior­ni. In questo mezo Aregiso Duca di Beneuento, cognosciuto, che contra di lui s'apparecchiaua tanta furia di guerra, & per cio spauentato man­dò il suo figliuolo Rumoldo, & Ambasciadori honorati con doni singulari per placar l'animo di Carlo, & per promettergli ogni vbbidienza. Ma Carlo per altro begnigno, Il Papa se­gretamente cōsiglia Car­lo contra del Duca di Be­neuento. & cortese assai, auuer­tito dal Papa, che à modo nessuno non si douesse fidar di quello insidioso, & doppio huomo (cosi l'vsaua egli di chiamare) spinse auanti le sue gen­ti, & ritenendo il figliuolo di colui seco, l'assaltò in tal modo, che al primo impeto gli tolse la Cit­ta di Capua, & altri luoghi d'importanza. Poi ri­uoltatosi verso Beneuento ne fece fuggir Aregi­so, il quale si ritirò à Salerno fortificandosi in quel luogo (tanto s'allargaua all'hora lo stato di quel Principe) mandādo nondimeno Grimoldo suo secondo figliuolo con noui doni à Carlo, & supplicādo di pace, & offerendo ostaggi, offeren­dosi ancora di giurar per sempre qualunque pa­ce piu piacesse ad esso Carlo; Giuste sospet­to di Are­giso. con questa sola con­ditione, ch'ei non fusse costretto di venir innanzi [Page 43] à lui, ne à nessun'altro Franzese. Carlo ragunato li Concilio, trouò sopra tal cosa i pareri diuersi; Percioche il Papa consigliaua, Il Papa in­siste contra il nemico. che si seguitasse l'impresa sino al fine per leuarsi quel timor dal vi­so; gli altri prelati quasi tutti, & i baroni cōsiglia­uano in contrario, percioche considerauano la cosa piu difficile, che la non appariua; & che s'ha­rebbe potuto dar non piccol sospetto à i Greci delle cose loro; Oppinione de i Prelati, & de i Baroni prudente, & ragioneuole. & cosi di quella far nascer vn'altra guerra pericolosissima à tutta l'Italia; oltra le stragi, & i danni, che ne potrebbon seguir à tutti i popoli: Onde Carlo accostatosi per all'hora al parer di questi, giudicādo, ch'Aregiso assai ben do mato, douesse mantener la fede, si cōtentò di dar­gli la pace, & d'accettar tredici hostaggi, vno de i quali fu Grimoldo suo figliuolo; & i doni come da amico; & giudicando il suo timor esser giusto si contentò di non lo chiamar à se; imponendogli vn tributo di venti cinque mila scudi l'anno, & hauendo ancora giurato fedeltà à Carlo i Bene­uentani: Doppo quella speditione egli ritorno à Roma à tener quiui la Pasqua; doue si trouarono ancora gli Ambasciadori dell'Imperadore per cōfermar la pace, & gli accordi antichi, Conferma­tione di pace fra i Greci, & Carlo. da i quali ancora furono trattati alcuni matrimonij; per cio, che egli è oppinione d'alcuni scrittori, che il matrimonio della figliuola con Constantino fi­gliuolo dell'Imperadore fusse accordato in que­sto presente passagio; il che se cosi fù, venne ad esser doppo la morte d'Hildegarda madre del la fanciulla; ma come si fusse, ò prima, ò poi, il ma trimonio nō hebbe effetto, nè la fanciulla non si partì gia mai dal padre. Essendosi morto in quei giorni Aregiso, Grimoldo fatto Duca di Beneuen­to. fu da Carlo dato à i Beneuentani Grimoldo suo hostaggio per Duca, & Principe, ò fusse cio fatto, perche il primo fusse di gia mor­to, [Page 44] ò per altro cagione. Ritornandosene Carlo in Germania, ne menò seco ogni altro barone della nation Longobarda, Le reliquie de i baroni Lombardi cauati d'I­talia. à i quali egli diede luoghi, & stati nella Franconia, accioche in Italia non s'ha­uesse piu à dubitar delle lor forze. Hora perche egli è qualche varietà fra gli scrittori de i viaggi fatti da Carlo in Italia, & à Roma; e'par, ch'in questo viaggio venissero gli Ambasciadori di Thessalone à Roma à lamentarsi di lui; il che se fusse vero, auuerrebbe, che la retentione, & pri­uatione del Ducato di Thessalone fusse stata, come anche la guerra di Bauiera, molto piu tar­di, di quel, che noi l'habbiamo messa secondo l'ordine dell'historie piu certe; ma perche ciò im­porta poco, lasceremo questo dubbio nella pen­na. Hauendo Carlo assettate le cose d'Italia feli­cemente, cominciò ad esser sospetto à Constan­tino Imperadore; I Greci rom­pono l'accor­do. & però ordinò colui à Theodo­ro gouernator della Sicilia, che egli assaltasse il Ducato di Beneuento; la qual cosa ci fa credere, che quel matrimonio, del quale s'è di sopra fatto mentione, fusse stato solamente trattato da i Greci per fermar l'impeto di Carlo armato, & non per altro, conciosiache bene spesso la nation Franzese è stata in gran parte ritenuta ne gli affa­ri di grandissima importanza dall'altrui astuto consiglio, Isaui consigli dell'altre na­tioni spesso hanno frena­to in gran parte la fu­ria, & l'impeto della natiō Franzese nel principio del­le sue impre­si. quando la forza dell'armi non sarebbe punto stata sufficiente à vietarle diuerse nobi­lissime vittorie. Ma Hildebrando Duca di Spole­to, Grimoldo Duca di Beneuento, & Vinogiso Luogotenente di Carlo vnite le forze loro di Franzesi, & d'Italiani combattendo co i Greci in Calabria gli ruppero, & del tutto gli scacciarono da i confini de i loro stati, hauendone guadagna­ti molti prigioni, & molta preda; accadendo queste cose nel tempo, che ancora Carlo riordi­nò [Page 45] le cose di Germania piu quiete, & piu ferme, che prima, edificando per cio come grato di tāti benefici riceuuti da Dio vna nobilissima Chiesa al fiume Isara nella Bauiera inferiore; di poi se ne passò à riposarsi ad Aquisgrana: Doue poco di poi egli hebbe auuiso, Che gli Schiauoni popoli valentissimi haueuano congiurato contra di lui, & ch'haueuan di gia assaltati i confini de gli ami­ci suoi. Per il che trasferitosi in Colonia ragunò vn potentissimo essercito di Sassoni, Franzesi, & Frigioni, & chiamò à se Lodouico suo figliuolo, il quale di gia era stato dichiarato Re d'Aquitania; & hauendo passato il Reno s'auuiò al fiume Albi, sopra del quale ei fece duoi ponti, fortificādogli con bastioni, & torri, & lasciandoui presidio suf­ficiente passò innanzi à i danni de i Boemi, Carlo contra de i Bohemi, che sono Schiauoni. & d'al­tri popoli della natione Schiauona seruendosi della guida di Bizzone Abrodita amico, & Signor in quei paesi circonuicini. I quali popoli essendo stati superati, Dragouito Rede gli Schiaui fusfor­zato di dimandar la pace, & dargli ostaggi; cosi essi vinti per tutto sino al fiume Vistula, egli sene ritornò in Sassonia, di poi à Vormatia, doue si fer­mò il Natale, & la Pasqua sequēte attēdendo alla quiete, Carlo haue­ua secondo l'vso de i Principi d'al l'hora la cu­ra delle chie­se. & alla cura della Chiesa come persona cu­riosa non meno del buon ordine nelle cose Ec­clesiastiche, ch'ei si fusse di quelle del Regno, ac­cioche ei douesse esser in parte essempio à gli altri, che doueuan poi succeder nel luogo suo. In tan­to che fu marauiglia ch'ei si quietasse quell'anno senz'alcuna occasion di guerra; & però lo spese egli in alcuni progressi per la Germania, da i quali ritornato à Vormatia, hebbe innanzi di se gli Ambasciadori de gli Auari, & de gli Vngari, Vngari, & Auari sono i medesimi. i quali duoi popoli sono in effetto vna nation me­desima; & essi eran venuti per terminar fra di lo­ro [Page 46] le differenze, de i cōfini, che gli haueuan con i Bauari. Ma non si potēdo accordar; quei Barba­ri aiutati da tutta la lor natione cominciarono à far crudelissimi danni à sudditi di Carlo, in mo­do, che ei fu forzato di bandir lor la guerra; & fu questa veramēte difficilissima di tutte l'altre dop­po la Sassonica; Guerra dif­ficile contra gli Vngari, & Auari. percioche essi eran bellicosi, & ol­tra modo efferati, & crudeli; & haueuano per il paese loro molti serragli cresciuti naturalmente di piāte di giouani alberi intortigliate, & intrec­ciate insieme in modo, che era cosa difficilissima l'espurgnargli; cosi come quasi per trecento anni ei s'eran diffesi dall'altrui forza con quei ripari; non lasciando però di predar, & di spogliar con insolenti correrie i paesi de i vicini: Et però Carlo ci messe tutta la sua cura, gouernando vna parte della guerra lui in persona, & il resto facendo go­uernar à Pipino, & à i suoi Luoghitenenti; in tan­to, che innanzi, che l'hauesse fine passarono otto anni; nella quale doppo molta mortalità d'huo­mini distima honorata dalla banda di Carlo mo­rirono Geroldo gouernator di Bauiera, & Hen­rico gouernator del Friuli; ma questo ben se ne acquistò, che sino all'hora à i soldati di Carlo non pareua d'hauer conosciuto altro, che fer­ro, Ʋittoria con molte ric­chezze. & pouertà delle lor vittorie, & di quella ri­tornaron tuttti ricoperti, & carichi di oro, & d'altre prede ricchissime; percioche hauendo tolto à quei Barbari in otto anni tutto quel, ch'es­si haueano depredato dell'altrui prouincie in dugento; portarono alle case loro non piccolo vtile del trauaglio lungo, & pericolo sopportato in quella tediosa militia; & essendone per ciò di­struita, & spenta tutta la nobilità Vngara, & per­dutene le lor ricchezze, si potette dire in vn cer­to modo, che le genti, & l'armi di quella natione [Page 47] fussero del tutto annullate, ò al meno per vn lun­go tempo domate. Ma poi per dar à quelle spe­ditioni vn'vltimo fine, & liberar i suoi suggetti dal timor delle reliquie di quei popoli inquieti, volse per tutto assicurarsi de gli altri all'intorno; & però ritiratosi à Ratisbona con Fastorada sua moglie, & có i figliuoli Pipino, Lodouico, & Car­lo, Ponte porta­tile & sua costruttione. quiui per seruitio di guerra ordinò vn ponte di naui portatile per potersene seruire al passar de i fiumi; il quale era in modo composto, che con funi, & serrami di ferro legandosi le naui, & con ancore tenendosi ferme faceuano sicuro il passo alle genti, & sosteneuano qualunque peso piu necessario. Prouedde nuoui soldati, & mol­te vettouaglie, & munitioni; Et lasciata la moglie in quella Citta, egli con Lodouico, & Carlo suoi figliuoli se n'andò con l'essercito al fiume Anasso; doue ponendo il campo, ei comandò, che si te­nesse il digiuno per tre giorni, Prima si de­ue dimandar l'aiuto da Dio. & si facessero ora­tioni per ottener gratia da Dio per la vittoria; la qual cosa haueu'egli in vsanza di far sempre nel principio dell'imprese sue; come quello, il quale essendo principe christianissimo, non si voleua punto presumer delle sue forze, Quelche de­ue far vn Principe nel pigliar vna guerra. ò scienza militar (come bene ad ogni pio & ottimo Principe si conuiene) se prima ei non si rendeua propitio, & fauoreuole l'aiuto diuino. Di poi partito l'esser­cito in due, ne diede vna parte à Theodorico suo figliuolo bastardo, & à Magofrido suo Ciam­berlano, accioche essi con i Sassoni, & Frigioni passasero dalla parte Settētrionale di quel fiume; & egli se ne restò dall'altra banda con i Franconi, & Sueui; venendo al pari loro Pipino partito da Ratisbona con vn'armata per il Danubio, ripie­na di Bauari, & d'altre gēti profitteuoli per quel­lo essercito; portandosi sopra l'armata tuta la [Page 48] vettouaglia, & munitione; & hauendo egualmen­te proceduto cosi sino à i primi confini de i ne­mici, & combattuti alcuni loro luoghi, & presi­gli gli fecero ritirar nelle piu lontane, & piu pro­fonde selue; onde hauendo egli acquistato vn largo paese, Nuoue Colo­nie per guar­dia de i paesi acquistati. vi messe Colonie sufficienti per la guardia di esso; diuidendo, & compartendo à i nuoui habitatori la miglior parte de i terreni guadagnati; & ancora vi ordinò alcuni sacerdoti, & prelati per dirizzarui la religion Christiana; per la quale occasione hebbe all'hora principio il Vescouado di Patauia. Chiamando tutto quel paese Austria, Vescouado di Patauia quando co­minciò. Austria pro­uincia qual sià. Insolita con­tagione de i Caualli. cio è parte, & confine della Bauiera Orientale, come ancora si ritiene il nome, ma suggetto à particulari Principi, & hormai patria di chiarissimi Imperadori. Hora in tutte quelle guerre, come ch'ei ne riportasse vittoria, non fù però, che ei non vi perdesse assai de i suoi; oltra, che ei n'hebbe la perdita di molti caualli, per vna contagion, che venne in quelli animali, in tanto, che à gran pena ne campò la decima parte. Dop­po queste speditioni egli ne rimandò à casa i Sas­soni, & i Frigioni comandati da i sopradetti The­odorico, & Magofrido, imponendo loro, che douessero passar per la Boemia; & egli se ritornò à visitar la consorte à Ratisbona, doue ei fece la Pasqua di quell'anno. Auari in­quieti di nuouo guer­reggiano. In tanto gli Auari di nuouo impatienti dell'otio, nè gia mai vinti, ò vincitori, nè quieti, nè cōtenti del loro stato, vsciti delle lor cauerne si affrontarono con i Bauari, i quali eran grossi, & ben armati à i confini, & hauendone il peggio, furono sforzati ritornarsene indietro, nella fuga de i quali per l'impedimento del Da­nubio ne furono ammazzati vn gran numero. Et intorno à questo tempo in Oriente Irene im­peratrice, & madre di Costantino quinto essendo [Page 49] prima stata disturbata dal figliuolo dal gouerno Imperiale, Ingiu [...] & emp [...] [...] tentione fra la madre, & il figliuolo. ritornato poi in stato con cieca ambi­tion di regnare priuo lui della luce degli occhi, con miserabile, & crudele essempio d'iniqua ma­trigna, & non di madre; & hauendo preso in se stessa tutto il peso dell'Imperio confermò la pace fra i Greci, & i Franzesi; nientedimeno el­la con Greca leggerezza fece poco di poi assaltar da i suoi il Ducato di Beneuento, Irene donna leggieri. onde esso man­dò in Italia Pipino, & Lodouico suoi figliuoli per reprimer cosi fatta insolenza; i qualicon es­sercito sufficiente maneggiando la guerra con­tra i Greci, gli combatterono in diuersi luoghi con varia fortuna, & gli scacciarono al fine den­tro à i lor consini assai ben battuti. Carlo però in quel mezo se ne restò à Ratisbona, doue egli beb­be molti domestichi fastidij per cagion di alcuni huomini di chiesa, & d'altri ancora; & partico­larmente per colpa d'vn suo figliuolo bastardo, detto pur Pipino il gobbo, perche cosi era in ef­fetto. Insolenza di Pipino gobbo figliuolo ba­stardo di Carlo. Congiura del' gobbo. Costui impazzato per vana oppinion di se stesso, & malignamente persuaso da altri fingen­dosi malato, cercaua di tradir il padre essendo desideroso d'occuparsi col mezo de i suoi scelera­ti complici vna parte, dell'Imperio nella assenza de i fratelli, parendogli, che si gli porgesse anche all'hora grande occasione di tentar vna tale im­presa, per ciò che non hauendo Carlo appresso di se soldati; & in Corte essendo piu Donne; In quai peri­coli incorrino i principi per non si tener appresso sol­dati di guar­dia. che huomini per il rispetto della Regina, & delle figli­uole; pareua loro, che il condurre à fine i lor maluagi pensi eri non fusse punto da indugiare; onde eglino appunterono vn giorno per complir il lor dissegno, & per opprimere il Re, & però il di precedente i congiurati si ragunarono nella Chiesa di San Pietro simulando d'andarui per far [Page 50] orationi per la salute del Re, & de i figliuoli. Ma come volse Iddio, il quale essendo presente à tut­te le nostre attioni le dispone bene spesso in con­trario di quello, che noi ordiniamo; & special­mente par, che cio auuenga, quando da i nostri cōsigli potrebbero riuscir dannosi effetti, se i no­stri appetiti fusser del tutto satisfatti co i desidera­ti mezi; egli era in vn canto assai oscuro d'vna ca­pella di quella Chiesa, Come la con­giura del gob bo fu scoperta à Carlo. doue e's'erano ritirati à maneggiar quella sceleratezza, vn certo prete po­uero Lombardo à dormire; il quale desto dal so­pra venir di coloro; & non hauendo ardir d'vscir fuori in lor presenza per vergogna del suo poue­ro stato, & da loro non essendo veduto, come che egli alcuni di loro hauesse di gia conosciuti, se ne rimase quieto; si, che lui vdì tutti i loro ragiona­menti; & hauendo conosciuto di quanta impor­tanza e' fusse, che Carlo sapesse subito la cosa; doppo, che loro su la sera si furon partiti di la, e­gli nell'oscurità della notte per diuersa via arriuò alla Corte; & battendo le porte, & facendo grāde instanza di esser ammesso al Re, fu con gran fati­ca fatto entrare, si per esser egli in apparenza molto meschino, come per non voler egli dir à i guardiani cosa alcuna della cagione, per la quale egli venisse à quell'hora à turbar la Corte; ma pur al fine menato innanzi à Carlo gli mostrò cio, che lui haueua vdito, & in che modo, & da quali per­sone con non piccola ammiratione, & sdegno di esso Carlo; Onde fatti pigliar i congiurati la me­desima notte à man salua; & conosciuta la verità del consiglio per la lor cōfessione: Congiurati prigioni. Pipino il gob­bo empio figliuolo, & meritamente in disgratia del padre per pena della sua perfidia fu fatto mo­naco, Il gobbo fat­to Monaco. & guardato nel monasterio di San Gallo in Sueuia; & glialtri conosciuti rei di quella ri­balderia [Page 51] furon per all'hora ritenuti prigioni. Ma Pipino, & Lodouico vdita quella congiutatione, & dubitando di maggior commouimento, se ne tornarono in Germania per esser presti all'aiuto di Carlo lor padre, & essendo incontrati da lui à Salsburg, con esso se ne vennero à Ratisbona, doue si fermarono vn'anno; nel qual tempo desi­derando Carlo d'hauer piu larga notitia di quella congiura, mandò alcuni huomini sufficienti ad eslaminar il gobbo, il quale per sorte fu trouato da loro, in vn giardino, che toglieua via le cattiue herbe dalle buone piante; & quiui hauēdogli fat­ta l'ambasciata del padre, egli rispose loro. Modo tenu­to dal gobbo monaco per risposta verso i mandati da Carlo suo pa­dre. Cosi deue far ogni principe nella sua cor­te di quei, che hanno piuvi­tij, che vir­tù. ‘Se il Remio padre hauesse giafatto quel, ch'io fo hora, io non harei sopra di me alpresente questo peccato, nè questa mi­seria;’ Et senza piu altro dire seguitaua pur di net­tar il suo hotto; ma i mandati pregandolo, che parlasse vn poco piu chiaramente, accioche e'po­tessero riferire alcuna cosa al Re: Pipino percio adirato. Non bisogna piu parole (diss'egli) io leuo via le cattiue herbe, perche le buone possin crescere, andate, & riferite al Re quel, ch'iofacio, perch'altro non hauerete da me. Essi per cio ritornati à Carlo quasi al parer loro senza risposta & beffati, accusando Pipino di superbia, ch'ei non hauesse voluto risponder lor cosa alcuna; disser solo quel, ch'ei faceua, & quel, ch'esso haueua detto. Nientedimeno Carlo piu di loro sensato, hauendo bene inteso la mente del Gobbo, fece dar il supplicio conue­niente à quei congiurati di gia conosciuti, & ben ricercar di tutti gli altri huomini scandalosi, & sospetti, & tutti gliscacciò, & bandì dal commer­tio, & vso della sua Corte, Huomini di cattiuo ani­mo scacciati di Corte da Carlo. & dal seruitio de i suoi figliuoli: Il pouero prete per la riuelation fatta, essendo per altro huomo di lettere, & virtuoso n'hebbe in tanto la maggioranza di San Dionigi [Page 52] di Patigi in premio della sua fede; Premio ver­so i beneme­riti è sempre giusto. conoscendosi però, che in qualunque maniera, che si sia, e'bi­sogna, che la virtù sia riconosciuta, ancornegli huomini bassi, ò per elettione, ò per caso. Et il gobbo poi per commiseration paterna fu tramu­tato al monasterio di Prumia nel paese di Treueri luogo amenissimo, Commisera­tione di Car­lo verso il Gobbo suo fi­gliuolo. & ricchissimo, doue ei potes­se viuere, se non liberamente, al meno molto cō ­modamente, & come figliuolo di Re. Mentre, che queste cose passauano cosi; alcuni maestri di architettura, & bene intendenti della situatione della terra, hauendo considerati molto bene i siti di quelle prouincie; desiderosi d'honore, & di guadagno, proposero à Carlo vn'impresa degna della gloria sua, & di grandissimo profitto, & cō ­modità alla Germania; & era, che gli mostrarono; Che tirandosi vna fossa, Nuouo dis­segno propo­sto à Carlo per suo honor, & per como­dità di tut­tà la prouin­cia di Ger­mania. ò gran canale de trauerso per i luoghi, che sono fra il Danubio, & il Reno, si potrebbe far vn commodo passaggio dall'vna all'altra di quelle grandissime riuiere; & che cio non solamente sarebbe di gran giouamento, & alleggerimento dispesa, & di fatica à i popoli; ma ancora à se medesimo, per la cōmodità, ch'ei n'era per riceuer nel traiettar le cose da guerra nelle continoue speditioni, ch'esso haueua neces­sariamente da fare contra de i Barbari, & infede­li: Nota tutto questo consi­glio. Et che la fossa si poteua cominciar dal fiume Rhedonesso, & tirarla sino al fiume Alemanno, percioche per tutto vi si trouaua la valle bassa, & palustre, & capace per riceuer ogni forma di la­uoro, l'acque della qual valle farebbero per loro stesse sufficiente canale per le nani di mediocre grandezza, & che congiugnendo quei duoi fiu­mi, veniua anche à congiugnere il commertio del Danubio, & del Reno; Percioche il Rhedonesso entra à Bamberga nel fiume Meno, & il Meno [Page 53] all'incontro di Maganza si scarica nel Reno; Et l'Alemanno mette nel Danubio vicino al Castel­lo Kelham. Considerato Carlo insieme con altri prudenti huomini il consiglio di costoro, & pa­rendogli sicuro, vtile, & honorato; desideroso egli per se steslo di honorata lode; fece dar princi­pio all'opera; facendo tirar vna fossa da vna parte all'altra delle gia descritte larga trecento piedi, & di tanta profondità, che bastasse alla loro in­tentione; cominciandosi col lauoro da vn villag­gio detto Grabe verso Wessemburg; nella qual fatica si spese tutto l'autunno, affaticandouisi cō ­tinouamente vn gran numero di persone, & ha­uēdone di gia lauorato circa duoi mila passi, ha­rebbe hauuto Carlo l'intento suo, non vi rispiar­mando nè denari, nèfatica, se la fortuna, & i fati inuidiosi in quella parte della sua gloria non ha­uessero disturbato il lanoro; percioche quādo l'o­pera comincio ad essere in qualche apparenza di douer ben riuscire; cominciarono adapparir dal Cielo prodigij, La cagione perche il ca­nale comin­ciato da Car­lo fu intrala­sciato. La natura molte volte non vuol pa­tir forza. & segni stranissimi dimostrando quanto alcuna volta e'dispiaccia alla natura d'es­sere sforzata, & alterata dall'esser suo naturale. Nasceuano in diuerse parti di quella prouincia all'intorno le biade si pestifere, che le bestie man­giandone sene moriuano di subito; la farina, che n'era fatta se ne spariua fra le mani de gli huo­mini; la notte vi s'vdiuano all'intorno voci di persone mughianti, & che fra di loro si prendes­sero sollazzo, & gioia delle fatiche degli huomi­ni; & dalla parte superior della fossa strepiti di di­uerse sorti per tutto risonauano; & nel lauoro stesso la notte piouendo, & tempestando con su­bitane pioggie, faceua la furia dell'acqua caderà basso di nuouo tutto quel, che era cauato il gior­no, & lo distemperaua con l'acqua della palu­de, [Page 54] & cosi rendeua ogni lor lauoro vano, ò piu difficile assai; per i quali incommodi fu Carlo am­monito da i Cieli, ò pur per dir il vero sforzato ad intralasciar vna cosi lodeuole opera; forse perche egli hauesse ad esser piu pronto con tutte le forze dell'animo suo à resister à i nuoui acci­denti, che eran per nascere; non essendo sempre la fortuna à nessuno de i mortali gia mai vgual­mente propitia; La fortunae non è gia mai del tutto pro­pitia à i mortali. Sassoni solle­uati di nuo­uo. Percioche i Sassoni, i quali per otto anni erano stati quieti, & haueuan seruito nelle guerre honoreuolmente, pentiti del lor be­ne operare mentre, ch'eglino erano guidati & comandati per la Frigia da Theodorico da noi di sopra ricordato solleuatisi intorno al fiume Vi­surgo, & leuate le bandiere (quel che la cagion se ne fusse) dalle mani de i lor capi, & abbandonato il principal capitano se ne ritornarono abotti­nati ne i paesi loro ad adorar gli Idoli, riempien­do di romore, & di solleuatione ogni cosa. Et nel medesimo tempo i Saracini della Spagna passati con gran numero di loro per il Narbonese sino al Rodano, Saracini scor rono sino in Francia, & al Rodano. scorsero, & abbruciarono, & distrussero cio che trouarono, tagliando à pezzi alcuni pre­sidij, i quali per la fede verso di Dio, & del lor Principe ardirono di contraporsi loro: Et per cio hauendo i Barbari fatta vna preda incredibile se ne ritornarono ne' lor paesi senza, che vi si potes­se rimediare. Per le quali nuoue Carlo transferi­tosi à Francford, & volendo (essendo gia passa­ta l'estate) innanzi ad ogni altra cosa corregger le cose trascorse nella religione (come ben ad vn Christianissimo Principe si conueniua) vi ragunò quell'inuerno vn conciliò, ò dieta vniuersale, do­ue concorsero ancora gli ecclesiastici d'Italia con quei di Germania, Dieta di Franchford. & di Francia, & insieme gli Ambasciadori del Papa, nel qual concilio furono [Page 55] condannati i Feliciani, Feliciani, & Elipandani condannati. & gli Elipandani per la peruersa oppinione dell'adottione del vero figli­uol di Dio. Ma riconoscendo Feliciano, & Eli­pando i loro errori furon perdonati, & conser­uati. Greci condē ­nati per la priuatione dell'imagini. Morte di Fastorada. Impresa di Sassoni. Et vi furono ancora rotte le leggi de i Gre­ci fatte contra la veneration dell'imagini. Et in quel luogo morì Fastorada Regina la qual fu sep­pellita di poi con Real pompa nella Chiesa di Santo Albano in Maganza. Accommodate le co­se della Religione, & le Politiche; Carlo ditermi­nò di nuouo di far l'impresa di Sassonia; onde Carlo suo figliuolo per sua commessione dalla parte di Colonia mouendosi andò alla volta de i Sassoni per assaltargli da Ponente; & egli da me­zo dì per il paese de i Turoghi spigneua innanzi con vn'essercito non men potente dell'altro; ma poi, ch'egli intese, ch'i Sassoni eran grossi, & ri­soluti di combattere, accio che non si riceuesse qualche graue danno da quei disperati huomini s'accostò all'essercito del figliuolo, & cosi spingē ­do auanti in cosi sicura maniera, che riserrati i nemici, & quasi rinchiusi da quei duoi vicini, & grossi esserciti, si risoluerono à supplicar del per­dono, onde furono comandati tutti i loro capi à comparire innanzi à Carlo; & cio essi fecero di­ligentemente, & dissimularono Religione, hu­miltà, & vbbidienza, dando al Re la fede, ch'egli volse, & però per l'inuerno, che di gia s'appressa­ua se ne tornò ad Aquisgrana, doue cōsiderando, che la natione de i Sassoni era ferocissima, & che con ogni poco di occasione la si solleuaua, nè si poteua ritenere in vfficio; Diterminò la Prima­uera futura di passar di nuouo nel lor paese; On­de per tempo vscito dalle stanze, Nuouo viaggio in Sassonia. & andato à Ma­gāza passo quiui il Reno, & nella villa detta Rue­stain sopra il fiume Meno tenne parlamento particolar [Page 56] di quella Prouincia; di poi si partì con l'es­sercito per la volta di Sassonia facendo il suo al­loggiamento al fiume Albi: doue venendolo à trouar Bizone principe de gli Abroditi da noi ri­cordato (questi si crede, che sieno i popoli di Me­chelburg) nel passar di quel gran fiume fu da i Sassoni assaltato, Thudurno Principe de­gli Auari si vuol battez­zare. & ammazzato. Ma si gli pre­sentò nondimeno Thudurno Principe degli A­uari, & costui non solamente gli prestò vbbidien­za, ma anche promesse di battezzarsi con buon numero de i suoi; & però gli diede Carlo huomi­ni sufficienti perche e'fussero ammaestrati nella nostra Religione. In questo tempo egli hebbe ancora querela di alcuni disordini, ch'erano per seguir in Germania per cagion delle decime ec­clesiastiche fra alcuni prelati d'importanza, Disordini in Germania per cagione delli ecclesia­stichi. Carlo mode­ratore de gli ecclesiastichi. & di autorità, à i quali Carlo hauendo dati i giudici, comandò, che secondo il giudicio loro si proce­desse, nè altrimenti se ne facesse piu parola. Ri­manendosi adunque per quella estate Carlo nel­la Sassonia attendendo sempre à i danni di quei popoli gli costrinse di venir à piu stretta vbbidiē ­za, & riceuuto maggior numero di hostaggi, se ne ritornò à suernar in Aquisgrana. Doue rima­nendosi hebbe nuoua della morte di Adriano Papa, Morto di Papa Adria­no. Leone terzo Papa nuouo māda gli or­namēti pon­tisicali à Carlo con quei dell'im­perio. & come egli era stato dal Clero, & dal po­pol Romano Eletto Leone terzo il qual subito mandò suoi Ambasciadori à Carlo con le Chiaui insegna del Pontificato, & con l'Aquila insegna dell'imperio, raccomadando se, & la Citta capo di esso Imperio nelle sue mani; dimandando per cio che fussero mandati alcuni huomini à riceuer dal popol Romano la fede, & il giuramento; Do­ue fu mandato Engelberto sacerdote, & Presi­dente di San Richario. Pipino in questo mezo con Bonomaro Luogotenente del Friuli mosso [Page 57] con l'essercito de i Bauari contra di quegli Aua­ri, i quali habitauano oltra il fiume Arabone, & che fra di loro erano in discordia, ammazzati al­cuni lor capi, & presa la lor citta principale, & saccheggiato il paese, ridusse quei Barbari al­l'vbbidienza; Il Re degli Auari si fa battezzare. & all'hora il Re loro (come haueua promesso l'anno innanzi) si presentò con gran numero de i suoi, & con vn gran Thesoro à Pipi­no per farsi battezzare; ma fu comādato di andar al suo padre Carlo, dal quale essendo stato rice­uuto honoratamente, & tenuto à battesimo, & di nobili doni honorato, ne fu rimandato nel suo paese. Ma egli non molto doppo non s'essendo scordato della sua natural perfidia, quasi lupo cambiato di pelo, & non di vitio, si ribellò, & op­presso da Pipino, & da i Bauari, Il Re degli Auari di­menticatesi della religion presa è gasti­gato. Chaia Re degli Aua­ri. Chaia am­mazzato in battaglia. i quali teneuano buone guardie all'intorno, fu come mal Chri­stiano, & infedele amico fatto morire. Di poi gli Auari creando lor Re Chaia huomo armigero, & bellicoso rifacendo l'essercito, & venendo alle mani con Pipino, & con gli altri Luoghitenenti di Carlo fu combattuto fortemente da ambedue le parti per la salute comune; & al fine preualendo Pipino, & essendo Chaia stato ammazzato nella battaglia, furono i Barbari forzati à voltarle spalle, in tal modo, che per tutto quel paese, che si contiene fra l'Arabone, & il lago d'Oedemburg sino alla Draua, & all'Histro, essendo fuggite le reliquie di quei Barbari oltra il fiume Tissa, Pipi­no, & i Bauari messero buone guarnigioni di sol­dati valenti, & bene meriti, accioche non si ri­ceuesse qualche subito danno da quelle gēti non mai dome à bastanza; & ritornossene Pipino ad Aquisgrana dal padre carico d'honore, di preda, & di thesoro. Et quasi ne i medesimi tempi (ac­cioche ad vn Principe che haueua à dar l'essem­pio [Page 58] di se à tutti quei, che di poi nella Francia, & nella Germania doueuon regnare, non mancasse l'occasione de i militari essercitij, ò nella sua per­sona, Lodouico si­gliuolo di Carlo in Hi­spagna cōtra de è Saraci­ni. ò ne i suoi, Lodouico suo figliuolo dall'A­quitania mouendosi dalle stanzo passò in Hispa­gna con l'essercito à i danni de i Saracini per ven­dicar l'ingiurie da loro riceuute, doue ei fece molti danni, espugnando alcuni lor luoghi, & saccheggiando, & distruggendo per tutto ogni cosa. L'estate dipoi Pipino ritornato in Bauiera si mosse con l'essercito cōtra le reliquie degli Vnga ri, Impresanuo­ua contra gli Vngari, A­uari, & Sas­soni. ò Auari; & Carlo suo padre contra i Sassoni; hauendo per quell'impresa fatto tirar per terra lungo spatio di via alcune naui per potersene ser­uir à passar i gran fiumi, che sono nella Sassonia. Onde scorsa tutta la prouincia sino al mar O­ceano la ridusse assai humile, in tanto, che se ne tornò in Aquisgrana alquanto piu presto del so­lito, per vdir quiui alcuni Ambasciadori di Prin­cipi grandi, che v'eran comparsi. Fra i quali v'era Abdella Saracino figliuolo di Ibinomanga Re, Ambascia­dori de i Sa­racini. Ambascia­dori de i Greci. il quale essendo stato scacciato dal fratello del Re­gno veniua à raccomandarsi à Carlo. Et vi era Thertisco mandato da Niceta Luogotenente di Sicilia con lettere d'Irene Imperatrice; le quali legationi vdite, & datoui l'ordine conueniente, secondo la condition de i tempi, se ne ritornò nel mese di Nouembre à suernar in Sassonia; & al fiume Visurgo ponendo il campo, deliberò di fondar quiui vna Città, che fusse come vna bri­glia à quei popoli, Città fonda­ta da Carlo al fiume Vi­surgo nella Sassonia. & la chiamò Herestallo, quasi station di soldati, secondo la lingua Franca, ò Theutonica; & quiui chiamò à se Lodouico da i cōfini di Spagna, & Pipino d'Italia, & doue gli A­uari, ò Vnni, o verò Vngari i quali (come dicemo, son vna cosa medesima vennerò finalmente an­che [Page 59] loro ad humiliarsi, Vngari, & Auari si hu­miliano. & à porger doni amiche­uoli. Et di poi fu da lui fu rimandato Lodouico in Spagna, & seco il detto Abdella, con la risolu­tiō di quel, ch'e' doueuano esseguir per dar buon principio all'impreso in fauor dell'amico Princi­pe; nella qual guerra Carlo ridusse poi nel suo po­tere, & vbbidiēza nella Prouincia di Spagna tut­to quello, Quāta della Spagna ve­nisse sotto Carlo. che è serrato da i monti Pirenei da vn lato, & dall'altro dal fiume Hibero. Et Pipino anch' esso fu spedito in Italia al suo gouerno dan­dogli commessione, che nel viaggio ei douesse visitar tutti i confini fra i Bauari, & gli Vngari. Ma Carlo se ne restò tutto le inuerno à domar quella ferocissima nation de i Sassoni; Doue gli fu mandato à donar da Haldefonso Re di Gali­tia, Padiglione mirabile. & d'Asturia per Floro suo Ambasciadore vn padiglione di artificio incomparabile, & degno ben della grandezza di chi lo riceueua non men, che dell'animo di chi lo donaua. In questo mezo i Sassoni settentrionali ribellatisi ammazzarono, Sassoni ri­bellati. & imprigionarono i giudici, & i magistrati di Carlo, & le lor guardie; in modo, che mosso egli da Herestallo con lo essercito intorno al fiume Albi per tutto fece lor grauissimi danni, vendi­cando i suoi in tal modo della perfidia Sassonica; & tanto gli afflisse, Sassoni per tutto afflitti. che' potette per qualche tem­po assicurarsene; onde ei se ne tornò verso A­quisgrana; al quale vi vennero Michel Frigio, & Theophilo huomini di Chiesa mandati da Irene Imperatrice (essendo di gia morto Costantino suo figliuolo) con lettere per confermar l'antica amicitia fra di loro, & per i loro Imperij. Irene manda ambasciado­ri à Carlo. Et an­cor quasi in quel tempo furono da i Saracini sac­cheggiate l'Isole di Maiorica, & di Minorica, dal­le quali vennero à Carlo huomini à dimandar a­iuto per i lor popoli. Et accioche per tutto si sen­tisse [Page 60] arme, Haldefonso Re da noi ricordato fece l'impresa di Lisbona principal sedia in quelle par ti de i Saracini, & hoggi famosa città, & prima del Regno di Portogallo, Lisbona cit­tà presa da Haldefonso. Doni man­dati à Carlo della preda di Lisbona. & doppo varij auuenimēti la prese, & la saccheggiò; & della preda di quel saccò mandò à donar à Carlo sette muli bellissi­mi carichi di diuersi ricchissimi presenti; & sette mori Schiaui de i piu scelti, & sette corazze di richezza Reale, & di singular lauoro: Troia, & Basilisco suoi amici furon mandati à far quell'vf­ficio amicheuole; huomini della sua natione ho­norati; i quali furono anche gratamente riceuu­ti, & con le leggi dell'ammista reciproca interte­nuti, & licentiati. Di poi Carlo mandò in Italia, & à Roma dodici huomini di grado, La legge, & gli abusi di quella son corretti in I­talia per or­dine di Car­lo. & periti del­le leggi Sagre, & Canoniche, accio che da loro fussero emendate le cose malfatte decorse sino à quel tempo; & che fussero per cio vdite le suppli­cationi de i popoli, assolute le pene; finite le cau­se, & terminate le liti tutte, & in somma con in­tera autorità di giustitia, & di misericordia; es­sendo capi, & principali di questa compagnia Paulino d'Aquileia, & Arnone Vescouo di Salts­burg. Solleuatione de i Roma­ni contra di Papa Leone. Ma l'anno, che venne di poi in Roma nac­que vna gran solleuatione; percioche i parenti d'Adriano gia morto si solleuarono per i loro o­dij particulari, & rancori, & con essi fecero sol­leuar il popolo contra di Leone; calunniandolo di cose diuerse; sino à tanto, che facendo contra di lui impeto nel mese di Maggio nel mezo de i Sagrificij, Il Papa pri­gione in ca­tena. hauēdolo fatto prigione lo messero in catena nel monasterio di Santo Erasmo; Ma vna notte liberato da quel pericolo per opera di Al­bino suo cameriere, fu da lui trafugato, & con­dotto à San Pietro à Virundo, & à Vinogiso Du­ca di Spoleto l'vno, & l'altro Luogotenente di [Page 61] Carlo; i quali eran venuti à Roma per l'occasion di quei tumulti. In quel mezo Carlo, il quale s'e­ra partito per tempo doppo l'inuerno d'Aquis­grana verso la Sassonia, si fermò à Badebruma, Carlo in Sas­sonia. doue volse tener cōsiglio della prouincia, accio­che tutti i primi di quella natione douesser venir alla loro vniuersal Dieta. Et in mentre che queste cose si trattauano. P. Leone per opera de i Luo­ghitenenti di Carlo hauendo sicura guardia per la sua persona passò con circa dugento Senatori in Germania, Papa Leone in Germania accompagna to da molti Senatori. doue da Carlo in Sassonia furon riceuuti con ogni decoro, & riuerenza possibile ad vsarsi verso d'vn huomo Sagro, & verso di quei nobili huomini; da i quali doppo i primi congres­si di cerimonie Carlo fu strettamente pregato à voler del tutto prender la cura della città di Ro­ma, & à volersi contentar di visitarla, & riordinar­la, percioche gia mai (diceuano eglino) non au­uerrebbe, che la potesse esser quieta, se esso Con­sule, Tribuno, & Dittator perpetuo non ci rime­diasse con la sua presenza, & che à lui hormai s'apparteneua di proueder, che la fusse sicura da ogni danno, & da ogni seditione; poi che non si poteua sperar aiuto alcuno da vna femina, inten­dendo essi per Irene; Aqueste, Carlo è con­fortato dal Papa, & d i Romani passar in Italia biasimā ­do Irene. Risposta di Carlo. & altre simili es­sortationi di Leone, & di quei Senatori rispose benignamente Carlo, che quanto prima gli fusse concesso di poter quietar, i suoi naturali nemici in quelle parti, egli passerebbe in Italia, & à Ro­ma; Et in quel mezo doppo i trattenimenti di qualche settimana, si per cagion de i negotij, che s'haueuan da trattar tra loro, come per honor, & piacer d'ambiduoi, Carlo ordinò che Hippoldo, Hildeualda Arciuescouo Palatino, & Arnone Ar­ciuescouo di Saltsburg per la via di Bauiera ri­ducessero con forze conuenienti (se le bisognasse­ro, Il Papa è ri mandato in Italia. [Page 62] Leone, & quei Senatori à Roma. In tanto ha­uendo Carlo con la sua industria, & de i figliuoli accommodate le cose di Sassonia, se ne ritornò in Aquisgrana, doue vdì, & spedì Daniele ambascia­dor d'Irene mandato da Michele gouernator di Sicilia. Auari si solleuano. Ma gli Auari gente piu presto sempre vin­ta, che gia mai à bastanza doma, solleuandosi di nuouo gli diedero nuoui pensieri; percioche ri­calcitrando eglino contra la seruitù, come quei, ch'eran soliti à dar le leggi altrui & à taglieggiar i vicini, & non à riceuer nè legge, nè ordine alcun da altri; non poteuan punto sopportar di esser sottoposti à Carlo principe nondimeno giustis­simo; ne i principij adunque di questa guerra mo­rirono alcuni de'principali condottieri di Carlo; Onde Arnone, che di gia haueua spediti i negotij di Leone à Roma, dalla banda d'Italia insieme con Pipino, hauendo ragunato vn potente esser­cito passaron contra gli Auari, & gli afflissero in modo, che distesoro, & allargorono i confini di Bauiera sino alla Draua; percioche quanto dà lo­ro fu preso volse Carlo, che fusse aggiunto à qúel­la prouincia; Sin doue s'al­largasse la Bauiera. doue ei lasciarono alcune Colonie di soldati Bauari; & vi ordinarono ancora per la chiesa alcun capo, il quale però fusse suggetto al­l'Arciuescouo di Saltsburg; onde egli accadde, che in processo di tempo quelle Colonie imba­stardite de i rimescolamenti degli Vngari, & de i Bauari riuscirno vna nation mescolata fra le due; i paesi de i quali popoli poi Henrico secon­do Augusto Duca di Bauiera concesse à Stefano Re d'Vngaria, accioche quella natione piu amo­reuolmente abbracciasse la nostra fe de, al quale Stefano Henrico haueua maritata Gisala sua so­rella (come ne i nostri Comentarij delle Donne Illustri habbiamo ricordato) ma queste cose au­uennerò [Page 63] molto di poi. Nel medesimo tempo fu­rono portate à Carlo dall'Isole Baleariche alcune insegne de i Saracini, Vitttoria cō ­tra de i Sa­racini. percioche hauendoui Car­lo mandato soccorso (come dicemmo che gli era stato richiesto) & con quello hauendo scacciatii Saracini, mandarono à Carlo come à lor benefat­tore quei segni, che furon testimonio del valor degli aiuti suoi, & della lor gratitudine. Et Vi­done anch'egli suo Luogotenente in Brettagna, Ʋittoria in Brettagna. hauendo domi i ribelli di quelle terre, che gia fu­ron dette Armorice, mandò ad Aquisgrana le piu pretiose spoglie della preda. Comparì in Aquis­grana ancora in quell'anno vn Ambasciador del Patriarca di Ierusalem con alcuni doni Sagri; Ambascia­dori del pa­triarca di Ie­rusalem. Ambascia­dor del prin­cipe d'Osta. Ambascia­dor manda­to in Orien­te. & da vn'altra diuersa banda vi venne vn Ambascia­dor d'Azano principe d'Osta città di Spagna con doni honorati, & con le chiaui della sua città per render vbbidienza à Carlo; le quali legationi ben riceuute, & spedite; egli mandò Zaccaria huomo esperto, & sacerdote in Oriente con buona som­ma di denari, per che fussero distribuiti à i poueri Christiani di quei paesi. Dipoi partitosi di Marzo d'Aquisgrana se n'andò alla volta dell'Occeano, doue visitate quelle marine, che'erano della sua giuriditione; Carlo visita le marine dell'Oceano. ordinò vn'armata contra i Norman­ni, che in quel tempo attendeuano à i latrocinij di mare, & trauagliauan molto tutte le riuiere del la Francia; & hauendo egli riueduto il tutto sino à Roano; di quiui attrauersando la Francia passò à Torsi, doue ei si fermò qualche giorno per l'in­fermità di Luitgarda sua quarta moglie, Morte di Luitgarda quarta mo­glie di Carlo. la quale morendo quiui fu anche quiui sepolta. Dipoi tor nandosene per la via di Orliens, & di Parigi ad A­quisgrana, vi si fermò per alcun mese, nel qual tempo fu tanto freddo, & giaccio (quantunque e' fusse di state, Giaccio grā ­dissimo. che vniuersalmente ne fece nasce­re [Page 64] vna carestia miserabile. Ma esso nondimeno il mese d'Agosto passato à Maganza ad vna pu­blica Dieta messe insieme vn essercito di vetera­ni, & pronuntiò il passaggio d'Italia; lasciādo Lo­douico alla guardia delle parti Occidentali, il quale per appetito d'honore anch'egli penetrò in quel mezo nella Spagna per lungo spatio di paese vittoriosamēte. Lodouico in Hispagna. Carlo passa in Italia. Carlo però passato in Italia heb­be seco gli altri duoi figliuoli Pipino, & Carlo, & essendosi fermato sette giorni à Rauenna, passò ad Ancona, doue licentiato Pipino, che se ne pas­sasse con parte dell'essercito verso Beneuento, & in Campagna; esso con Carlo suo figliuolo per la via diritta se ne andò verso Roma; Carlo à Ro­ma. & essendo arri­uato à Lamentana gia detto Homento, & hoggi luogo degli Orsini nobilissimi baroni Romani fu incontrato, & visitato da Leone Papa, & dal Se­nato Romano; & il di doppo caualcò verso la Città, doue ei fu riceuuto con ogni spetie di ho­nore, & di letitia; hauendo i Romani ornate le strade quanto lor piu possibil fusse, cantandosi dal popolo, & da nobili donzelle le sue lodi, & i suoi honorati gesti aspettādolo il Papa, (che licen tiatosi prima da lui per altra via v'hauea caualca­to) alla porta della Chiesa di San Pietro con il clero. Et certo, che forse per molti secoli quella Città non haueua veduta tanta letitia; tanto era il desiderio ne i Sacerdoti, Carlo amato in Roma da ogni grado di persone. ne i Senatori, ne i me­diocri, & nella plebe d'honorarlo; parendo lor, che fusse risuscitato vn di quegli loro antichi He­roi. Arriuò Carlo in Roma del mese di Nouem­bre intorno à Santa Caterina; & passando egli per le strade tanto ornate, & doue d'ogni cosa so­prabbondaua vna larga commodità peri suoi sol­dati, & peri cortigiani; aggiuntaui la begnità del­l'aria di quella regione pareua loro di rientrar [Page 65] in vna lieta Primauera; & cosi seguitando sino à San Pietro, fu riceuuto dal Papa, & dal clero con cerimonie, & orationi conuenienti à tanta leti­tia; & per tutte le chiese ne furon rendute gratie à Dio, & fattine segni publichi, & priuati per tutta la città. Di poi sette giorni consumati in piaceri, feste, & cerimonie, Carlo ragunò il Con­cilio nella Chiesa di San Pietro, & quiui mostrò la cagion della sua venuta, & mostrò, Carlo vuolfi­nirlae querele ch' erano nato contra del Papa. ch'el suo desiderio era, che piu tosto si disputassoro le lor querele con le leggi, che le s'hauessero à diffinir con l'armi; rimostrando, che cosa alcuna non gli era piu à cuore, Che Roma città di tutte l'altre la prima; essendo lui Consule, Patritio, & Dittator perpetuo di essa; riceuesse la sua prima mae [...]tà; & accompagnando con queste altre parole al pre­posito degne dell'eloquenza sua; Desiderò, che se alcun doueua accusar Leone si facesse innanzi; percioche egli era venuto per vdir qualunque si fusse benche minimo, & sicurar ognuno, Equità di Carlo. che ha­uesse hauuta giusta cagione di lamentarsi del pu­blico Pastore. Ma al fine non si facendo nessuno innanzi, ò per conceputo timore, ò per rimor­so di coscienza; Leone da alto luogo parlò larga­mente sopra il caso suo, & delle calunnie, che gli erano state date; & concluse finalmonte; che poi, che non compariua alcuna contra di lui; e­gli per satisfar maggiormente al popolo non gia per obligar i suoi successori, nè altri di tal grado à tal atto non vi si conoscendo obligato se me­desimo; protestaua innanzi à Dio, & con giura­mento si scioglieua de quelle calunnie dategli: nè che gia mai non fu, nè era consapenole, Leone Papa si scarica da ogni calun­nia col giura­mento. non che attore di cosi fatte colpe attribuitegli da i suoi nemici. Di queste cose, per la cognition, che s'habbia dell'historie di quel tempi non s'è egli [Page 66] gia mai potuto conoscer quail fussero le querele tra Leone, & il popolo Romano. Hor le parole del Papa furon riceuute con il consenso comune dalle orecchie di tutto il Concilio, & furono an­cora accettate da Carlo per buone, & per suffi­cienti al discarico della cōscienza di esso Lione; & però dando luogo à nuoua allegrezza, furono riceuuti quel giorno nel Concilio Zaccaria sacer­dote gia mandato da Carlo in Ierusalem, & seco duoi monaci di quei paesi oratori del loro Pa­triarcha, I Chiodi, & la lācia stru­menti della passione di nostro Signo­re portati à Roma à Carlo, di Ie­rusalem. i quali portauano i chiodi, & la lancia gia stati strumenti della passion di Iesu Christo, & segni di quella città, & del suo sepolchro, i qua­li doni da Carlo furono accettati con non mi­nor allegrezza, che riuerenza, & i monaci lar­gamente rimunerati furon licentiati, & rimanda­dati nel lor paese; lasciando à noi, che siamo suc­cessi qualche dubbio del come s'habbino da in­tender, ò accordar l'historie, che parlano diuer­samente dell'inuentione, & del trasporto di quel­le reliquie, degne nondimeno di riuerenda me­moria per la consideration di colui, il quale es­sendo del tutto creatore, volse col mezo di esse patir per le sue creature. Hora volendo restar Carlo tutto quello inuerno in Roma, s'andaua parlando vgualmente da tutti gli ordini Eccle­siastici, Senatorij, & altri; Come e' fusse fallace l'aspettar aiuto da i Greci nelle publiche occor­renze; l'Imperio de i quali gia per piu di trecen­to anni (hauendo essi dispregiata l'Italia) era ri­dotto à tale, che vna otiosa femina ne teneua le redine in mano. Cio è Irene. Et per l'altra parte si considera­ua come contra l'astutia de i Greci, & alla lor va­nità si contrapponeuano la simplice natura de i Germani, & de i Franzesi; il valor loro; la lor fede: Et le virtù di Carlo contra la pusillanimi­tà [Page 67] d'Irene; Onde mossi da questi pensieri, & in essi riscaldati, & fra di loro hauendo diterminato di donar quello, che'conosceuano di non poter contra gli altri diffendere; tuttti d'accordo. Pa­pa, clero, Senato, Misterioso consenso de gli ordini. & popol Romano segretamen­te fecero vn partito, ò Senato consulto, per il qua­le essi concedeuano secondo la forma antica à Carlo, & à i suoi successori l'insegne, & l'autorità dell'Imperio Romano: Onde il giorno di Na­tale essendo Carlo à gli vffici sagri in chiesa in­nanzi all'altar di San Pietro, Carlo è crea­to Impera­dore de i Ro­mani. senza saper alcuna di queste cose accompagnato dal suo figliuolo Pipino, ch'era ritornato dall'essercito per inter­uenire à gli honori del padre, eccoti, che alla sprouista nel corso dell'altre sagre cerimonie il Papa gli pone in capo vna Diadema Imperiale; & il popolo, che di gia era à cio preparato, comin­ciò à gridar ad alte voci. ‘A Carlo Augusto coro­nato da DIO, Grande, & pacifico Imperador de i Romani vita, & vittoria.’ Il che fatto, il Papa vol­tatosi à Pipino vnse ancor lui, Pipino coro­nato Re d'I­talia. Gli Impera­dori soleuano esser riueriti ancora da i pontefici Ro­mani. Imagine di Cesare. Quelche s'in tenda adora­re. Diuerse sor­ti di adora­tioni. & Coronollo Re d'Italia, cosi come era stato vnto Carlo per l'Im­perio.

Di poi il Papa riuerì Carlo com'era il costume di riuerire gli altri Imperadori; & la sua imagine fu messa innāzi all'altar di San Pietro, & alla qua­le s'vsaua di far riuerenza, & adorarla; Percioche ancora Ieronimo dice, che le statue de gli Impe­radori si soleuano riuerire, & adorare: non s'in­tendendo gia adorar come l'intendono alcuni superstitiosi ingegni; percioche non si adora con le parole, ò con l'animo, ma con la dimostration del corpo; la qual cosa i Persi vsarono in vn mo­do, & altre nationi in vn altro; & hora il Papa s'a­dora bacciandogli il piede; à i gran Principi s'ab­braccia il ginocchio; à i minori si bacia la mano; [Page 68] & i piu comuni s'adorano col cauarsi la berretta; in tanno, che tutti questi son modi d'adoratione; come auuiene anche, che cio si vede piu particu­larmente vsato in Inghilterra, doue l'huomo sa riuerenza à i piatti, à i coltelli, alla saliera, & in somma à tutti quei seruitij, cheson portati con qualche ceremonia per seruitio del Principe; & che ancora sempre si sta col capo scopetto nella sala principale, benche il principe non vi sia pre­sente. Et potrebbesi ancor dir, che il baciar del­le Donne, quando vien da cerimonia di buona creanza fusse vna spetie di adoratione, se non pa­resse, che ci fusse vn certo che piu di libero, & d'al­mor piu domestico. Questo par marauiglia, che ei non lo sapesse in­nanzi. Ma tornando à Carlo, il quai­le so prafatto da vna non aspettata dimostration di comun beneuolenza, & però lasciato il nome di Patritio, & gli altri titoli, ch'egli haueua, fu di poi chiamato Imperador & Augusto de i Roma­ni, & da lui hebbe principio, che l'Imperio rima­nesse ne i Franzesi, & ne i Germani; & che gli Im­peradori fusser coronati dal Papa; Carlo primo Imperador Latino ca­gione, che di poi i nostri Imperadori sisanno coro­nar da i Pa­pi. hauendo gli Imperadori Latini (che cosi si posson anche chia­mar) posseduto da Carlo sino ad hora l'Imperio circa di anni settecento nella nation Germana, & quel, che è piu mirabile à dire, natione da gli antichi Romani stimata barbara, & del nome I­taliano nemicissima, & del suo Imperio; essendo questi riuolgimenti cosi dati à noi dalla natura per dimostrarci, che qui non è regno, ò stato per noi cosi stabile, che col tempo non sene possa spe­rar, ò temer la riuolutione. Donò Carlo vn pre­sente nella Chiesa di San Pietro di cinquecento libre d'oro; Doni hone­rati di Car­lo. & vi messe dinanzi all'altare vna Co­rona d'oro di cinquanta libre con diuerse pietre pretiose, la qual con vna Catena del medesimo metallo fu appesa in alto per memoria del fuo a­nimo [Page 69] grato; & al sepolcro di San Pietro presentò tre calici forniti in nome suo, & de i figliuoli di peso di ottanta libre d'oro, i coperci de i quali pesauano libre ventidue d'oro. Donò ancora a i poueri tre mila libre d'argento.

Di poi spedite quelle feste si venne à dar vn vl­timo fine all'essamination di quei, ch'haueuan cospirato contra del Papa, & che gli haueuan po­tuto prouar contra cosa alcuna; & di loro fu pre­so il supplicio condegno, cio è furon fatti morir i capi, Essecutione di quei che furono troua­tirei contra di Leone. & gli altri circa trecento furon mandati in essilio; accioche l'essempio loro hauesse ad esser ammaestramento à gli altri del popolo mal a [...] ­ [...]o per sua natura ad vna quieta vbbidienza. Ac­commodate le cose di'Roma, & rimandato Pipi­no Re verso Beneuento; Carlo Imperador se ne andò à Spoleto, doue rimanendo per qualche giorno vene vn tremuoto vniuersale, Tremuoto generale ma­rauiglioso. che non pur quiui tremò la terra, ma in Roma, & verso Na­poli, & per tutta l'Italia, Germania, & Francia con horribil danno di molti luoghi notabili. Di poi per la dolcezza dell'aria fuori del costume dell'inuerno sopra venne vn a pestilentia vniuer­sale forse mandata fuori per qualche putrido hu­more essalato dalle viscere della terra per quel gran commouimento di essa. Pestilenza vniuersale nata per i di­uersi commo­uimenti della terra. Ambascia­dori Tersia­ni. Ma l'Imperador partito da Spoleto, passò à Rauenna, & di qui­ui à Pauia, doue hauendo hauuta nuoua, che à Li­uorno erano arriuati Ambasciadori d'Amaro­murmulo Re di Persia, & d'Abraamo ammiran­te de i Saracini, & Re d'Affrica; egli mandò in contro huomini honorati, che gli menassero, & accompagnassero à se; i quali lo trouarono in­torno à Vercelli. Da costoro egli intese come I­saco giudeo mandato da lui quattro anni prima Ambasciador in Persia con Lanfrido, & [...] [Page 70] ritornaua, & era in dietro con vn Elefante, & altri presenti; ma che gli altri duoi eran morti nel viaggio. Menandogli, & portandogli ancor essi diuersi doni da parte de i Re loro; le quali cose si rimaneuan pur sotto la guardia del predetto Isa­co. Doni Per­siani à Carlo. Scimie, gatti, maimoni, Lioni Affricani, orsi di Numidia; Nardo, oppobalsamo, odori di di­uerse sorti, & altre cose strane da vedere, & parte di grādissimo pregio. Carlo vdita la lor proposta, mandò Erchinoualda vno de i segretarij al mare perche e' trouasse commodità, che quegli anima­li si potesser condurre à lui salui; & esso menan­done seco gli Ambasciadori seguitò il suo viag­gio. Hauendo per all'hora accommodate assai fe­licemente le cose d'Italia, & ancora quelle di Spa­gna per mezo de i suoi Luoghitenenti; Poi che Barzalona, ch'era stata assediata duoi anni da i Christiani fu forzata à rēdersi loro col suo Signor Zatuno; Italia pacifi­cata. & in Italia hauendo le sue genti vinto Rothelino, & espugnata la sua città di Rhieti; re­liquie d'ogni passata seditione & discordia; non pareua, che vi rimanesse altro da fare. In modo, che in vn medesimo dì, Prigionieri à Carlo. & Zatuno, & Rothelino prigionieri furon menati innanzi à Carlo; dal quale e' furon confinati in Luoghi diuersi sotto buone guardie. Di poi verso l'Ottobre arriuò à porto Venere Isaco giudeo con i doni da noi rac­contati, & se ne passò à Vercelli per trouar Carlo; ma bisognò rimanersi quiui sopraggiunto da i maluagi tempi; Conciosia, che Carlo essendose­ne prima passato in Aquisgrana; egli per l'asprez­za dell'inuerno non potette passar l'Alpi. Carlo adunque ritornatosene in Germania, Visitatione della Giusti­tia per tutta la Germa­nia. mandò à riueder per tutto l'Imperio suo come la Giustitia fusse stata in sua assenza ministrata; mandando ancora i suoi Luoghitenenti con l'essercito per [Page 71] gastigar i Sassoni oltra l'Albi, i quali mentre, che egli era in Italia haueuan fatti di molti danni à i vicini loro. Ma in questo tempo hauendo inteso Irene tutti i maneggi di Roma, & come di gia l'Imperio Romano sitrouaua diuiso; dubitandosi che Carlo non si voltasse all'acquisto del resto; mandò à lui Leontio suo capo generale della mi­litia; Dubitatio­ne, & sospet­to d'Irene. per confermar seco nuoua amicitia, & pace come con huomo, & Principe ornato di nuouo titolo, & grado; Il qual Leontio essendo stato gra­tiosamēte riceuuto, vdito, & spedito; furon man­dati seco Iesse Vescouo Ambianense, Ambascia­dori ad Ire­ne. Speranza di matrimonio di Carlo, & d'Irene. & Helmo­gaudo vno del suo Consiglio per Ambasciadori ad Irene per trattar seco matrimonio, essendo lei vedoua, come ancora lui: accio, che con piu fe­licità della Christiana Religione per l'auuenir si ricongiugnessero insieme quei duoi potentissi­mi Imperij in vn sol corpo, di poi che per piu di quattrocento anni erano stati separati, & sinem­brati con grauissimo pregiudicio di Christiani­tà; & che cosi la maestà Romana potesse ancor risplender come prima. Ella vdì volentieri quelli Ambasciadori, & si contentaua del partito, Irene si con­tentaua di maritarsi in Carlo, ma i Grecisi solle­uarono cōtra di lei. Irene prigio­niera, & mo­naca. Niceforo Imperador d' Oriente. pa­rendole quanto à se medesima di douer crescer non poco in cōtentezza, & in honore. Ma i Greci inuidiosi della potenza di Carlo, & sempre all'v­sanza lor maligni conspirando contra Irene, & facendo capo fra loro vn certo Etio patritio la fecero prigioniera, le fecero rinuntiar per forza l'Imperio, & la fecero monaca, confinandola nell'Isola di Lesbo, & creando Imperador Nice­foro; dal quale furono vditi gli Ambasciadori di Carlo. Percioche hauendo essi vedute le cose d'I­rene andar in contrario, fecero quei generali vf­fici col nuouo Imperador, che i prudenti Amba­sciadori debbon far in simili casi, ò come richiede [Page 72] la necessità per honor del lor principe. Vssicio neces­sario d'vno Ambascia­dore. Vanità di Niceforo. Hora e' non è da tacer vna Greca vanità, che auuenne nella conuersatione, che si teneua fra l'Impera­dor Greco, & gli Ambasciadori di Carlo; però che dimandando Nicephoro con simili parole; Che fa hora Carlo mio figliuolo? (forse il buon Nicephoro stimādosi per la sua leggerezza esser solo Signor degli altri, chiamaua Carlo figliuolo come suo suggetto, ò minore; perche per l'età non era punto verisimile, che lo douesse chiamar figliuolo) ha egli i suoi Regni hora in pace? al qual proposito Helmogaudo rispose: Ogni par­te de i suoi Regni sta quieta, saluo vna natione di Germania, che si dice Sassonia, i popoli della quale per vsanza mal volentieri si posson tener à freno; ma sempre con latrocinij, & incursioni fanno danno a i lor vicini; Al quale l'Imperador pur con iattanza Greca replicò: Et perche il mio figliuolo Carlo contra cosi pochi nemici priui di virtù, & di valore consuma tanto tempo, & tanta fatica? Io che tengo l'Imperio del mondo, & à cio sono eletto dal Cielo, Ʋana libe­ralità. & son Signor delle co­se; & posso far grande chi mi piace, ti dono la Si­gnoria di coteste genti. La qual risposta riportata dipoi dal medesimo huomo à Carlo; egli sorridē do rispose. Meglio haurebbe fatto il Re Greco à farti Re delle sue femine. Alludendo forse alla la­sciua vita del Greco, & alla festeuol natura di Helmogaudo. Dal cui essempio si conosce quan­to deue vn Principe esser circospetto nel parlar con gli Ambasciadori. Riguardo, che deue ha­uer vn Prin­cipe con gli Ambascia­dori. Ma nella state seguente fu ron condotti i doni Orientali à Carlo; & in Italia nel medesimo tempo per qualche differenza oc­corsa fra i Greci, & i Latini per cagion de i cōsini, Ortona posta sopra il mar Adriatico fu espugna­ta dalle genti di Carlo, scacciatine i Greci; & fu [Page 73] consegnata in guardia al gouernator di Spuleto; il quale essendo di poi caduto in vna graue ma­lattia, la città fu assediata da Grimoldo Longo­bardo Duca di Beneuento di gia riuscito poco fedele à Carlo, & meno amico de i Greci, & da lui fu presa, & occupata; Ma di poi hanendo quel­l'huomo poco stabile, considerato il pericolo, ch'ei si tiraua addosso per quell'atto insolente, ri­corse all'humiltà, restituendo la città à Carlo, & pagando i tributi decorsi, & molti doni appresso per placar l'animo suo giustamente sdegnato. Et i Bauari anch'essi non si stando in otio assaltaro­no quel resto de gli Vngari, che restauano non domi; & hauendo con loro la felice fortuna di Carlo, Quando la fortuna è fa­uorcuole ad vn principe e'par, che i suoi po­poli intraprē ­dono sia lor felice. Capano Re degli Vngari battezzato, & detto Theodoro. Ambascia­dori Greci, à Carlo. guidati da i suoi Luoghitenenti ruppero in Campagna Capano Re di quelle genti; & lo fe­cero condescender alla fede Christiana; onde bat­tezzato fu chiamato Theodoro. Ma Carlo poi non molto visitando quei paesi sino alla Draua, gli incorporò, & applicò allo stato di Bauiera nel temporale; nello spirituale all'Arciuescouado di Saltsburg, raccomandando il gouerno à i nobili, & leuando l'armi alla plebe; parendoli di poter meglio, & piu sicuramente cosi ritener in vfficio, & al segno della Religione quei popoli per se me­desimi sempre desiderosi di nouità, & dell'altrui prede. Di poi ritornatosene à Saltsburg hebbe quiui gli Ambasciadori dell'Imperador di Co­stantinopoli, il capo de i quali era il Patriarca del medesimo luogo. Con loro adunque si comin­ciò à trattar della pace, la quale doppo molte di­sputationi s'accordò in tal modo. Che dall'hora innanzi Carlo, & i suoi successori fusser chiamati Imperadori Romani, Latini, & Occidentali. Accordo f [...] i duoi Imp [...] radori. Et Nicephoro, & i suoi successori fusser detti Impe­radori di Costātinopoli, di Grecia, & d'Oriente. [Page 74] Roma capo del mondo; Diuisione de i duoi Impe­rij. Tutta Italia sino al fiume Aufido, & al fiume Vulturno; mettendo questo nel mar Thosco, & quello nell'Adriatico, & in si­no à i confini del Ducato di Calabria, & del Re­gno di Napoli (come prima) sia dell'Imperio Ro­mano. Possegga Carlo oltra di cio l'vna, & l'altra Vngaria; Datia; Histria; Liburnia, & Dalmatia fuori d'alcune terre marine lasciate all'Impera­dor d'Oriente. La prouincia del Norico; d'Au­gusta; la Rhetia; la Bauiera; la Sueuia; tutto il ri­manente della Germania; tutte le Gallie, ch'hog­gi sotto vn sol nome son dette Francia: l'Isole Ba­leariche, & le prouincie della Spagna sino al fiu­me Hibero gia s'intēdeuano del dominio di Car­lo, nè v'haueua l'Imperador d'Oriente da far co­sa alcuna; & però si rimanessero all'istesso Carlo, & à i suoi successori, & heredi. Tutto quello di poi d'Europa, che guardaua all'Oriente, & à me­zo di s'appartenesse all'Imperador Orientale, con tutto quello, ch'egli, o i suoi successori potessero ritener, & guadagnare fuori d'Europa sotto me­zo dì & Leuante. Questo ben trouo io in molti al­tri scrittori d'historie, che appresso gli historici A­lamanni non ho ancora ritrouato. Che i Venetia­ni sino all'hora di non piccola consideratione sul mare posti nell'vltimo seno del Mar Adriatico, non hauendo dominio in terra ferma d'Italia fu­ron lasciati prima, & all'hora confermati da que­sti duoi Monarchi fuori della lor predetta diuisio­ne liberi, Ʋenetiani rimangono liberi nella diuisione del li duoi Impe­rij. & franchi con la beneuolenza di ciascun di loro. Et perche la ragion di tal cosa non appa­re, si dee creder, che cio da Dio fusse proueduto, accioche quella Città fondata in Republica ha­uesse à crescer poi, come la fece sin'ad hora con essempio non solamente di vnione, & di religio­ne, ma d'vna rara qualità di gouerno, col quale [Page 75] ell'ha vissuto piu lungamente, che nessuna altra mai. Queste conditioni di pace, & diuision di Prouincie scritte, & messe in tauole publiche fu­rono da Papa Leon terzo come testimonio delle loro volontà sottoscritte. Pare, che'l Papa fusse fra quei duoi Monarchi come testi­monio, & cō ­seruator del­la pace publi­ca. Nota tutto questo discor­so. Di poi gli Ambascia­dori Greci largamente festeggiati, & donati da Carlo, hauendo da lui presa licenza se ne ritorna­rono ne i loro paesi. Qui par à noi di ridurre à memoria à chi legge; che dal tempo che Costan­tino Magno traportò la sedia dell'Imperio da Roma à Costantinopoli, onde l'Italia cominciò à mancar del suo splendore gouernandosi, per vf­ficiali, & Luoghitenenti, & vedendo rare volte gli Imperadori in faccia, corsero sino à Foca Im­perador huomo perfido, & principe vile annj. 276. Percioche Costantino passò ad habitar in Grecia l'anno di Christo 328. & Foca visse intor­no all'anno 604. Et nel suo tempo l'Italia co­minciò à prouar tutte le miserie senza mai veder l'Imperador suo sino à Carlo, che furono anni 198. percioche Carlo fu eletto Imperador l'anno 802. non inutile memoria, L'elettione degli Impe­radori Lati­ni è stata la conseruatio­ne della Christianità, & della religio­ne. per poter meglio cō ­siderar quanta vtilità ritornasse all'Italia, & al­l'Europa & quanto splendor ne risultasse à tutte queste Christiane prouincie per l'elettione al­l'Imperio Occidentale di Carlo, & de i suoi di­scendenti ma torniamo al nostro proposito. Car­lo hauendo assettate le cose sue co i Greci se ne ri­mase nella Bauiera, doue ei si prese qualche ri­creatione nelle cacce, nella voleria, & nelle pe­scagioni; hauendo nondimeno qualche fastidio per i giudicij, & differenze delle persone ecclesia­stiche della Germania (come spesso gli auueniua) ma hauendo dati loro giudici competenti se ne spedì honoratamente. L'anno seguente, il quale fu il trentesimo terzo della guerra Sassonica dal [Page 76] principio di essa; I Sassoni Orientali subornati da i Dani, Di Dane­marche. ò Daci, & per se stessi essendone deside­rosi si ribellarono. Erano i Dani, & gli altri po­poli piu settentrionali molto sospetti della gran­dezza di Carlo; Godofrido Repoten­tissimo. & Godofrido Re loro potentis­simo regnando à i Dani, Suenoni, Finni, Nordo­uici, & Gotti; & possedendo la Cimbrica Cher­sonesso, Scandauia, Scandia, Gottia, & l'altre Iso­le del seno Codano, & Venedico, & però Reve­ramente molto potente, affermaua, ch'à lui s'ap­parteneua il Regno di Germania, come à huo­mo nato della vera stirpe, & natione de i Germa­ni; Inuettiua contra di Carlo. & che riteneua la disciplina, la Religione, & i costumi degli antichi suoi padri; & non à Carlo, il quale hauendo abbandonato l'amore, l'habito, la Religione, & le maniere della patria, & prese quelle delle vinte nationi da lui, Francesi, Italia­ne, & Spagnole, & del tutto scordatosi dell'esser nato fra i Germani non era degno di dominare à quella natione i costumi della quale egli haue­ua abbandonati; & che se tutti i popoli di Ger­mania volessero considerar ben queste cose, & di quanta ignominia e' fusse loro di restarsi nella fer­uitù d'vn Principe digenerato, & tralignato dal natio valore della sua antica patria, & propia na­tione; Et che volesser seco congiugnersi, per ch'e­gli farebbe bene con l'armi comuni in modo, che la lor comun patria farebbe liberata dalla tiran­nide degli Italiani, Prudenza di Carlo. & de i Franzesi. Ma Carlo in­tendendo cosi fatti andamenti, passò quanto pri­ma in Sassonia con l'essercito, & fece i suoi allog­giamenti al fiume Albi; Et Carlo, suo figliuolo con vn altro essercito hauendo passato il Reno à Himega andò à congiugnersi col padre, & à loro arriuò anche Lodouico dall'Aquitania con vn'al tro essercito; Onde i Sassoni sopraggiunti dalla [Page 77] celerità di Cesare, & de i figliuoli, & quasi circon­dati da tre campi doppo l'esser stati in due batta­glie à bandiere spiegate rotti con gran mortalità; porsero le mani supplicheuoli offerendo di far quel che lui volesse. Onde leuandone lui tutte le popolationi, ch'erano di la dall'Albi lūgo quel­la gran riuiera come sempre sospette, le fece pas­sar ne i luoghi vacui della Francia, Vtile proni­sione degna d'essere imi­tata. Nota. & della Ger­mania; & quiui messe Colonie di quei popoli, ch'esso haueua per proua conosciuti piu fedeli, & da i quali egli haueua riceuuto seruitio. Ha­uendosi memoria per gli scrittori, che dieci mila capi di casa con tutte le lor famiglie, & serui fu­ron quelli, che furon fatti passar da quella ad al­tre prouincie; de i quali alcuni pochi nondimeno se ne fuggirono in Dania. Et per tutto il resto della prouincia, & per Westfalia messe vn magi­strato di cinque huomini di bonissima fama, Nota la na­tura d'vna nuoua inqui­sitione; tan­to per la poli­tia, quanto per la religio­ne. Autorità grandissima. & di scelto valore, i quali attendessero, & segretamen­te, che non si mancasse in cosa alcuna, tanto cir­ca la Religione, quanto intorno alla Politia del bene, & rettamente viuere; & à costoro diede autorità libera di poter gastigar qualūque si fus­se alla lor coscienza; il qual modo d'inquisir segre­tissimo ha di poi durato lungamente fra quelle genti, come necessario alle loro scandalose na­ture. Per mezo adunque di questo vfficio fu ri­tenuta quella ferocissima natione à freno; per­cioche per piccola cosa chiunque si fusse sospetto era fatto da lor morire; in tanto, Seuerità no­tabile. che costretti dal­la paura, cominciarono ad hauer piu riuerenza della Religione, & della giustitia; La paura qualche vol­ta si conuer­ta in vso. & la paura loro si conuerti in vso ne i loro figliuoli; tanto, che'si fecero col tēpo vn corpo stesso con gli altri Ger­mani. Godofrido in questo mezo con vn'armata potentissima, & con molta Caualleria essendo [Page 78] venuto per mar, & per terra à confini della Sas­sonia dalla parte di Dania suo Regno, & trouan­doui le cose de i suoi amici disperate, cominciò à trattar della pace; & egli promesse d'abboccarsi con Carlo; Godofrido diffidente. Sdegno di Carlo. ma di poi da i suoi dissuaso dal far tal cosa si ritirò con l'essercito alla Citta di Slesuuick, luogo principal di Dania; Per la qual cosa Carlo sdegnato gli mandò à far intender, che douesse ristituire i prigioni, & i fugitiui, offerendogli per cio la pace, & il perdono delle ingiurie paslate, al­trimenti gli annuntiaua la guerra. Et al fine fra di loro le cose furono accommodate cosi; Che ciascuno si rendesse l'vno all'altro i prigioni, & i fugitiui, Accordo. La coscienza libera. con patto però, che'potessero essi fugiti­ui viuer secondo la lor coscienza; & che ciascun di loro si tenesse amico degli amici, & nemico de i nemici l'vn degl'altri. La quale speditione ac­commodata, Carlo se ne ritornò ad Aquisgrana, & mandò l'essercito alle stanze. Accadde all'ho­ra che si scoperse per fama del popolo vn certo miracolo del sangue di nostro Signor Iesu Chri­sto in Mantoua città nobilissima nella Lom­bardia, Miracolo à Manto­ua. ch'ancora sino ad hoggi come vna mac­chia grande quanto vna moneta si vede; della qual cosa volendosi chiarir Leon Papa, passò da Roma à Mantoua, Il Papa in Germania. & poi in Francia all'Impe­radore, il quale lo mādò ad incontrar sino al Ro­dano ne i confini di Sauoia per Carlo suo figliuo­lo, & egli l'andò ad aspettar nella città de i Remi, menādolo poi per le feste di Natale ad Aquisgra­na; Doue venne Theodoro Principe de gli Auari, il qual pregaua d'esser leuato con le sue genti di quei paesi doue prima egli era stato lasciato; per­cioche i Venedi nemici antichi della sua natione non restauano d'ingiuriarla come quella, Venedi popo­li. che per le molte guerre era grandemēte stata abbattuta; [Page 79] onde ei desideraua, che l'Imperador gli desse le stanze fra i suoi Bauari huomini piu ciuili; Della qual cosa Carlo si cōtentò, & diede à lui, & à i suoi le stanze sopra il fiume Arabone verso la Carnia, doue habitarono quieti; & à Theodoro successe Abraamo suo figliuolo, che si battezò, & fu fedel suggetto dell'Imperio. Ma Carlo Imperadore commosso dalle querele, & dalle informationi di Theodoro, nè stimando esser cosa degna di se, nè sicura per lo Imperio, che i Venedi molestassero i suoi confini, fece passar Carlo suo figliuolo con vno essercito di Bauari, & di Sueui contra di loro, Impresa con­tra de i Ve­nedi, & altri. & contra gli Sclaui, & Bohemi; & hauendo assal­tati i loro paesi in vna battaglia gli ruppe, & am­mazzò Zecone Re loro, il quale s'affatticaua per vietar il passo à gli Imperiali nella selua Hercinia grandissima di tutte le selue d'Europa; Hercinia selua gran­dissima. Onde es­sendo Carlo il figliuolo felicemente penetrato nella Bohemia; & per tutto hauendo sparso fer­ro, & fuoco l'afflisse tanto, che la ne rimase do­mata ben assai; con la qual vittoria egli se ne ri­tornò à Cesare, il quale di gia haueua appuntata vna Dieta Imperiale nella città di Diethēhouen; nella qual Dieta, ò Concilio Imperiale Carlo ma­gno Augusto Cesare volendo come Christianis­simo Principe proueder, che doppo la sua mor­te non hauesse à nascer tra i figliuoli alcuna dis­sensione; volse, che ciascun di loro sapesse quel, ch'egli hauesse da possedere di poi, che lui fusse passato all'altra vita; Et però egli assegnò à Lo­douico l'Ispagna sino all'Hibero, la Guascogna, Carlo diuide per via di as­segnatione à i figliuoli i suoi stati doppo la morte. & l'Aquitania sino al fiume Ligeri, fuori che'l cō ­rado di Torsi, & quel di Narbona; & gli assegnò da vn'altra parte tutto quel tratto dell'Alpi doue è la Tarantasia, & la Segusiana. A Pipino assegnò con l'Italia, che egli haueua prima, l'Istria, la Li­burnia, [Page 80] la Dalmatia, la Pannonia, il Norico, la Rethia, la Sueuia (saluo Augusta, & quanto ba­gna il fiume Lico) la Vindelicia, la Bauiera sino al principio del Danubio, Inghelstat, & Lauthers­houen, che sono di la dal Danubio. Et il resto cio è la Gallia Lionese, i Celti, i Belgi, la Germania, la Franconia, detta all'hora Francia antica, la Thuringia, la Sassonia, la Frigia, i Venedi la Sue­uia oltra il Danubio, cio è verso Settentrione, & la Bauiera Settentrionale di là dall'Istro furono assegnate à Carlo; & gli fù dato il Contado di Torsi ne i consini di Lodouico; & à Pipino Augu­sta di Rhetia, & quelle due terre di là dal Danu­bio come è detto: accioche fatte le diuisioni, ciascun di loro hauesse qualche parte, Prudenza di Carlo. che pene­trasle ne i confini dell'altro fratello; perche in o­gni caso di guerra e' si potesser meglio aiutar l'vn l'altro; & accioche e'vi fusse fra loro vno sproneda douerlo fare. Ordinando, che loro, & iloro suc­cessori fussero heredi l'vno dell'altro & che nes­suno di loro riceuesse i fugitiui, ò i ribelli dell'al­tro. Nota. Fu prohibita à i loro popoli la permutatio­ne, ò cambiamēto della patria per li huomini; ma per le Donne fu concessa. Et di piu fu ordinato, che s'egli auuenisse, che Carlo, ch'era il maggio­re, morisse innanzi à i fratelli senza figliuoli: Pi­pino douesse hauer la Germania, & Lodouico la Gallia. Ma se Pipino morisse in tal modo, Au­gusta di Rhetia con tutto quello, ch'è fra il Lico fiume, Vercelli, Pauia, Modena, & sino al fiume Pò da man manca di esso; Et il seno Adriatico, & il contado di Spuleto peruenisse à Carlo. Maso­pra il fiume Lico la Rhetia, & la destra parte d'I­talia con l'lsole del mar Thosco toccassero à Lo­douico. Ma se Lodouico casualmente morisse (come è detto) senza figliuoli innanzi à i fratelli. [Page 81] Pipino Re ottenesse la Gallia Narbonese, & l'Hi­spagna sino all'Hibero; & Carlo l'Aquitania, & la Guascogna. Tutte queste cose accommodate col consiglio di huomini prudenti, & col consenso del Concilio furono scritte, & ferme dalle parti, & mandate à Roma al Papa, che di gia se n'era ri­tornato in Italia, dal quale furono sottoscritte. Il Papa sot­toscriue la di­uision fatta da Carlo. Di poi l'Imperadore rimandando Pipino in Ita­lia, & Lodouicò in Aquitania; ritenùto seco Car­lo se ne andò per il Reno à visitar l'Holanda, & quei paesi piu bassi: Poi ritornato ad Aquisgra­na mandò Carlo con l'essercito contra i Bohemi, Nuoua im­presa contra i Bohemi, & altri. & contra quei di Misnia, co i quali egli combat­tēdo gli vinse in campagna piu volte, & ammaz­zo Miloduco lor Principe, si che' ridusse quei popoli doppo molte ribellioni ad vna stabile vb­bidienza. Haueua Carlo il figliuolo nel suo esser­cito (come hebbe anche Cesare suo padre, al suo soldo vn gigante detto Enothero nato in Durgia villaggio di Sueuia; costui era tanto grande, Enothero gi­gante. & va­lorolo, che si metteua à passar à guazzo ogni gran fiume trahendosi dietro il cauallo per la briglia; Costui faceua de' nemici con vna lancia come si fa de i ranocchi, però che ve ne infilzaua come per gioco combattendo (intendendo noi però huomini disarmati) cinque, & sei, & otto innan­zi, che volesse gittarli da se. Et se egli era diman­dato nel ritornar dalla guerra da gli amici come la fusse andata contra i suoi nemici, & come e' si fussero portati. Egli ridendosene. Et che crede­te voi (diceu'egli) di quei ranocchietti; se' fusser buoni à qual cosa io ve ne vorrei ogni giorno far hauer vna filza; & mi marauiglio, che'l Signor nostro stia à far tanta spesa contra questi vermi­celli. Andaua egli nondimeno armato, & era ac­corto nella guerra, & però degno, che se ne faces­se [Page 82] mentione. Noi certo l'habbiamo rappresenta­to, come da gli antichi scrittori delle cose di Car­lo c'è stato dimostro; nè vogliamo punto negar, che cio non potesse essere; perche anche nelle ter­re nuoue furon ritrouate reliquie d'huomini cosi fatti; I Giganti so­no stati, & non sono fa­uolosi. & noi in Londra habbiamo veduto vn dente humano cosi grande, che non può esser, che' non fusse stato d'huomo di statura gigantea. Ma ben ci par piu duro da credere che la natura douesse anche hauer proueduto di vn cauallo al bisogno, & proportion di colui; ma lasciamo hor questo nell'altrui credenza. Il Re Pipino in questo mezo mandò al soccorso di Corsica vn'armata, Corsica assal­tata. la qual' Isola era stata assaltata da i Saracini, i quali riti­ratisi non vi fecero molto danno; ma nella loro ritirata vi fu morto Adomaro Franco gouerna­tor di Genoua percioche volendo egli persegui­tari i nemici troppo piu di quel, che si conueniua ad vn, che tien gran carico sopra gli altri, fu da lo­ro tolto in mezo, Nauarra, & Pampalona ritornano al­l'vbbidien­za. Niceforo rompe la pa­ce. Ambascia­dori Orien­tali à Carlo. Timor degli Orientali. & fatto morire. Et in Hispagna quei di Nauarra, & di Pampalona, i quali prima s'erano ribellati à i Saracini, ritornarono in cer­uello, & da Lodouico furon perdonati, & riceuuti in gratia. Et Nicephoro Imperador di Costanti­nopoli rompendo la pace mandò Niceta Patritio à ricuperar la Dalmatia, & ritrouandosi Cesare in Aquisgrana, hebbe nuoua, che gli veniuano Am­basciadori del Re di Media, & di Persia, insieme con altri di Palestina; tanto terrore haueua posto la fama di Carlo à i popoli d'Oriente, che' teme­uano, che la fortuna, & la virtù di Carlo non ha­uesse à riuscir tale, che gli paresse poco l'hauer acquistato l'Occidente, ma che' volesse penetrar ancora nell'Asia, & nell'Affrica; & però quei Re di barbare nationi, & nemiche affarto del nome Christiano desiderauano d'intertenerlo; mossi [Page 83] anche à far cio in parte dalla marauiglia delle gran cose fatte da lui. Et esso percioche cono­sceua, che di tal cosa gli ritornaua vn chiaro ho­nore, & che in particolar tornaua molto à pro­posito per quei Christiani, La cagione per che Car­lo mantene­ua l'amicitia con i Princi­pi Infedeli d'Oriente. Nota. che praticauano in A­sia, ò che vi eran prigioni nutriua quell'ammistà con ogni conueniente vfficio di honore, & di a­moreuolezza. Onde egli auuenne, che' si vedde ne i suoi tempi il Tedesco amicheuolmente bere dell'acqua dell'Eufrate; & il Medo ber di quella del Reno. Essendo adunque i detti Ambasciado­ri stati incontrati honoratamente, & condotti à Cesare in Aquisgrana vi arriuarono la settimana santa, & il giorno di Pasqua furono ammessi al­l'audienza Imperiale; essendo all'intorno dell'Im­perador vna gran turba di prelati in habito pu­ro, & venerando; & vn gran numero di baroni ornatissimi de i loro habiti; poi i Caualieri, & i Capitani principali, & riguardeuoli non meno per il ferro, che per l'oro. I Persiani commossi grandemente dalla vista di tanto veneranda, & Heroica mostra, & quasi che per cio spauentati; & riguardando nel volto di Cesare vna virile, & natural seuerità, con vna graue Maestà; quasi, che non hauesser prima veduto alcun Re, si stettero per vn pezzo stupefatti, & immobili; Ammira­tione degli Ambascia­dori Orien­tali. Lodi di Car­lo. & al fine sciogliendo la lingua alle parole dissero; Che l'ha­bito, & la qualità de i corpi non eran punto con­trarij alla fama di lui, & della sua gente. Noi hab­biamo veduto sino ad hora huomini di terra, ma hora noi neveggiamo vno aureo, & pretioso. Di poi vno di loro esponendo la cagion della lor venuta parlò in nome del Re loro gratiosamente la sua intentione. Carlo hauendogli amoreuol­mente riceuuti, & ringratiatili della buona loro oppinione, diede lor luogo honoratissimo, & [Page 84] nelle ceremonie, & ne i conuiti; facendo lor poi adagió veder tutte le cose degne della lor vista, si per conto de costumi; & vsanza di pace, come di guerra. Ma ancora menandogli seco alle Cacce de i Bisonti iubati, & de gli Vri (questi sonospetie di buoi saluatichi terribili. Ficre salua­tiche. I Parthi all'aspetto di cosi fatte fiere s'andauan ritirādo, ma Carlo ben­che homai fusse di tempo graue volse mostrar il suo primo valore, Valor di Carlo. & però spingendo il suo Ca­uallo, & con la spada in mano andādo per affron­tar la fiera con animo di tagliarle il collo, nello stesso corso essendo stato scansato il colpo dall'a­nimale, fu lui in vna gamba offeso col corno; ma non gia molto per la bontà dello stiuale, Pericolo di Carlo. come che il quoio ne rimanesse rotto dalla violenza del colpo. Isenobando figliuolo di Varino Principe di Sueuia in tanto vedendo il pericolo di Cesare, tirando vna saetta ferì la fiera tra'l collo, & la spalla in modo, che per il colpo mortale la si di­stese in terra, & cosi leuò del tutto il pericolo al suo Signore. La qual caccia finita, ma con qual­che timore de gli amici, & anche de forestieri per il pericolo del Principe; hebbero altre volte nuo­ue occasioni di trattenersi in diuersi piaceri, doue veddero in piu d'vn luogo huomini desiderosi d'honore, Quādo i sug getti ama­no il Prin­cipe, non ri­cusano alcun pericolo per lui. Loquacità degli Am­basciadori. & della gratia di Cesare mettere in pe­ricolo le lor vite per il suo piacere, la qual cosa diede occasion di danno à qualch' vno percio­che vn giorno parlandosi fra loro nella presenza di Carlo simili cose; Gli Ambasciadori sicurtà di parlar liberamente, quasi che si mo­uessero per gioco dissero; che pareua lor gran marauiglia, che vn tanto Imperadore, di tanta forza, & di tanto Imperio fusse solamente stima­to in presenza tanto, che ciascun s'esponesse con la vita ad ogni pericolo per lui; & che in assenza [Page 85] nessuno si mouesse pur con vna sola parola per suo honore. La qual cosa non essendo bene inte­sa da Cesare, ei desiderò di saper da loro, perche gli hauesler parlato cosi; All'hora essi rimostraro (& fu Asiatica malitia la loro) come venendo à lui, per tutti i suoi Regni, Malitia Asiatica. & Imperio sino à che furono incontrati per suo ordine, duraron gran fatica à trouar per i lor denari alloggiamento, ò commodità alcuna; per la qual cosa risentitosi grauemente l'Imperadore, Giusto sde­gna. priuò de i loro gouer­ni tutti quei, che si trouauano al gouerno di quei luoghi per doue eran passati quelli Ambasciado­ri; & i prelati di quei paesi quasi corruttori d'vna debita hospitalità condennò in denari. Debitapena. Et alla lor partita gli presentò honoratamente, & gli fece à sue spese accompagnar per tutto il suo Imperio liberalmente; & al Re di Persia mandò à donar Caualli di Spagna, Muli Spagnoli, Magnani­mita Reale. Vesti d'arma­re di diuerse sorti, Cani valentissimi per la caccia, Armature bellissime, & altri pretiosi doni; de i quale dilettatosi grandemente il Re Persiano, desiderò di prouar i Cani, & però facendo vna caccia, ne ammesse alcuni ad vn Lione, contra del quale andando, & abboccandolo in tal maniera, che nō lo voleuano à modo alcun lasciare, Cani mira­bili. i Ger­mani, che erano stati mandati con quei doni am­mazzorono il Lione, & i cani all'hora lasciarono la preda. Però quel Re esclamando disse; Lodi di Car­lo. Felice Carlo mio fratello, che signoreggia à cosi forti huomini; Certo, che la fama è grande, ma l'effet­to è maggiore. La virtù si fa conoscer ancora da lontano, & appresso de i naturali ne­mici. Hora il Re Asiatico per la buona relatione, che lui hebbe da i suoi Ambasciadori delle qualità, virtù, & potenza dell'Imperador Carlo; ò pur, che altra se ne fusse la cagione, ei si contentò di ristituire à i Christiani, & à esso Car­lo la prouincia di Palestina, ò vero Giudea con [Page 86] essa Citta di Ierusalem. Magnani­mità vera­mente nota­bile. Ma percioche Cesare n'era lontano; nè poteua secondo la condition di quei tempi conseruarla piu di quel, che i mede­simi Orientali s'hauesser voluto, la prouincia si restò come prima nelle mani di quel Re, non vi volendo mandar gente per quell'effetto; il qual volse nondimeno magnanimamente operando, che l'entrate fuslero di Cesare, ò di quei Christia­ni à chi egli l'assegnasse; Et però Catlo vi mandò un Thesoriere à sopra veder tali cose. Et di qui son nate le fauole, che Carlo magno passò in Asia, & ch'egli acquistò la Palestina, Carlo non v­sci maid'Eu­ropa. & vinse, & guada­gnò Ierusalem. Percioche lui non vscì mai d'Eu­ropa, nè de i suoi Regni, se non ne i confini de i nemici per far guerra; quantūque alcuni monaci del monte Oliueto foslero all'hora mandati da quel Re ad offerir quella prouincia, & à porger vbbidienza à Carlo magno, i quali poi furono ri­mandati honoratamente à casa con l'appunta­mento, & ordine, che di sopra si è detto. In que­sto tempo i Saracini corsari assaltarono di nuouo la Sardigna, Saracini as­saltano l'Iso­le d'Italia. Tregue fra i Greci & Pi­pino. & la Corsica; i quali da i Luoghite­nenti di Pipino furono scacciati, & gastigati per qualche tempo si, che ne fu purgato per all'hora il Mar Thirreno. Ma Niceta Luogotenēte di Ni­cephoro, il quale noi habbiamo detto, che assal­tò la Dalmatia, trouandoui difficultà, facendo tregua con Pipino per alcuni mesi, ritirò l'arma­ta nel golfo di Venetia, Venetiani naturali a­mici de i Greci. hauendo i Venetiani per cagion delle lor mercantie vna certa ammistà co i Greci. Et l'Imperadore pendendo alcuna con­trouersia in Bauiera per conto delle Decime, vi ragunò vn Concilio nationale, nel quale egli ac­cordò le cose; & volse, che fussero l'entrate eccle­siastiche partite in quattro eguali parti; vna del­le quali fusse del capo della Chiesa di qualunque [Page 87] grado ei si fusse, l'altra de i sacerdoti, Nota la par­titione de i beni ecclesia­chi. Nota questo Eclipse. l'altra de i poueri della parrocchia, & l'vltima fusse conser­uata per la restauratione della Chiesa, & altre sue necessità. Et fu fatto quello anno l'eclipse della Luna tre volte, & del Sole vna sola, & l'inuerno fu oltra la sua natura dolce, onde l'annata fu ripiena di pestilenza. L'Imperador partito la Primaue­ra d'Aquisgrana se ne andò à Niumega, Ariodulso Re degli Inghilesi. doue lo venne à trouar Ariodulfo Re degli Inghilesi scac­ciato del Regno; il quale essendo stato amore­uolmente da Cesare riceuuto, & intertenuto per qualche giorno se n'andò poi à Roma per cagion di diuotione; d'onde essendo ritornato, & hauen­do hauuto il fauor dell'Imperadore fu da lui fat­to accompagnar in Inghilterra per Haudofrido, & per Hauthario monaci; il primo segretario del­l'Imperadore, & l'altro Abbate di Santo Otma­ro; accompagnati da vn' Ambasciador del Papa Adulfo Diacono, & nato pur in Inghilterra, do­ue arriuato col fauor della parte amica, & con la riputation, che gli daua l'Imperadore, & il Pa­pa, egli accommodò le cose sue. Ma ritornato Carlo in Aquisgrana si scoprì vna nuoua guerra: Percioche Godifredo da noi ricordato, Go lifredo Re in quie­to. non sa­pendo star quieto, cominciò per mare à far pre­dar tutte le marine della Germania, & della Frā ­cia; Et di poi prendendo maggior ardire, assaltò i consini dell'Imperio; percioche nè ancora quegli vltimi popoli piu simili à se stessi, che à chi ben gli gouernaua, non si contentauan molto di restar nell'vbbidienza; onde alcuni di essi facilmente fecero deditione. Iattanza di Godifredo. Vantauasi costui pur ancor di nuouo di voler liberar la Germania dalla tiran­nide di Carlo; il quale farebb'egli ben ritornar nella sua Francia; della quale, & dell'Italia ei si doueua contentare, & lasciar la Germania libera [Page 88] à i veri Germani; Percioche come due galli son superslui ad vna casa; & come non piu d'vn Sole è necessario al mondo; cosi la Germania non poter capir due Signori. La onde essendo esso Godi­fredo vero Germano; era ben cosa honesta, che Carlo adulterino, & imbastardito ne i costumi delle strane nationi, se n'andasse à gouernar i suoi Franzesi, & i suoi Italiani; queste parole cosi fat­te diceu'egli fra isuoi; minacciando di voler ben presto dar vdienza (come assoluto Signor di Ger­mania) nelle amenissime valli del fiume Mosella, & d'assediar esso Carlo in Aquisgrana, s'ei fusse cosi temerario d'aspettarlo. Con tali, & altre si­mili ostentationi, & con le forze ancora ei messe sotto sopra tutte le prouincie conuicine, & fece di molti danni à gli Imperiali. Ma come prima l'Imperador potette gli mandò contra Carlo suo figliuolo, il quale, come, che vsasse celerità, tro­uò nondimeno, Battaglia fra gli Im­periali, & Godifredo. che s'era fatto vn gran fatto d'ar­me fra quegli Imperiali, che haueuan fatta testa, & l'inimico; nella qual battaglia, dalla parte Im­periale vi rimasero molti morti de i quali il piu Illustre fu Godebelo principe in quei paesi; ma ne ancora il nemico n'hebbe da ridere, ò ralle­grarsene, perche vi perdè molti de i suoi migliori soldati, & fra gli altri Reginobaldo suo nipote. Hora arriuato Carlo il figliuolo al fiume Albi; & quello hauendo passato, & attrauersata la Sasso­nia pacificamente; come egli entrò ne i paesi ri­bellati, accendendo quiui vn graue incendio di guerra, Godifrido si ritira. distruggendo ogni cosa fece si, che Go­difredo diffidato di poterli contrastare si ritirò ne i suoi confini antichi della Dania: Spogliando anch'esso nel ritirarsi, & distruggendo ogni luo­go per tutto fra terra, & alla marina; lasciando nondimeno in ogni luogo del suo Regno dama­re, [Page 89] & da terra continoue guardie, & facendoui spessi ripari. Di poi cambiando oppinione man­do alcuni mercāti ben conosciuti in Frigia al go­uernator Imperiale, Godifredo si riconosce. col quale egli haueua qual­che cagion d'amicitia, à scusar le cose fatte; per­cioche lui daua tutta la colpa à i vicini, ch'haue­uan cominciato à contendere; & però ei diman­daua, che'si potesse venir à qualche ragionamen­to d'accordo. Essendo state vdite queste cose da colui, & fattele conoscere à Carlo generale del­l'Impresa, fu riferito per presti messaggieri il tut­to all'Imperadore, il quale si contentò, che alcuni diputati amici comuni conuenissero ne i loro confini per parlar di quei negotij; & per accordar tutte le lor differenze. Cesare dimandaua, Si tratta l'accordo fra Carlo, & Godifre­do. che le cose tolte fussero ristituite, ò i danni stimati, & ristorati: gli hostaggi renduti: i tributi rilasciati & che Godifredo non trauagliasse piu con guer­ra, ò in altra maniera gli amici, & i suggetti del­l'Imperio. Che non riceuesse i Rubelli, & i rice­uuti gli desse in suo potere; Che rendesse tutti i fugitiui; nè subornasse i popoli dell'Imperio. Che se Godifredo facesse quelle cose, l'amicitia loro sarebbe buona, & santa. Ma il Re Godifre­do à queste cose rispondeua, che lui non s'era mosso per far ingiuria, ma per diffendersi da quella; & che essendosi gli Imperiali vicini mossi contra de i suoi, egli per diffender le cose sue gli haueua soggiogati, & per ragion di guerra gli ha­ueua fatti tributarij; il che non era disdiceuole appresso di nessuna natione; & che quantunque esso hauesse riceuuto in tal modo in fede degli altri, esso non intendeua di abbandonargli, ri­putando cio douer esser suo gran dishonore, & ch'egli desideraua, che l'amicitia dell'Imperador gli fusse d'ornamento, & di sicurtà, & non di bia­simo, [Page 90] & di pericolo. Et perche l'oppinioni, & i de­siderij di quei duoi Principi erano dirittamente contrarij, Non si potē ­do accordar quei duoi Principi, la guerra si se­guita. non si potettero accordar; onde si se­guitò la guerra. Però Trasicone vno de i baroni imperiali insieme con i Sassoni diede gran danni all'inimico, espugnando per forza vna delle prin­cipali città ribellate; ma costui non godè molto della vittoria; percioche essendo stato inuitato dal nemico à parlamento, Notabil per­fidia. Notabile es­sempio. fu da lui fatto ammaz­zare à tradimento, temendone Godifredo mol­to per il suo gran valore; essempio ad ogni altro, ch'adagio fidar si debba senza gran cautela del nemico suo. Hora hauendo l'Imperador veduto quanto Godifredo si presummeua, & la sua te­merità, & perfidia; & hauendo Carlo il figliuolo per forza d'arme racquistato quel, che s'era per­duto; egli deliberò di mettere à quelle frōtiere v­na forte, & numerosa Colonia per tener in freno i Dani, & gli altri popoli settentrionali; però con­ferita la cosa con i suoi, & con Egoberto Prin­cipe maggior fra i Sassoni, si contentò Carlo Ce­sare di dar à lui il carico, & à gli altri nobili di Sassonia di elegger vn luogo con quanto spatio fusse bastato al nutrimento di essa Colonia. Nuoua Co­lonia contra i Dani. Però fatti dare i nomi per tutta la Germania, & Fran­cia di chi voleua con le sue famiglie andar à star in quei paesi, ne furono scritti vn grandissimo numero; i quali tutti con buon ordine fatti pas­sar per la Frigia, & oltra ilfiume Albi; sino al fiu­me Sturia, quiui in vn luogo commodo per la fer­tilità del paese, & per il sito, come Egoberto gui­da di quell'impresa giudicò esser proposito, fu ferma la Colonia. Il luogo era detto Eysouelt, il quale fu prestamente di fosso, & di bastione ben fortificato; & ben fornito di ogni sorte di mu­nitione da guerra; & di vettouaglie per viuere, & [Page 91] di bestiami; diuidendo à tutti i padri di famiglia alla proportione della loro qualità, & del lor ca­rico il terreno all'intorno.

Mentre, che queste cose passauano nel Setten­trione, In Italia, & in Dalmatia non fu punto di quiete; Percioche Paulo capitano dell'armata Greca, hauendo assalita la Dalmatia, fu doppo diuersi accidenti ribattuto, Greci ribat­tuti dai La­tini in Dal­matia. I Principi di Ʋenetia im­pediuano la pace fra i duoi Imperij ma pur ad­heriuano à i Greci nel ge­nerale, ma o­diauano Pau lo lor capo per che ei cerca­ua la pace. Pipino mos­se guerra, ài Venetiani per cagione d'alcuni loro fuor vsciti. & scacciato da quella prouincia; Onde ritiratosi à Venetia Città neu­trale, di quiui tentaua di venir à qualche appun­tamento di pace, la qual cosa Villerio, ò Obele­rio, & Beato fratelli all'hora principi della Città cercauano d'impedire; non giudicando, che fus­se à proposito della lor patria, che quei duoi gran­dissimi monarchi fussero vniti: In tanto, che, te­sero alcune insidie à Paulo il quale per cio se ne ri­tornò in Constantinopoli; la qual cosa se fu vera, ò pur, che Paulo ne dubitasse, si lascia per incerta, perche non era verisimile, che i Venetiani, ch'al­l'hora non erano molto potenti volessero irritar l'Imperador Greco; douendo essi per cagion di mercantia nauigar in Oriente; se gia quei, che reggeuano la Città in quei tempi non hauessero hauuto animo d'occuparla publica libertà col fa­uor dell'Imperador Latino: Perche nel vero il Re Pipino à i conforti di tali fuor vsciti haueua mos­sa guerra à i Venetiani; Et l'harebbe seguita, & forse con lor danno, se da Dio, il quale haueua dissegnato nella sua mente quella Republica al­l'eternità, non fusse stato impedito. Ma qual fus­se il color, ò ragione di quella guerra, nessuno l'ha ben descritto à bastanza; se non che, par, che la gelosia, che i Franzesi doueuano hauer, che quella Republica non fusse piu affettionata al­l'Imperio Orientale, ch'allo Occidentale ne fus­se stato la prima cagione. Et i Saracini dell'vlti­ma [Page 92] Spagna hauendó assaltata in quei tempi alla sprouista l'Isola di Corsica, Cersica assal­tata. Lodouico as­salta la Spa­gna. vi fecero molti danni, & si ritirarono alle case loro; Per la qual cosa Lo­douico quasi vendicator della causa comune en­trato con vn essercito in Spagna fece loro an­ch'esso di grandissimi danni; benche non hauen­do apparecchio sufficiente, & però non potet­te espugnar Tortosa città ben guardata da loro sul fiume Hibero; se ne ritornò in Aquitania. Ma gli vennero dietro gli Ambasciadori di Amazoro vno de i Principi Infedeli, il quale hauendo oc­cupato il Principato del morto Aureolo, manda­ua per timor de i suoi emuli à rimettersi nella fe­de di Carlo Imperadore; il qual Carlo accio che da nessuna banda gli mancasse da fare, fu forzato à far ragunar vn Concilio nationale, percioche i Greci Theologi haueuan seminato vna loro er­ronea oppinione intorno all'intendimento dello Spirito Santo. Oppinione erronea de i Greci intor­no allo spiri­to Santo. Saracini di nuouo sul mare. Normanni assaltano la Erigia. Et i Saracini la state, che seguitò di nuouo assaliron la Sardigna, & la Corsica, come berzagli commodi alle lor rubberie; & se ne ri­tornarono in dietro. Attendendo in tanto il Re Pipino alla ricuperatione de i luoghi, che nella Dalmatia erano rimasti in mano de i Greci; & douendo Paulo soccorrerli, nè potendo si, che l'al­tro non hauesse il suo intento, ciascuno si ritornò alle case sue. I Normanni in quel mezo con du­gento naui assaltando la Frigia in tre battaglie superarono in modo i Frigioni, che non solo e' furon forzati à ricomprar la pace à denari con­tati, ma ancora à farsi lor tributarij: Et il Ca­stello Hohemburg alle ripe dell'Albi, & guardato dal presidio Imperiale, & da Oddo Luogotenen­te fu da loro espugnato, & distrutto. Cesare ha­uendo inteso tutte queste cose, con quanta piu di prestezza ei potette, mandò per tutto à far genti; [Page 93] & egli in quel mezo con quei soldati, che furon piu presenti si parti d'Aquisgrana; & hauendo passato il Reno, si fermò al fiume Luppia, Nuoua spe­ditione con­tra di Godi­fredo. per far quiui maggior masla di gente; doue essendo ar­riuate molte bande di Caualleria, & di fanteria di Francia, di Germania, & d'Italia, egli in batta­glia ordinata procedette nel suo viaggio fine al fiume Albi, & all'Alara contra Godifredo, deli­berando con la prima occasione di venir seco al­la giornata; con questo consiglio, che se l'armi, & la fortuna l'hauessero fauorito di traportar le sue insegne nel mezo della Dania: Percioche'cono­sceua per esperienza, che non si era mai per hauer sicura pace con quei barbari, si per la diuersità de i costumi; Deliberatio­ne vltima di Carlo. come per la differenza della Reli­gione; Onde hauendosi conceputa nella mente di gia vna nobil vittoria de' i Dani, Cimbri, Sui­noni, Finni, Nordouici, Goti, & Geti, entrò an­che in questa guerra con singular virtù, & con no­bil disposition d'animo; Onde ei fece apparec­chiar, & ragunar i soldati à piè, & à cauallo in gran numero, tanto de i suoi quanto degli aiuti; Vet­touaglie, munitioni; danari; strumenti da guerra; armi, & tutte quelle cose finalmente, che si po­tessero desiderar da vn prudentissimo Capitano per vn' impresa importantissima, come era per esser quella. Ma al suo singular valore, & magna­nimo desiderio s'oppose la volontà del Cielo; Impedimen­to fatale. ve­nendo in vn subito tanta pestilenza fra gli anima­li, che' non si potette far piu fondamento alcuno sopra l'aiuto di essi: tanto sopra quelli da soma, quanto sopra gli altri di maneggio; notandosi per caso raro, che in vna sola notte morirono ad vn solo huomo cento buoi. Per cosi fatto danno, & ancora in vn certo modo prodigio l'Impera­dor, non volendo tentar la diuina volontà, s'a­stenne [Page 94] da quell'impresa; Che di gia era prefisso sit nel Cielo, che l'Imperio Romano non hauesse piu à ritornar nel pristino suo splendore. Acca­dendo ancora per contra cambio, che dall'altra parte; che gli vltimi Dani, & i Cimbri (hauendo vdita la venuta di Carlo Cesare, & di cosi potente essercito, Dani & Cimbri si ri­tirauano. si ritirarono dalla Frigia, abbandonan­do del tutto quella prouincia; Et Godifredo es­sendo à far volar vn giorno i suoi vccelli alle ani­tre marine fu ammazzato à tradimento dal pro­pio figliuolo, Godifredo ammazzato à tradimento dal figluiolo; & la cagio­ne. Nota. Hemingo Re. Hemingo Re fa pace & cōfederatio­ne con Carlo. percioche esso Godifredo haueua ripudiata la sua moglie madre del giouane à con­templation d'vna meretrice; Onde e' fu incon­tinente salutato Re di quelle nationi Hemingo nipote di Godifredo per suo fratello; Il quale ò per assodarsi nel Regno, ò perche non fusse stato del oppinion del Zio; hauendo mandati Am­basciadori all Imperadore ottenne la pace, & la confederatione; Percioche da ciascun di loro fu­ron mandati dodici huomini principali al fiume Egidura luogo comune, & con termine per con­fermar quanto prima da i loro Principi era stato accordato. Queste cose auuennero l'anno otto­cento dieci della nostra salute, nel quale Carlo magno hauēdo ferma la pace co i popoli Setten­trionali, & però acquistatone non poco piacere à i suoi dell'Imperio, comincio à sentir de i tra­uagli domestichi, Morte di Ruthrude sua figliuola. Morte di Pipino. concio sia, che gli morisse Ro­thrude sua figliuola maggiore; & poco doppo lei morì ancora il Re Pipino lasciando di se Bernar­do, & alcune femine; la morte de i quali fu da lui (benche spiaceuole la sentisse) sopportata con singular fortezza d'animo. Hora accordate, & ordinate le cose di Saslonia, & delle prouincie vi­cine, & sopita la guerra Cimbrica, egli se ne ritor­nò ad Aquisgrana; doue vennero à lui diuersi [Page 95] Ambasciadori; Ambascia­deri diuersi à Carlo. quelli di Nicephoro Imperador d'Oriente, & quelli di Abulazone Re della Spa­gna di la dall'Hibero, & della granata; con cia­scuno de i quai Principi fu fatta la pace, & vna certa sorte di confederatione. Il Re Saracino ri­mandò à Cesare vn certo Henrico barone, & Cō ­sigliere, ch'egli haueua prigione; & da esso Cesa­re fu accordato il gouerno di alcuni luoghi di Spagna à Abdiromano, & ad Amorozo figliuoli di Abulazone. Et à Nicephoro furono renduti alcuni luoghi, che nell'vltima guerra gli erano stati tolti dalle genti di Pipino; Et col suo Amba­sciador ne furon mandati altri in Constantino­poli da Carlo per confermar la pace accordata, per i quali egli rimandò ancora alcuni nobili fu­gitiui perdonati, & ad instanza di Carlo riceuuti in gratia. Nicephoro vinto da i Bulgari & tagliato à pezzi. Ma in questo mezo essendo Nicephoro combattuto da i Bulgari gente feroce spesso da lui vinta; fu alla sprouista da loro assaltato vna notte oltra il fiume Saua, & tagliato à pezzi con tutto il suo essercito; in modo che Stauratio suo figliuolo ferito nella spalla à pena ne scampò fuggendosi ad Adrianopoli, Stauratio Imperadore. doue ei fu da Greci salutato Imperadore. Costui subito ruppe l'ac­cordo, che'l padre haueua fermo con Carlo ma­gno; & però alla sprouista assaltando con armata di mare la Thoscana (quasi) ch'ei volesse in tal modo ristorar la perdita riceuuta co i Bulgari, prese Populonia città nobile di quella prouincia, Populonia distrutta da i Greci. & la saccheggiò, & la distrusse, in modo, che gli Ambasciadori Germani, arriuando per terra ne i suoi paesi in quel tempo, ignoranti di quel, che quel perfido Principe trattaua dall'altra parte per mare, furono mal veduti, & stratiati, & final­mente con fatica, & con vergogna se ne ritorn [...] ­rono à Cesare. Ma Stauratio non fu lungamente [Page 96] allegro delle sue maluagie attioni, & della sua perfidia; Percioche Michele Curoplate genero di Nicephoro, Srauratio di posto deli Im­perio, & fat­to monaco. Michele Curoplate occupa l'Im­perio d'Oriē ­te. Ambascia­dori Greci à Carlo. & suo cognato lo priuo dell Imperio, & lo rinchiuse in vn monasterio di monaci; pren­dendo eslo con la moglie il gouerno dell'Orien­te; & questi mandarono à Carlo magno loro Am­basciadori vn certo Michele Vescouo, & Theo­gnosto Capitano della Caualleria, i quali essendo arriuati à i confini dell'Imperio di Carlo. Hedo­ne, & Vgone gia stati Ambasciadori in Grecia, & mal trattati trouandosi in Corte, & ricordando quante ingiurie, & quali scorni essi haueuan ri­ceuuti da i Greci in dispetto de i Latini; fu data commessione da Carlo, che quelli Ambasciadori fussero menati tanto à torno per tutte le monta­gne, & Alpi dell'Italia, Ambascia­dori Greci di leggiati secō ­do i loro me­riti. Nota come furon trat­tati da i La­tini in paga­mēto di quel­che fecer loro patir in Gre­cia. & di Francia, & di Germa­nia (facendo lor far à posta la cerca maggiore) che fussero molto ben consumati de i loro arnesi, & stracchi delle lor persone; & di poi al fine fattigli condurre ad Aquisgrana, & quiui anche con quattro finte vdienze, fatto creder loro altri es­ser egli, gli fece aggirar in modo, che sino à i fan­ciulli dauan lor la baia. Poi che e'furono adun­que ben ricompensati della moneta che loro ha­ueuan prestata à i nostri Latini, fu lor data la ve­ra vdienza da Carlo stesso; sedendo esso Cesar Augusto Imperadore nel mezo di Lodouico Re d'Aquitania, & di Carlo Re di Germania suoi fi­gliuoli per innanzi stati in vestiti di quei Regni; coi quali era ancora Bernardo suo nipote figliuo­lo del Re Pipino; le figliuole, le Regine nuore, & nipoti, & le nipote di Cesare; assistendo il Sena­to de i Baroni, & de i prelati, & doue Hedone, & Vgone Sedeuano fra i primi. Per la qual cosa spa­uentati i Greci dall'insolita Maestà di Cesare, & quasi attoniti non ardiuano di fiatar, ò pur d'al­zar [Page 97] gli occhi; ma con l'animo abbatuto da vna gran vergogna caddero inginocchioni à i pie del trono Imperiale. Ma l'Imperador dicendo loro, Timor de gli Ambascia­dori Greci. che si drizzassero, gli accettò cortesemente, & be­nignamente parlo loro; In tanto, che ricuperan­do essi l'animo, & lo spirito; quando e' vollero cominciar à parlar, di nuouo nel veder He lone, & Vgone honoratissimi fra gli altri, & da loro prima tanto mal trattati; di nuouo conturbati nell'animo cadder quasi confusi dal timore in terra con cerimonia Greca di nuouo ginocchio­ni; Giusto time­re. Et dubitando nel vero, che non fusse presa vendetta di quel, ch'era stato vsato in Grecia cō ­tra quei duoi huomini Illustri, non fu mai possi­bile di farli rizzar, se prima Cesare stesso non giu­rò per lo Dio viuente, che tutto quel'ch'era pas­sato non sarebbe punto ricordato; & che'sareb­bero trattati amicheuolmente; & che'partireb­bero con la lor commodità, & piacer sicuri da ogni ingiuria. Cosi hauendo riceuuta la fede Ce­sarea, rizzatisi in piedi fecero l'vfficio loro, come Ambasciadori, ch'essi erano, & secondo il costu­me delle genti; Mostrando nondimeno per il gra­do, che teneuano indegne adulationi verso d'Au­gusto; Adulationi Greche. baciandoli il ginocchio; chiamando Carlo Rettor della terra, & Signor del mondo; si come quei, che solo nell'adulare haueuan posto ogni loro studio; pregando felicità, & prosperità à lui, & à i figliuoli. Di poi la pace, ch'era appūtata con Nicephoro prima fu con Michele confermata, La pace fu confermata. & scritta & ne fu mandata la copia à Roma, accio­che vi si conseruasse come testimonianza dell'a­nimo loro. Et essendo stati gli Ambasciadori in effetto ben trattati, & largamente donati, & pe­rò assai contenti furon licentiati. Doppo la par­tita di costoro Cesare ragunò la Dieta dell'Im­perio, [Page 98] nella quale si trattò molte cose à profitto comane come richiedeua la cōdition de i tempi; & quella licentiata egli di aidendo l'essercito de i suoi veterani in tre parti lo mandò alle stanze in altri tanti luoghi piu importanti dell'Imperio; Et esso se n'ando à visitar l armata, la quale per sao ordine s'era cominciata à matter insienie nelle marine di Fiandra, Torre sul mare à Bo­logna di Pic­cardia rifat­ta da Carlo, gia opera di Giulio Cesa­re. & di Francia; & à Bologna rifece vna torre, che serue sin ad hora per veletta à i marinai; questa torre hoggi si dice di Cesare, percioche egli è fama, che Giulio Cesare, la faces­se edificare; accendendoui egli il primo fuoco. In questo tempo alcuni di quei popoli Settētriona­li, i quali prima s'erano ribellati à i Dani; essen­do di gia da loro stati abandonati per virtù della pace fatta, & da noi ricordata di sopra; ritorna­rono in tutto all'vbbidienza; & il castello all'Albi, che fu da loro rouinato, da i medesimi fu ristora­to. Et nella Brettagna s'hebbe la medesima for­tuna contra di alcuni di loro, i quali si prepara­uano à cose nuoue, & alla ribellione. Ma dalla parte di Bauiera, doue la riguarda il Leuante; Hauendo Michele Imperador Greco mal com­battuto con i Bulgari intorno alla Saua; Battagliafra i Greci, & Bulgari. & ha­uendo perduto gli alloggiamenti, per il dolor di quella rotta ei s'andò à nasconder in vn monaste­rio di Monaci lasciando l'Imperio à Leonte ò ve­ro Leone Pardo figliuolo di Patritio. L'Impera­dor Greco per dolor si fa Monaco. Onde i Bul­gari diuisi da i Bauari dal fiume Saua, & insuper­bici per le lor vittorie cominciarono ad esser di qualche timore alla Bauiera; & principalmen [...]e, perche ne i confini vi erano dissensioni, & discor­die fra le reliquie de gli Auari, & de i Venedi; pa­rendo, che cio potesse esser vn'occasione d'aptire il passo à i Bulgari: Vtile proui­sione. Però Cesare mandò in quelle bande Carlo Re suo figliuolo con lo essercito; il [Page 99] quale accordò la prima cosa quelle nationi, man­dando al padre, il quale era di gia dalle marine ritornato ad Aquisgrana Canizauco Principe de gli Auari, & Thudune de gli Vrmi, con i piu no­bili della natione de i Bohemi, & de i Venedi; Doue ancora vennero quasi in vn medesimo tēpo Ancouino, & Hebbio legati di Hemingo Re di Dania con doni honorati. Per questo egli vdì, & spedì gli Ambasciadori, & quei mandatigli dal si­gliuolo. Ma Carlo, il figliuolo mentre, che queste cose si faceuano in Corte si morì in Bauiera, Morte di Carlo il sigli­uolo. Constanza di Carlo. Morte di Hemingo. Segifredo, & Anilone con­correnti alla Corona. & fu il terzo dolore, che penetrò grandemēte al cuore del padre per il paterno affetto; nientedimeno so­stenuto egli dal suo naturale, & prudēte giudicio, lo soppresse con virtù marauigliosa. L'anno di poi essendo morte Hemingo Re di Dania senza figli­uoli; i competitori alla Corona erano duoi Segi­fredo, & Anilone piu prossimi parenti; per la qual cosa si consigliarono di partir il Regno, & non vi si accordando, cosi come gli humori eran diuersi, cosi fecero ancora diuider gli animi de i lor po­poli in diuerse oppinioni, & desiderij; tal che ve­nendosi all'armi, i duoi concorrenti combatten­do furono ammazzati; Nota. ma la parte d'Anilone fu superiore, & col fauor della vittoria tiraron dal lor voler l'altra parte; & d'accordo incoronaro­no Re i figliuoli di esso Anilone Reginofrido, Reginofri­do, & He­roldo inco­ronati. Numero in­credibili di morti. & Heroldo. Egli è fama appresso di quelle genti, che nella giornata, che seguì fra quei duoi con­corrēti morissero nouecento quaranta mila huo­mini, il qual numero noi crediamo, che sia stato alterato nelle scritture, & che voglia dir nouanta quattro mila; & sarebbe ancora appena credi­bile, se non fusse, che quei paesi sono stati sempre abbondātissimi di popolo, cosi come auuiene in ogni regione, che sia verso la Tramontana. Que­sti [Page 100] duoi fratelli adunque hauendo ottenuto il Re­gno mandarono Ambasciadori all'Imperador Carlo per confermar la pace; & gli mandarono vn lor fratello detto Hemingo per hostaggio; ma lui cortesemente lo rimando loro, Pace fra Carlo, & i Dani. & mandò in Dania sedici huomini honorati per confermar, & prender il giuramento di quell'accordo. Ma es­sendo quei Re à domar i Nordouici, i quali sono i Noruegi nell'vltima parte de i loro Regni; dop­po quell'impresa ne vennero à i confini della Sas­sonia per abbocarsi con gli Ambasciadori di Car lo; mandando ancor essi innanzi sedici huomi­ni de i loro piu scelti, per dare speditione à quan­to s'era cominciato; come e' fecero rimanendo tutti da ogni parte d'accordo. Hauendo ancora non poco da far quei Re con certi fuor vsciti, & banditi, & mal contenti de i loro vassalli, sino à che in vna battaglia per forza d'arme e' loro ru­belli furon disfatti, & dispersi. Main Italia sopra­uenne dal mar Thoscano vna nuoua procella, per­cioche i Saracini d'Affrica, Saracini as­saltano le marine d'I­talia. & di Spagna assalta­ron tutte quelle riuiere; onde l'Imperador Car­lo vi mandò con gran diligenza Bernardo suo ni­pote, & Vallone nobilissimo capitano con vn'es­sercito; & però i Saracini si ritirarono dall'Italia in Sardigna, & in Corsica. Quei, ch'andarono in Sardigna furono da i Sardi mal trattati, & taglia­ti à pezzi. Ma in Corsica i Saracini rouinarono, saccheggiarono, & depredarono ogni cosa, robe, & persone; Della qual cosa essi pagaron la pena nel ritorno loro; percioche Irmigerione Luogo­tenente dell'Imperadore nell'Isole Baleariche es­sendo loro addosso con vna armata spedita, & ben fornita per cōbatter, gli assalì cosi gagliarda­mente, che (essendo eglino impediti per la preda, parte de i loro legni sommerse & gran numero [Page 101] di loro tagliò à pezzi, & otto galere ne prese, Saracini scacciati. li­berandone i prigioni Christiani, & ricuperando non piccola portione de i beni, che gli infedeli haueuano rubbati. Ma non per questo volendo­si i Saracini quietare, anzi desiderando di render il cābio à i Christiani de i danni riceuuti; con vna nuoua armata assaltarono Nizza di Prouenza, & Ciuita vecchia in Thoscana, Saracini assaltano Nizza di Prouenza, & Ciuita vecchia in Thoscana. & le Saccheggiaro­no; & di nuouo vincitori passarono in Sardigna, d'onde essendo da i popoli dell'Isola ben pro­ueduti stati battuti, & scacciati se ne ritornaro­no pur con gran preda ne i loro paesi. I Bulgari in questo mezo (accioche, nè l'vno, nè l'altro Impe­rio fusse quieto) insuperbiti, & gonfi di nuoua ambitione per le vittorie ottenute contra i Greci passarono allo assedio di Costantinopoli; Bulgari asse­diano Co­stantinopoli. la qua­l'impresa hebbe non altro fine di quel, che meri­taua la lor temerità; percioche il Re loro caual­cando intorno alla città, come per riconoscere il sito di quella, piu sicuramente di quello, che si gli conueniua, Leone Imperadore, il quale den­tro era proueduto ad ogni caso facendo eruttio­ne da duoi luoghi con due gagliarde bande di soldati, scelti l'assaltarono, Eruttione de i Greci sopra i Bulgari. & lo combatterono in modo, che mettendosi l'essercito de i Bulgari in disordine, & il Re essendo nella battaglia mala­mēte ferito se n'hebbe à ritirare, Bulgarisi ri­tirano. Ambascia­dori di Car­lo in Grecia. & cosi partitisi di là se ne ritornarono ne i loro paesi hauendo pa­gata la pena della lor vana confidenza. A questo Leone furono secondo la cōsuetudine mādati da Carlo magno Ambasciadori Amalaria Arciue­scouo di Treueri, il quale poi scrisse quel viaggio, & Pietro monaco di Nouantula, il quale icrisse del suo Principe per anni quaranta sette. Hora hauendo noi sino à qui scritto i gesti politici, ò piu presto Heroici di Carlo Magno con quella [Page 102] maggior breuità, che c'è stata possibile; per non cader nell'adulation de i Greci; Attioni par­ticulari di Carlo. passeremo à rac­contar alcune cose sue piu particolari, la cogno­scenza delle quali serue pur all'vna, & all'altra sor­te di vita, cio è ciuile, & militare; & però degna d'esser considerata, poi che nessun Principe puo senza essa non pur salire à nuoui honori, ma ne anche mantenersi ne gli hereditarij. Carlo non fu inferior ad alcun altro de i passati principi. Consideran­dosi adunque per la grandezza delle cose fatte da Carlo magno, che ei non fu inferior à nessuno de i piu Illustri, de i quali s'habbia cognition nell'historie; se'si fonderà il giudicio nostro sopra il consiglio, & principio delle sue imprese; & nel­l'operationi sue nel mezo, & nel fine di quelle; si trouerrà ancora essere stato in lui vn animo ve­ramente capace dell'Imperio del mondo; Virtudi Car­lo. man­tenendosi sempre temperato nelle prosperità, & costante nell'auuersa fortuna; fuggendo sempre l'otio; pronto à combattere; forte à fostener le fatiche della guerra; prudente nel comandare; benigno, & quieto nella pace; hauendo hauuto nondimeno à far sempre con nationi feroci, & indomite; & in somma ornato d'ogni necessaria virtù. Accrebbe il Regno riceuuto dal padre grā ­demente, come si può conoscer per le nationi comprese nel suo Imperio, & come noi in questi breui commētarij l'habbiamo dichiarato. Tanto valse la virtù, & il valor d'vn solo, & tanta felicità da Dio gli fu concessa. Però noi diremo hora sotto breuità quale ei sia stato verso i Principi fo­restieri, si nello studio della guerra, come in quel­lo della pace, & delle cose diuine. Et rimostrer­remo in parte la vita sua priuata, & familiare, & quali fussero i suoi costumi, Come Carlo si trattenne co i Princi­pi forestieri. & quali egli gli com­portasse ne gli altri. Con i Principi forestieri adū ­que ei si portò in modo, che la maggior parte [Page 103] di essi per diuersi tempi desiderarono la sua ami­citia, & con lettere, & con doni. I Re, che nel suo tempo regnarono in Inghilterra lo stimarono quasi loro arbitro; col Re di Scotia Achaio fece amicitia, & confederation perpetua, Lega fra Carlo, & gli Scozzesi. percioche conoscendo Achaio, che gli Inghilesi cresceua­no ogni di in riputatione si volse assicurar per se, & per i suoi successori nel suo Regno; la qual co­sa fu non senza vrgente necessità d'ambedue le parti; quando e' si vede ancora durar inuiolata l amicitia fra la nation Franzese, & la Scozzese. I Re della Spagna vlteriore chiamarono ancora Carlo magno nelle lor lettere, Padrone. I Re di Persia, d'Egitto, I Principi forestieri a­marono Car­lo, & gli heb­bero rispetto. Honorò il Papa, & il Senato di Roma. Seuerità & gratitudine nella militia, è cosa neces­saria. Ess [...]mpio. & d'Affrica lo mandaron à visi­tar, & à presentare; Et quel di Persia (come è det­to) gli rendè l'entrate di Palestina; & per suo ri­spetto i Christiani di quei paesi erano securi. Gli Imperadori dell'Oriente da lui ricercaron sem­pre la pace, & la confederatione. Del Papa, & del Senato Romano tenne sempre vna singular cu­ra, con perpetua vigilanza, come fece ancora di tutti gli altri principi minori raccommandati à lui. Essercitò seueramente la militia, dando pre­mij à chi si portaua bene; & publicamente biasi­maua, & gastigaua chi faceua il contrario; essen­do sempre, & per tutto consapeuole della virtu, & del vitio di ciascun soldato. Nella guerra di Sassonia due soldati ordinarij nell'aslalto d'vna città ess [...]ndosi portati valorosamente si, che per la lor virtù si prese vna porta, & con quel mezo fu espugnata la Città; esso diede loro honorate lodi in cospetto dell'essercito; poi diede ad ambidae honori & gouerni ne i paesi che sono fra il Reno, & l'Alpi. Essempio. Et due altri soldati nuoui perche si por­tarono in alcune fationi honoratamente, meri­tarono d'esser fatti di lui de gli ordinarij della [Page 104] guardia della sua persona; il qual luogo non si concedeua se non ad huomini molto prouati, & benemeriti di lui. Due altri figliuoli di certi ba­roni, Essempio. essendo di guardia vna notte al suo padi­glione, & per troppa negligenza addormentati; & esso (com era suo costume) vscendo per riueder le sentinelle hauendogli trouati à dormir, senza dir lor altro; Chiamato il giorno seguente il Consi­glio, pose in campo vna dimanda. Richiedendo qual douesse esser la pena à chi desse il Principe ò il suo Capitano nelle mani del nemico. Et quei duoi giouani i quali furon i primi dimandati, da per loro stessi si condennarono. Humanità di Carlo. Però Carlo por­tandosene humanamente gli notò di vergogna cassandogli, & gli mandò fuori del campo. Egli vsaua di prender il giuramento da i fuoi soldati, che'sarebber fedeli a Dio, Giuramento de soldati. & di poi à lui (nessun caso eccettuato, & che non sarebber per ricusar di morir per la Republica. Modestia comandata à i soldati. Ordinò, che'soldati non potesser prender d'alcun luogo amico altro, che herba, legne, & acqua; Et che altro non do­uess [...]ro ricercar per bere, nè che gli amici meno douessero per altro prouocarli, ò costrignergli. Se lui hauesse trouato, ò saputo alcun'imbriaco soldato lo costrigneua à ber sempre acqua, Contra gli imbriachi. & pe­rò fece egli vna legge di tal cosa per tutto il po­polo. Faceua morir tutti coloro, che si partiuano dal campo ò dalle insegne senza licenza. Contra i sol­dati fugitiui. Contra i sol­dati spergiu­ri. Charità ver­si i soldati vecchi, & infermi. Quelli, che dispregiauano il giuramento dato erano pri­uati delle lor terre, & de i doni, & de i priuilegi militari, & quelle cose eran' concedute ad altri. Prouedde sempre à i soldati vecchi, & à gli am­malati benignamente: ma gli altri con le leggi, & col premio continuamente gli spronò, & pro­uocò à tutte le fatiche della militià; dando gli honori, & i gradi alla virtù loro, & non alla sola [Page 105] nobilità del sangue. Non volse, Sacerdoti non obligati à pagar de­nari al fisco. Sacerdoti non poteuan goder piu di quel, che fus­se loro neces­sario. Stabili, & mobili obli­gati à pagar le decime al Fisco; & la cagione. Quali cose non si potes­sero alienare. Salica, che cosa signifi­chi. che i Sacerdoti contribuislero denari al Fisco; ma ben volse, che' viuessero della lor portione; cio è con tanto à punto, che bastasse loro moderatamente secon­do la proportione di ciascuno al viuere, & al ve­stire. Et tutte l'altre cose tanto mobili come sta­bili sino à i bestiami volse, che fussero sotto poste alla publica grauezza per le molte spese, che gli conueniuano fare, & perche ancora ei potesse trar frutto di quelle cose, per le quali se non vi­gilasse il Principe, accio che le fusser salue, in vano s'affaticherebbero i popoli per guadagnarle; Ma queste grauezze non eran pagate tutte in dena­ri; ma in armi, vettouaglie, munitioni per la guer­ra, & altre cose, che produceuano i paesi d'onde le si riscoteuano. L'armi, & i Caualli da guerra non era lecito di alienare à modo alcuno. Ag­giunse alcuni capi alla legge Salica, la qual legge hoggi è vn certo fondamento, perche i Franzesi sostengono l'heredità de i loro Regni nella suc­cessione de i maschi; & gia questo nome Salica non è altro, che Aulica; onde noi diciamo Sala quel luogo doue si suol ragunar il Parlamento de gli stati; & noi Fiorentini chiamiamo Sala la prin­cipal parte della casa doue si tien la tauola; & questa voce è della lingua Thedesca. Monete, mi­sure & [...]esi vguali. Cinque par­lamenti in Francia. Altri par­lamenti. Ei corresse le monete, le misure, & i pesi, accioche si vsassero per tutto il suo Imperio con vn medesimo ordi­ne, & methodo. Ordinò cinque Parlamenti in Francia: Vienna, Lione, Parigi, Roano, & Rems; & che ogni prouincia hauesse il ricorso al suo Parlamento. Poi n'ordinò alcuni altri, à Bisen­zone, à Maganza, à Treueri, à Colonia, & à Cam­brai; doue ogni anno tre volte i Vescoui, & i go­uernatori di quei luoghi, ciascun nel suo paese douesse render publica giustitia l'Aprile, l'Otto­bre, [Page 106] & il Gennaio. Come si do­uesse proce­derne i par­lamenti. Che i poueri, le Vedoue, & i pupilli fussero i primi vditi, & che quegli tutti ha­uessero auocato publico; Che si douesse far inqui­sition delle discordie de i particulari, & le gare, & dissensioni che fussero state trouate, & se non si fussero potute accordare, fussero à lui riferi­te: Presidēti de i parlamenti, & loro ordi­ne. Christiana vsanza. Legge reli­giosa. Catholica in­stitutione. Politia ri­guardeuole. Ordine ne­cessario, & commodo. Ordine de­gno d'imita­tione. Et per quei giorni egli assegnò al Vescouo, & al pretor, ò gouernator di ciascun di quei luoghi le spese limitate per loro, & per la lor famiglia, oltra le quali essi non hauessero ad esser di carico al popolo. Volse, Che si frequentassero le Chiese da tutte le case. Leuò, & tolse d'vsanza delle Fiere, & i mercati de i giorni festiui, parendoli, che non fussero altro che Baccanali. Ordinò che i secola­ri riceuessero al meno tre volte l'anno il Sagra­mento della Chiesa; Comandò, che i Sacerdoti preti, & monaci attendessero alle lettere; & che i fanciulli fussero nè i conuenti loro, & nelle case de i Vescoui insegnati. Non volse, ch'i poueri va­gabondi fussero aiutati fuori del lor paese; ma che ciascuno fusse proueduto nella propia pa­tria: Et però vols'egli, ch'i poueri sani fusser proueduti di lauoro, col quale essi guadagnasse­ro il viuere; & per questo vna parte dell'entrate ecclesiastiche fu assegnata à quell'effetto. Che i Sagrificij non potessero esser interdetti al popo­lo per la prohibition fattane à i particulari. Che fussero gastigati i Sacerdoti per cagion di lasci­uia, Quali vitij piu biasime­uoli nel Sa­cerdote. Vescoui obli­gati al predi­care. & d'auaritia; & ancora per il sospetto di quei duoi vitij, parendogli enormi in simili huomini, che debbono esser casti, & chariteuoli. Volse, che i Vescoui vsassero di predicar nelle lor chiese. Se alcun Sacerdote fusse stato cōuinto nel pec­cato della gola, & della consuetudine dishonesta delle donne, & di negotij mercantili fusse priuo del Sacerdotio, ò al meno del benefitio, ch'egli [Page 107] hauesse hauuto, stimando egli, che quei tre vitij douessero ancora impedir del tutto il seruitio ec­clesiastico. Che i ladri, & gli homicidi, Contra i La­dri, & homi­cidiarij. & altri si­mili non potessero esser sicuri nelle Chiese; & se i Sacerdoti, doue e'fussero riffuggiti non gli vo­lessero concedere, non potessero essere sforzati, ma douessero pagar per il reo saluato tutti i dan­ni da lui al prossimo commessi; & se detti rei si fuggissero di quel luogo, ò franchigia; i Sacer­doti, che l'haueuano saluato l'haueuano à ricon­segnare, ò à giurar, che'non fusse fuggito di lor volontà, ò con loro aiuto. Ʋdienza di Carlo quoti­diana. Ogni giorno daua v­dienza, & la cominciaua à dar quando ei si vesti­ua; tanto gli dispiaceua la perdita del tempo. A nessuno gia mai diede piu d'vno stato, ò piu d'vn gouerno, ò piu d'vn beneficio; dicendo, A nessuno dette mai piu d'vno stato, ò piu d'vn be­neficio, ò piu d'vn gouer­no. Elettione de i Vescoui. Essempio. che le molte parti legauano gli animi di molti beneme­riti; il che non poteuan fare le poche. Nelle elet­tioni de i Vescoui andò sempre consideratamen­te riguardando in loro i costumi, le lettere, la fa­ma, & la gratia: In modo, che gia mai egli non concesse alcun luogo, se prima ei non hauesse conosciuto, ò per se stesso, ò per sicura via non ha­uesse hauta informatione, dell'huomo à chi si cōcedeua. Alla moglie Hildegarda, la quale di­mādaua vn beneficio per vn suo prete nō troppo sufficiente; & benche ne fusse pregato dalla Cor­te tutta in gratia della Reina; rispose, ch'ei l'ha­ueua destinato per vn piu sufficiente, benche piu pouero. Essempio. Riprese grauemente l'Arciuescouo di Maganza, di superbia; percioche esso s'haueua fatto far vn bastone episcopale, (che noi chia­miamo volgarmente pastorale) ornato d'oro, & gemme, & gne ne fece por giu, non sopportan­do, ch'ei l'vsasse; Dimandandogli, se ei sapeua, che i primi Vescoui della religion Christiana ha­uessero [Page 108] vsati cosi fatti ornamenti. Vn'altro prete dissegnato Vescouo nel giorno di San Martino; Essempio no­tabile; ma non grato. & per forte hauendo in quel giorno forse all'vsan­za del sua paese) mangiato, & beuto bene, & fat­ta buona cera; la notte di poi impedito da quel dis'ordine, non essendo andato nella Chiela al seruitio consueto del Choro, Carlo lo rimesse dal Vescouado. Ʋn altro es­sempio non men gentile. Vn'altro hauendo pur da lui ot­tenuto vn Vescouado, & hauendone spedite le scritture secondo il costume; & partendosi di Corte tutto allegro, & nel montar à cauallo vsan­do per allegrezza piu presto termini gagliardi, & da soldato, che da Sacerdote quieto; Carlo, ch'era in luogo, che ben lo poteua vedere, fattoselo chiamar indietro. Andate (disse) & prouedeteui d'armi, & di cauallo da guerra, percioche voi sia­te gagliardo assai per seruir piu tosto la Republi­ca fra i soldati, che Vescouo all'anime de' Chri­stiani; & cosi gli riuocò quella gratia. Edificò di­uersi edificij, Tepio d'A­quisgrana e­dificato da Carlo. fra i quali è il tempio d'Aquisgrana, la situatione, & disposition del quale noi habbia­mo di gia ne i nostri viaggi di Germania descrit­ta largamente; hauendo da Roma, & da Rauen­na le colonne per esso, con altre nobilissime pie­tre, & marmi finissimi. Fra i Sueui il tempio, & conuento di San Gallo fu sua opera. Tempio di San Gallo, opera di Car­lo in Sueuia. Ponte sopra il Reno à Maganza distrutto dalla Saetta. Fece vn Pon­te di legno fortissimo à Maganza sopra il Reno di lunghezza di cinquecento passi, che tanto è largo quiui il fiume; il qual ponte l'anno innanzi la sua morte, dalla Saetta in tre hore fu distrutto si, che non ve ne rimase segno alcuno; & deside­rando di rifarlo di pietra gli fu rotto il dissegno dalla morte. Edificò ancora oltra il palazzo d'A­quisgrana da noi descritto col tempio di quel luogo, duoi altri palazzi Reali, vno in Ingelhaim, & l'altro in Niumega. Fece lastricar la via reale [Page 109] da Colonia sino à Parigi. Via Reale lastricata per opera di Carlo. Beneficij cō ­feriti à Car­lo alla Città di Fiorenza. Edificij di Carlo in Fio­renza. Terreni do­nati da lui alla Città con giuridi­tione. Fiorentini generalmen­te son grati de i benefici, che riceuono. Fiorentinti amici co­stanti. Riparatione delle chiese. Et in Fiorenza città an­tichissima, & principale di tutta la Thoscana nel passar per essa ne i suoi viaggi di Roma ridusse gran numero di nobili famiglie, le quali prima eran disperse per le guerre passate aiutandole di molti fauori, & ornando la Città di alcuni edifi­cij, & chiese fra le quali fu quella di Santo Apo­stolo, in memoria della sua liberalità; & magna­nimamente donò alla medesima Citta vn certo spatio di territoria all'intorno di essa, che fusse il suo Contado; Ond'egli auuiene, che sin' ad hora è vna certa oppinione, che quella citta fusse edifi­cata da lui; come che la non fusse altro, che in gran parte ristorata ò per dir meglio ripiena. Ma que­sto bene ha causato il suo antico beneficio verso quella natione ricordeuole non poco delle gra­tie riceuute da gli altri; Che i Fiorentini per la piu parte sono stati publicamente, & priuatamente adherenti, & partiali de i Franzesi, & de i Re lo­ro, quando però cio non habbia hauuto piu che violente contrasto. Quanto alle riparationi del­le chiese, ei volse, che tutti i Vescouile procuras­sero diligentemente, & che i minori preti cosi ha­uessero la cura delle loro. Ma conquesto misura, che i ricchi preti spendessero dell'entrate loro; & i poueri per simil rispetto fussero aiutati da i po­polari; & il simile studio volse, che s'hauesse de gli spedali. Conuersione verso gli spe­dali. A i gouernatori delle prouincie fu sem­pre commessa la cura, & la diligenza del conser­uar i Ponti, i Porti, & le vie, & à costoro erano an­cora commesse le fabriche dell'armate; l'altre co­se minori ad altri minori huomini erano coman­date. Armate di mare, & lor cura. Quante ar­mate, & in quai luoghi. Ordinò diuerse armate per la guardia del­la Germania, Fiandra, & Gallia, & Italia, per vie­tar à tutto suo potere le violenze, che sempre e­ran pronte de i Normanni nell'Oceano, & de i [Page 110] Saracini nel Mediterraneo; Percioche in tutte le foci de i fiumi, & porti buoni per le stanze di na­uilij in ciascun di quei mari ei volse hauere certi, & fermi presidij, in modo che nel suo tempo non si riceueron notabili danni per mare da i Bar­bari, nè da i Greci piu di quel, che di sopra s'è ra­gionato. Egli hebbe quattro mogli: la prima fu Irmogar da figliuola di Desiderio Re de Longo­bardi procuratagli dalla madre, Irmogarda Lombarda ripudiata, & la cagione, prima mo­glie. Hildegarda Sueua, secon­da moglie. Fastorada Francona terza mo­glie. Luitgarda Germana quarta mo­glie. Concubine di Carlo & loro figliuoli. Bertha ma­dre di Carlo honorata da lui grande­mente. Cura di Car­lo verso de i suoi figliuoli. con la quale ei fece diuortio col consenso del pontifice; stiman­dosi, ch'ella fusse sterile. La seconda Hildegarda Sueua della quale egli hebbe Carlo, Pipino, & Lodouico, & Rothrude, Bertha, & Gissala. Mor­ta questa seconda, egli hebbe la terza Fastorada, ò Fastrada di natione di Françonia prouincia an­tica della Germania gia patria de i Franchi, i quali occuparono la Gallia. Di costei hebbe due femine Hildruda, & Rothaide; doppo la morte della quale ei maritò Luitgarda pur Germana, della quale non hebbe alcun figliuolo. Di con­cubine n'hebbe alcuni, percioche di Gersuinda di Sassonia gli nacque Adeldruda. Di Regino pirga Drogone, & Hugone; Costei da alcuni scrit­tori fu chiamata poco auuedutamente Regina. Et d'Adeluida Theodorico; Fu officiosissima ver­so la madre Bertha la quale fu sigliuola d'Hera­clio Imperadore d'Oriente; & però mentre che la visse sempre l'honorò, & la tenne in alto credi­to; & di poi morte, con esseguie conuenienti al suo grado la fece riporre nella chiesa di San Dio­nigi in Francia appresso al suo padre Pipino, & verso la sorella Gisala fu del continouo amore­uolissimo. Si prese gran cura, che i suoi figliuoli fussero bene ammaestrati, nè gia mai fuori della guerra volse esser senza loro, ne pur andar à tauo­la senza essi; nè mai volse far alcun viaggio, che [Page 111] non menasse seco; Cocci vsati al tempo di Carlo. Suoi figliuoli maschi, & femine die­dero opera all'arti libe­rali. Essercitij fe­minili son conuenienti ancora alle donne illu­stri. Hauendo per le Donne Coc­ci spediti, & presti, accioche le potessero piu cō ­modamente seguitar la Corte. Volse, che i ma­schi, & le femine dessero opera all'arti liberali, come anche lui vi poneua grande studio; & come i figliuoli furono atti à potersi essercitar à cauallo, volse, che cominciassero à trattar l'armi, & ad v­sar la caccia; & volse ancora, che le femine impa­rassero gli essercitij feminili come l'altre donne; come cucire, & filar lana, & lino, & altre cose si­mili, accioche e' paresse, che lui hauesse ben pro­ueduto; che con le virtù, ch'egli fece loro imparar da gli studij delle scienze le si potessero mostrar degne fue figliuole; & con la conoscēza de gli es­sercitij donneschi, & essercitio di esse le si mostras­sero piu vguali all'altre per fuggir l'inuidia, & l'o­dio della fortuna. Di questa cosa sola par, Carlo non si sa da che ca­gione ritenu­to, non mari­tò nessuna delle sue fi­gliuole, nè nessuna de i nipoti. Carlo sidilet­taua della familiar con­uersatione delle figliuo­le, quando e' non haueua occupationi. Costumi del­le figliuole di Carlo non sinceri. che noi ci possiamo marauigliare, che come che le fussero belle, virtuose, & figliuole di si gran principe, egli nondimeno non ne maritò nessuna; & però quel­la ancora, la quale fu promessa al principe Greco Costantino (come habbiamo detto) non andò al­trimenti al marito rompendosi quella pratica. Solleua egli dilettarsi molto della couuersation loro ritirato da i negotij piu graui, quasi, che per ricreatione. Et certo, che in questa cosa fu egli per nostra oppinione degno d'esser alquanto biasi­mato; ò che dandone la colpa alla fortuna, che non lascia esser vn huomo gia mai del tutto felice, volse in quella parte essergli poco amica; come si legge esser anuenuto di Ottauiano Augusto, & d'altri grand' huomini innanzi, & doppo di co­lui. Onde le figliuole col tempo detter qualche cattiuo odore de i loro costumi si, che le furono generalmente, & publicamente notate di poca honestà; Ma tal cosa egli sofferì patientemente, [Page 112] dissimulando il tutto. Viuendo egli perdè Car­lo, & Pipino, & Rothrude; Et Pipino il gobbo (la madre del quale concubina non c'è nota) si morì ancora in vita del padre. Trattò, & alleuò con charità paterna i figliuoli di Pipino; Charità ver­so de i suoi nipoti figliuo­li di Pipino suo figliuolo. percio­che à Bernardo concesse il Regno paterno d'Ita­lia; & Adelhaide, Atala, Gundrada, Berthai­de, & Thedrada figliuole del medesimo egli ri­tenne in Corte appresso delle sue. Riceuè gli Ambasciadori, & i Signori forestieri, con ogni sorte di amoreuole accoglienza, & di pompa; A­mò grandemente i forestieri di qualche valore, Amò i fo­restieri vir­tuosi d'ogni natione. & di qualunque natione e' si fussero in modo, che per il gran numero, che sempre ne seguitaua la Corte, & per i gran doni, ò profitti, che ne rice­ueuano pareua, che'l fisco ne patisse, & che la sua propia natione se ne dolesse; Come anco sino ad hora egli è propio vitio, che appresso d'ogni na­tione si porti vn certo odio, & inuidia à i forestie­ri, Quai son quelle perso­ne, che han­no in odio i forestieri. benche e' sieno ornati di virtù, & di meriti lo deuoli; ma cio gli auuien loro per il piu da quelle persone, che men vagliono per la bassezza de gli animi loro; i quali non s'hanno punto da musu­rar con quei de i Principi, à i quali s'appartiene, & è necessariò, che per il mezo de glistessi fore­stieri si sparghino honoratamēte le lodi loro per tutto. Come le lodi de i principi son conosciu­te. Ʋssicio d'vn Principe, per il suo honore. Carlo miseri­cordioso ver­so de i poueri. Ma tutte queste cose erano ricompensate appresso di Carlo dalla contentezza, ch'esso rice­uena dell'honor, & della fama della sua liberali­tà, & della grandezza del suo animo, alle quali cose deue sopra tutto riguardar vn magnanimo Principe lontano dalle querele de i plebei. Fu misericordioso de i poueri, & verso di loro chari­teuole molto per tutto it suo Imperio, percio­che egli soccorse, & aiutò con denari largamente i poueri Christiani di Soria, d'Egitto, & d'Affrica; [Page 113] & in ciascun altro luogo, doue ei seppe, che fusse­ro bisognosi d'aiuto. Nè per altra cagione cercò egli, di conseruar l'amicita de i Rè intedeli (come s'è detto) se non per profitto de i Christiani, che eran natiui di quelle prouincie, ò che per varij casi vi capitauano per cagion di viaggi, òper disgratia di guerra. Era parco nel suo mangiare, Temperan­za di Carlo. & nel be­re parcissimo, non vsaua di desinare, ma prende­ua alcuna cosa à sostentamento dello stomaco; Nella cena poi non patiua, che il suo seruitio fusse di piu, che di quattro piatti soli, ò vogliamo dir quattro sorti di viuande, dilettandosi per il piu di cose arrostite, & specialmente di venagione; nè beeua piu di tre volte, & quelle temperatamē ­te; & se nella state gli veniua sete fuori di pasto v­saua di mangiar qualche pomo, nè vi beueua so­pra, se non rare volte. Non vsaua far conuiti se non di raro, ma quelli, Conuiti rari, & con occa­sione. che faceua erano sontuo­sissimi, & ripieni d'ogni abbondanza, & di pia­ceri; & cio accadeua ne i piu noteuoli giorni del­l'anno; ò per cagion de i Principi forestieri; nelle quali occasioni egli sempre voleua interuenir con gli altri à tauola. Quando ordinariamente ei se­deua à tauola, voleua, Ʋsanza vti­le di Carlo nel sedere à tauola. che per vn certo spatio di tempo e' si leggesse da vno che per cio era appun­tato qualche historia, ò i fatti de gli antichi huo­mini illustri; sopra la qual lettura moueua poi, ò faceua muouer diuersi dubbi. Egli haueua nel generale annoia la crapula (come s'è detto) ha­uendoui sopra fatte leggi seuere; ma nelle perso­ne di riguardo l'odiò oltra modo; Percioche ha­uendo egli inteso, che vn certo Vescouo, Essempio cō ­tra la crapu­la degno de'i mitatione, & di riso. che se­guitaua la Corte anticipaua sempre il tempo del dir la sua messa, & il suo vfficio, per poter piu pre­sto andar à mangiare; egli lo fece star vn giorno intero sino alla sera digiuno, nè volse, ch'ei man­giasse [Page 114] prima, che tutta la nobiltà, & le famiglie della Corte non hauesser cenato. Nell'andar à letto ei voleua hauer sotto il capezzale vn libret­to di tauolette per poterui notar dentro, Ʋsanza d'huomo so­lerte, & ac­curato. Nota. se qual che cosa gli fusse fra l'vn sonno, & l'altro venuta nell'animo; perch'ei dormiua interrottamente; in modo, che non solamēte ei si destaua tre, & quat­tro volte, ma ancora si leuaua andando tre, ò quattro volte per la camera. La state doppo desi­nare dormiua vn poco per raguagliar la breuità della notte. Nel vestirsi non solo lasciaua entrar à se gli amici, Nota. ma ancora i supplicanti, & i nego­tianti piu dimestichi, stimando piu che troppo la perdita del tempo, Nessun dan­no in vn Principe è maggiore, che la perdi­ta del tempo. Qualità, & proportion del corpo. Capo alla Germana. & se non vi compariuano ta­li persone, egli attendeua alle cose della scrittura, dilettandosi d'vdir leggere, & di leggere egli me­desimo l'vfficio sacro (& altre cose simili. Fu di corpo grande, largo nelle spalle, pieno di carne, & di forte ossatura, & però molto robusto; la sua grandezza non era però straordinaria, perche non passaua sette piedi (come Eginhardo suo Se­gretario, che scrisse le sue cose, ci lasciò in memo­ria.) Hebbe il capo al modo Germano piu pre­sto ritondo, che nò, & gli occhi cerulei, grandi, & chiari. Fu di volto tranquillo, & allegro. Di naso aquilino al quanto grande, Naso grāde, & aquilino dinota ma­gnificenza d'animo. il che è lodato ne i Principi, percioche dinota magnificenza d'ani­mo; Nella sua vecchiezza fu di bianca capigliatu­ra, & di venerando aspetto; & hebbe in ogni membro vna vniforma corrispodenza con l'altre membra, in modo, che il suo corpo non patiua eccettione alcuna, per la quale ei non apparisse all'occhio d'ogni huomo ottimamente propor­tionato. Era di passo saldo, & graue corrispon­dente all'habitudine del corpo, Grauità di Carlo. & alla temperan­za dell'animo. Di voce chiara, & sonora, ma al [Page 115] quanto minor di quel, che s'aspettaua dall'appa­renza della persona. Non gli mancò in andar, in star, in seder, & in caualcar gratia, & degnità corrispondenti all'opere sue. Sanita natu­rale di Carlo sino presso al tempo della sua morte. Fu sempre sano per tutta la sua vita sino alli quattro anni vicini alla sua morte. Che all'hora ei cominciò ad hauer delle febri, & spesse volte: Et nell'vltimo anno co­minciò à zoppicar da vn piede; il che fu prodi­gio, che ancora l'Imperio zoppicherebbe; Per­cioche i Christiani non hanno poi hauuto vn si­mile à lui, non che si gli sia appressato se non vn solo Carlo quinto d'Austria (se si debbe sincera­mente dir il vero) come, Carlo quinto d'Austria. Federigo Barbarossa oscurò il suo valore con le partialità. Carlo non volse mai v­sar la medi­cina. che Federigo Barbaros­sa fusse sempre stimato di valore Illustre, & forse degno d'esser connumerato fra i primi, se ei non hauesse macchiato la gloria sua con l'odio, & con le partialità, che lui seminò per tutta Italia, & Germania. Ma torniamo à Carlo; Egli non vol­se gia mai sin'all'vltimo suo giorno confidato nel­la sua buona complessione vsar l'aiuto de i medi­ci; mostrandosi in effetto contrario alle loro ir­resolute contentioni, burlandosi di loro, i quali gli detestauano, il mangiar cibi arrostiti, & pre­ferendo gli i bolliti, come piu commodi (diceuan' eglino) alla sua complessione; delle quali oppo­sitioni egli si rideua dileggiandogli delle loro su­perstitioni, & facendo à suo modo; & fu egli per questo sempre sano. Vsò di vestir alla Germana, Semplicità de i suoi ha­biti prosite­uoli. & non molto meglio del generale de gli altri no­bili. Portaua sempre la spada cinta à canto orna­ta d'oro, & d'argento. Ma ne i giorni principali, & quando haueua forestieri si mostrò nel suo ve­stire splendidissimo. Due volte sole vsò l'habito Romano, & cio fu à Roma à i prieghi di Adriano, Splendidez­za vsata à tempo. & poi di Leone pontefici, & in gratia del Senato Romano, & del popolo; Et perche lui haueua [Page 116] graudemente in odio la superfluità, & la lussuria de i vestimenti ei cercò con ogni forza, & inge­gno di ridurre in vso i semplici habiti Germani; i quali eran grandi, & vtili, ma semplici. In mo­do, Essempio cō ­tra la vanità de i tempi nostri. che vedendo egli vna volta, che vna buona banda di Francesi venuti in campo haueuan por­tato vna certa diuisa di vestiti corti, & stretti; egli se ne cominciò fortemente à ridere, ma si ben con qualche sdegno; & gli domandò, come e'si diffendessero con essi dalla pioggia, & dal fred­do; al che non sapendo lor, che si rispondere; ei fece vna legge, che tal sorte di habiti non si potes­ser vsar da nessuno; Il Principe deue conside­rar, & pro­uedere al pro fitto dell'vni­uersale. Habito di Carlo. Nota questo essempio. come cosa, che per se non ha­ueua, nè decoro, nè commodità alcuna. Concio sia che il giudicioso Principe debbe non sol guar­dar à quel, che puo piacer à i particulari, ma an­cora à quel, che sia honoreuole, & commodo per il generale. L'inuerno vsaua per il piu vn mantel­lo coperto di pelli di Lupi; & però essendo vn an­no alle stanze nel Friuli, & hauendo veduti mol­ti della sua Corte vn giorno (quasi che à gara l'vn dell'altro) essersi vestiti nobilmēte di pelli di gran pregio, & di seta, & di altri cosi fatti drappi, con oro, & altri ornamenti compri da i mercanti Ve­netiani con caro pregio; subito vna mattina ve­duta quella bella mostra comandò la Caccia, & vscito fuori con essi, non lasciando, che alcun di loro si prouedesse di nuoui habiti, benche mi­nacciasse pioggia (& era d'inuerno) gli menò at­torno per molti boschi, fra spine, & pruni, & al­tri impedimenti, sino à che eglino hebbero con­sumato il giorno; Onde ritornati tutti bagnati, infangati, & stracciati de i vestimenti, & laceri delle membra, & tutti graffiati per gli impedi­menti della Selua; ei volse, che'cenassero co i me­desimi habiti tutti seco. Et benche per il gran [Page 117] freddo ogn'vno desiderasse d'accostarsi al fuoco; fece egli durar la cena molto à lungo. Poi data lor licenza, comandò strettamente, che la matti­na di poi si douesser rapprensentar co i medesimi habiti innanzi à lui. Il quale quando gli vedde tutti ragunati; & che i loro vestiti eran rotti, gua­sti, & laceri dalla caualcata passata, & dal fuoco poi della sera; ei mostrò lor la sua veste, ò man­tello di lupo, dicendo loro. Conuenient [...] correttione, & paterna. Pazzi sopra tutti gli altri, che voi siate; qual vestimento è piu pretio­so, & piu vtile di questo? questo ho io comprato per pochi denari, & voi per comprar i vostri, molti, & piu, che troppi n'hauete spesi; & forse ch'hauete ancora impegnate le vostre entrate per poterui cauar i vostri pazzi desiderij, accioche con la vostra pazzia s'hauesse à prender vn essem­pio di lasciua superfluità da gli altri. In questa pozzia hog­gi è occupata la gente. Onde colo­ro per le sue giuste riprēsioni corretti, furono an­cora norma à gli altri, che non douessero impaz­zare, come gia siamo impazzati ancora noi, Che non ci bastando ritrouar ogni dì vane, Giusta inde­gnatione con­tra l'abuso de i nostri tem­pi. & inutili inuentioni, ancora andiam cambiando gli ha­biti; prendendosi le Donne quei de gli huomini, & gli huomini quei delle Donne con perpetuo vituperio del nostro corrotto secolo, & con in­giuria della natura. Ma lasciādo tal cosa da parte doue giusto sdegno haueua tirata la penna, tor­niamo al nostro proposito. Sempre, che il nostro Carlo potette senza danno della Republica si di lettò del maneggiar caualli, & della caccia, Carlo si di­letto molto de i caualli, della caccia, & del no­tare. Aquisgrana perche cosi si chiami. & del notar ne i fiumi. Vsaua anche spesso i bagni caldi, & segli trouaua sani; & cio fu in gran parte ca­gion della sua lunga, ò spessa residenza in Aquis­grana, & della prosperità di quella Città; la qual trasse il nome da Sereno Granio Legato, & Luo­gotenente in quei paesi di Adriano Imperadore [Page 118] (come ne i nostri viaggi di Germania habbiamo dimostro. Familiarità sua ne i ha­gni.) Et non solamente nel propio bagno ei riceueua i figliuoli, ma i baroni, & gli amici, & alcuna volta quei della sua guardia; in modo, che tal volta si trouò esser nel bagno con canto huo­mini, Commodità di Aquisgra­na. tanto gli piaceua il ritrouarsi familiarmen­te fra i suoi. Ma quella città era ancora molto commoda à i suoi negotij per esser posta qua­si, che nel mezo de i Regni, che lui Signoreggia­ua, se noi riguarderemo bene alla situatione di essi, & alle speditioni, che gli bisognaua far hor da vna parte, Carlo eloquē ­tissimo. hor dall'altra. Ei fu nel suo par­lar eloquentissimo, copioso, accorto, & orna­to in qualunque suggetto, che gli venisse alle ma­ni; & tanto pronto, che alla sprouista fece al­cune orationi necessarie in campo, Di quali lin­gue piu si di­lettasse. Si dilettò del­l'arti liberali. Albino huo­mo dotissimo amato da Carlo. & altroue. Vsò nondimeno la lingua Latina, & la Germa­na. Imparò la Greca ancora, ma piu l'intese, che' la potesse esprimere. Si diletto dell'arti liberali grandemente, & in quelle vdì Albino Sassone, ò Inghilese, & l'vno, & l'altro può essere; perche i Sassoni regnauano in quel tempo in Inghilterra, & si diceuano Angli Sassoni; come da altri è scrit­to, à costui portò Carlo grand'amore, & lo tenne sempre honorato. Dal quale à sua contemplatio­ne fu scritto vn volume della Rhetorica, & della Dialectica, Cosmogra­phia del mō ­do. Si dilettò del­l' Astrologia, & della mu­sica. Amaua la lettione di S. Agostino. che sino ad hora è in luce. Hebbe Carlo la Cosmographia intera del mondo (cosa rara in quei tempi) in vna gran tauola d'argento. Si dilettò d'intender l'Astrologia piu, che me­diocremente, come ancora la musica; nella qua­le hebbe tanto diletto, & cognitione, che vi ag­giūse, ò vi fece aggiugnere alcuni gradi, & modi, ò generi per ampliarla; accioche i Greci non fus­sero in essa punto à i Latini superiori. Si diletta­ua dell'opere d'Augustino, & principalmente di [Page 119] quelle, che egli scrisse della Citta di Dio. Fauorì gli ingegni illustri de i suoi tempi in ogni miglior modo. Ond'egli stimò, Fauoriuae i virtuosi. & honorò molto i Dot­tori dell'arti liberali facendo loro gran beneficij. Dicesi, che essendo vsciti de gli studij alcuni dot­tissimi huomini furono da lui riceuuti in Corte, & donati di magistrati, Nota questo essempio po­co imitato. & di honori ecclesiasti­chi; & che lui lodando la loro dottrina esclamò. O felice me s'io potessi hauer dodici Augustini, & dodici Ieronimi, alle quali parole Albino suo maestro quasi sdegnato rispose. Et come. Voi ne domandate dodici, Che Dio potētissimo in tan­to tempo non ha hauuti piu che duoi? Acrebbe la sua lingua materna cio è Thedesca di molti vo­cabuli; Nota. come sono i nomi de i mesi, & de i venti, & altri. Scrisse ancora vna Grāmatica di essa lin­gua sforzandosi di pulirla da ogni scabrosità ad imitation de i Greci, & de i Latini; Carlo elo­quente nella sua lingua. & scrisse an­cora in quella lingua versi heroici; & però egli diede grand'opera, che gli studij d'humanità qua­si perduti fussero ristorati; & però fu chiamato da lui vn'altro Albino (secondo alcuni Scozzese, & però cognominato Scotto) il qual fu mandato à Pauia; Et vn certo Clemente d'Irlanda, anch'e­gli huomo dottissimo, che fu ritenuto in Parigi; ne i quali luoghi Carlo aprì lo studio publico. Ʋniuersità di Parigi, & di Pauia aperte da Carlo, & la cagione. Da i Fran­zesi nacque la grandez­za dell'Im­perio di Car­lo. In Italia per gratificarsi i Lombardi, & tutti gli Ita­liani; Et in Parigi per vna singular affetttion, ch'ei portò sempre à quella natione, & per mo­strarsele grato de gli honori riceuuti per quella; percioche da quel Regno hebbe principio la grandezza del suo Imperio. Assegnando in quei duoi luoghi entrate, & prouisioni largamente; & ordinando, che'vi fussero riceuuti tutti i fanciulli, & giouanetti poueri per esser quiui insegnati, & ammaestrati. Ma Albino l'Inghilese di sopra da [Page 120] noi nominato ritenn'egli appresso di se; Dando­gli vn luogo ne i Turoni commodo, & honorato detto San Martino doue ei potesse pitirarsi, & in­segnar quando ei non era in Corte. Vn'altro huomo Sueuo detto Valdone molto dotto ei volse, che residesse in San Dionigi vicino à Pari­gi, pur per conto d'insegnare; & hauendo dato tali buoni ordini. Ei si dice, che doppo alcun tempo visitando lo studio di Parigi, Ʋisita di Carlo fatto alli scolari di Parigi. ei volse, che fussero essaminati in sua presenza gli scolari, & hauēdo trouato, che tutti, ò la maggior parte de i poueri, & ignobili haueuano imparato, & pro­fittato benissimo; & che il contrario era auuenu­to de i ricchi, & de i nobili. Hauendo chiamati tutti dalla sua man destra quei primi disse loro publicamente; Nota questo essempio di premio, & di pena, ò di vergogna. Che seguitassero i loro studij con la loro vsata diligenza; perche ei riserbaua lor gli vffici, & i benefici, & le prefetture, & le degnità dell'Imperio. A gli altri, i quali dalla man sinistra erano stati lasciati disse con turbata cera; Voi per esser gloriosi dell'esser vostro non hauete voluto attender à gli studij; & però conoscendo io, che non potete esser vtili alla Republica, non harete da me luogo alcuno d'honore: Però restateui con la vostra ignoranza dis honorati, sino à tanto, ch'io vegga in effetto il pentimento della vostra negligenza passata. Ei volse, che fusse corretto il vecchio, Testamento Sagro corret­to per sua o­pera. Diuoto, & Catholico. & il nuouo testamento, gia per l'altrui negligenza, ò malitia in gran parte scorretto, & ripieno di errori. Fu diuotissimo della Chiesa; & sempre, ch'ei potette fu in essa all'vfficio sagro, mantenendoui grauità, & seuerità lontano al tut­to dall'ostentatione del fasto Reale; & volse, che da Paulo Warnefrido suo huomo di Chiesa fus­sero fatti, & ordinati alcuni versi sagri, i quali si cant [...]ssero in Chiesa, che ancor di poi sono stati [Page 121] in vso lungo tempo. Questo Paulo ridusse ancora in Compendio l'opere di Pompeo festo della si­gnificatiō de'verbi, & dedicò il libro à Carlo suo Signore. Et perche Carlo si dilettaua tāto (come s'è detto) della musica; Nota curie­sità. ritrouandosi appresso di lui in Aquisgrana gli Ambasciadori Greci, i quali haueuano il loro vfficio in lingua loro con musica conueniente; & stando Carlo segretamē ­te ad vdire i lor canti, se ne dilettò in modo, ch'egli volse, che'fussero poi osseruati quei nume­ri, & quelle misure da i suoi musici ancora. Et in fine egli amò tanto l'osseruation del culto ec­clesiastico, che piu volte da lui in Germania, & in Francia furon fatte far congregationi natio­nali à modo di Concilij per regolar i costumi de i Cherici, & per correggere i loro abusi, & vitij; Singular di­ligenza ac­cioche la Re­ligione non fusse corrot­ta da i catti­ui costumi. accioche, ne nelle chiese, nè fuori di esse e' non mancasse, che lodar nella vita loro; cosi come es­si doueuano esser essempio del ben viuer à tutte le genti. Gia noi habbiamo descritto quanto piu c'è stato possibile breuemente i fatti di Carlo ma­gno piu noteuoli, & degni di memoria; la sua vi­ta, publica, & la familiare, & domestica. Hora douendo noi dar l'vltima mano (come si dice) à questo breue Comentario, noi parleremo della morte sua; lasciando indietro, oltra il prodigio del ponte distrutto dalla saetta sopra il Reno po­co innanzi la sua morte, molti altri, i quali noi non pensiamo, che importino punto per l'essem­pio della Filosophia Christiana, Prodigij non importano per la filoso­phia de' Christiani. Carlo s'ap­pressa al fine vltimo. Carlo appres­sandosi hor mai à quel fine, dal quale gia mai huomo viuente non potette fuggire; l'anno ot­to cento tredici della nostra salute, essendo egli aggrauato dall'età, & dall'infermità, che noi hab­biamo detto, che gli era soprauuenuta, & però conoscendosi vicino all'vltimo termine, & di non [Page 122] poter viuer molto piu tempo; accioche'non na­scesse nel suo sangue alcuna dissēsione; Lodouico suo figliuolo fu da lui fatto venir d'Aquitania, & col consenso del Consiglio Imperiale lo chiamo Cesare, & Augusto, & dichiarò la citta d'Aquis­grana capo del Regno, Aquisgrana capo del Re­gno. & dell'Imperio; come an­cora sino ad hoggi quiui si costumano di coro­nare gli Imperadori della lor prima corona. Ha­uendo di poi rimandato Lodouico in Aquitania egli si prese al quanto di solazzo seguitando la caccia per il resto dell'autunno, dalla quale es­sendo egli ritornato nel principio di Dicēbre in Aquisgrana, Carlo simet­te nel letto per l'vltima febre. intorno alla metà del mese di Gen­naio cadde in vna lente febricinala quale mētre, ch'egli pensò di potere scacciar con la sua solità astinenza l'aggrauò da vātaggio, & con quella gli sopraggiunsero dolori di fianco. Dolori di fianco. I quali dolori volēdo ancora rimediar nel medesimo modo di viuere, senza punto aggrauar lo stomaco di alcun cibo; solamēte si sostentaua con alcuni liquori in tāto, Carlo muore il settimo di della sua fe­bre, & del dolor di fian­co alli, 28. di Gennaio, ha­ueua. 72. an­ni. Regno anni. 47. la sua morte fu nel 814. della nostra salute. che il settimo dì della sua febbre piu graue, & del suo dolor di fianco ei passò alla celeste vi­ta alli ventiotto del medesimo, dell'età sua anni. 72. & del Regno quaranta sette, & del Signor. 814; & quantunque egli hauesse con tanta cura atteso in vita sua, che la Republica fusse cosi ben gouernata (come di sopra s'è largamente dichia­rato; nientedimeno in due cose ei parue d'hauer mancato; cioè nel non hauer gia mai maritato le sue figliuole; & che non hauesse secondo l'v­sanza prouueduto alla sua sepoltura, benche questo secondo mancamēto (se mancamento fù) forse prudentemente fu da lui tralasciato, accio­che i posteri ne facessero quel che piu lor piace­ua; non dubitando, che da gli Historici non gli hauesse ad esser proccurata di gran lunga piu no­bil [Page 123] fama d'ogni altra piu pomposa sepoltura; come di Pompeo magno, & d'altri grandi huo­mini è auuenuto, il che solo douerrebbe esser sco­po de i principi; conciosia, che la lor buona me­moria non consista nelle imagini, La lunga memoria de i principi non consiste nelle statue, ò nelle pitture, ma nelle grandi, & buone o­pere loro scrit te da gli huo­mini chiari. Scusatione del suo primo errore. Sepoltura di Carlo. nè nelle pittu­re, ma solamente nelle buone opere; le quali se saranno al contrario, & le imagini, & le tombe, & le pitture saranno riguardate con ischerno, & con infamia dispregiate; & però le penne vera­mente son quelle, che illustrano gli huomini, & dalle quali Carlo magno pensò bene assai di do­uer esser illustrato. Ma del primo mancamento stimato forse come d'huomo negligente non si risponderà altro, se non, che la fortuna inuidiosa della virtù, quando ella ha conosciuto l'huomo esser salitò al colmo d'ogni honore sempre gli ha proccurato vn (non so che) da farlo parer men di quel ch'egli è; Egli fu nondimeno sotterrato in Aquisgrana da Lodouico suo figliuolo; doue noi habbiamo veduto il suo sepolchro esser riuerito quasi cosa sagra. Noi non vogliamo restar di di­re, che passando per Insbruk città principale del Contado di Tirolo in Germania vi ritrouamo fra molte altre statue di bronzo quella di Carlo ma­gno grande, & nobilmente lauorata; la quale stando dritta teneua nella sua destra vna torcia accesa, forse volendo dimostrar la sua charità verso il Christianesimo, ò pur la gloria delle cose fatte da lui; Et nella sinistra haueua vno scudo, che si posaua in terra, nel qual [...] [...]ano dalla man destra scolpite tre rane, ò botte, & dalla si­nistra tre gigli, come vsa hora la Corona di Fran­cia. Lui haueua fatto testamento innanzi, Diuisione pietosa nel suo testamento del suo mo­bile. ch'ei morisse; & tutto il suo Thesoro, & qualunque al­tra cosa mobile tanto per ornamento, quanto per profitto ei diuise in dodici parti delle quali [Page 124] vna egli lasciò al figliuolo; vna à nipoti; vna à i Cortigiani; & l'altre noue parti in diuerse pro­uincie à chi l'haueua ben seruito nella militia, & à i poueri. Vna tauola d'oro, & tre d'argento di grandissimo valore ei comandò, che fusser ven­dute, Altra diui­sione per i po­ueri. Arciuesco­ui. 21. nel suo Imperio. Lodouico e­letto Impe­radore in A­quisgrana con Bernar­do Re d'Ita­lia. Riforma­tione della Corte. Lodouico Coronato Imperadore. Fine di que­sto opera. Intention dell'autore. Diuersi han­no scritte molte fauole di Carlo. Dubbioquā ­do Carlo ha­uesse il titolo di Magno. & per gli Arciuescoui del suo Imperio fus­se diuisò il pregio à i poueri; & perche gli Arci­uescoui erano venti vno, di quei denari furon an­cora fatte altrettante parti per le distributioni, che si doueuan far da loro. Doppo la morte di Carlo magno Cesare Augusto venēdo in Aquis­grana Lodouico suo figliuolo eletto Imperadore; & d'Italia Bernardo Re suo nipote; ambidue d'accordo diedero ordine alle cose publiche, & alle priuate; hauendo prima nondimeno fatte le debite essequie al lor gran padre; & riformata la Corte per quel, che l'haueua di bisogno; & prin­cipalmente per il gouerno, & honestà delle Don­ne, che di cio haueuan necessità. Et essendo di poi stato Lodouico Coronato della Corona Im­periale; & con quell'atto hauendo traportato o­gni publico affare da quel di Carlo nel suo nome▪ farò ancor io fine à questa presente mia fatica; & stimerò di non hauer fatto poco s'io harò dimo­strato la sincera verità dell'attioni di vn tanto grande, & immortale heroe nella mia lingua pro­pia per cognoscenza, & rauuedimento de gli sciocchi popoli; i quali s'hanno creduto, & cre­dono ancora le molte baie, che messe ne sono state fuori da i nostri poeti (per altro chiari assai) per lor piacere, & per ostentatione de i loro inge­gni. Ma se il cognome di Magno fusse stato dato à Carlo piu per vn' occasione, che per vn'altra; non par, che gli historici s'accordino bene; cioè, se ei fusse cosi chiamato nella sua coronatione, ò pri­ma dalla concorrenza del popolo; ò da qualche [Page 125] Principe; Perche ancora noi habbiamo veduto, Carlo quinto fu detto Massimo. Christianissi­mo perche, & quando. I Re di Frā ­cia furō detti Christianis­simi. che Carlo Quinto doppo la sua vittoria Germa­nica fù chiamato Massimo da Paulo terzo pōtefi­ce Romano. Et cosi ancora non si sa bene s'ei fus­se stato chiamato dal Papa Christianissimo nella medesima Coronatione per le gran cose operate à profitto della Religion Christiana, ò pur in al­tro tempo dal qual titolo poi sono stati detti Christianissimi tutti i Re di Francia. Ma perche queste cose importano horamai molto poco; Ba­standone solamente d'hauer dimostro, che lui fu meriteuole di quei titoli, Desiderio dell'autore. si lasceranno ancora a­dietro; & si prenderà licenza con l'vltima impen­nata d'inchiostro: desiderando solamente dal di­screto lettore, che'sia piu tosto giudicato l'animo, & l'intentione, con la quale io mi messi à scriuere, che le parole veramente poche, & poco atte for­se à rimostrar l'illustri virtù di tanto Imperadore; Nessuno Imperador doppo Carlo ha pareggia­ta la sua glo­ria. il quale cosi come fra i Latini ei diede vn chiaris­simo principio col suo valore all'Imperial degni­tà cosi non ha trouato poi nessuno, che gli si sia potuto agguagliare, per la cattiua nostra fortu­na, & con vn continouo, & irremedia­bil danno della Religion Ca­tholica, & di tutti i popoli Chri­stiani.

IL FINE.

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