SCELTA DI ALCVNE ATTIONI, ET DI VARII ACCIDENTI OCCORSI TRA ALCVNE NATIONI DIFFERENTI del mondo; cauati della Selua de i casi diuersi.

Di Petruccio Vbaldino Fiorentino.

Tra i quali non solamente cambieuoli suggetti si ritrouano ma gen­tilmente ancor piaceuoli da leggere; & à profitto non poco di chiunque hoggi in comandar, ò in vbbidir neces­sariamente trauagliar si deue.

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M.D.XCV.

AL NOBILE ET PRVDENTE ET AMICHE VOL LETTORE DELLA Real natione Inghilese. P. V. F.

DApoi, che à me non fuconceduto dalla fortuna alcuna parte di larga commodita di poter seminare, & pian­tar frutti gioueuoli al sostegno della vita humana, ò colpa della mia poca virtù, ò pure impedimento dell' altrui sorde orecchie. Io con diuersi modi da me con la penna, & mia propria lingua ciuilmente vsati, & in honor di chi commandar mi ha potuto, ho cercato di non riuscir sopra laterra altri­menti per mia propriarisolution punto goffo disprezzator della libera superior gratia, & quasi huomo natoci per far ripieno. Onde in cābio de i larghi campi, ò per i fauori de i magiori, ò per l'antica ragion da altri piu virtuosi, ò piu auenturati posseduti Io rimostrerrò à i cortesi ingegni delle persone honorate hor parte di quei frutti, i quali pur contra di ogni maluagia disposition de i tempi auersi sono stati prodotti dalle moltiplicate d'ogni sorte piante della mia copiosa selua per cio da me detta di casi diuersi. Et come egli è proprio d'vna selua l'esser ripiena di molte sorti di alberi, & non sempre aspri, & seluaggi di natura all' vso dell' huomini per i diuersi loro propositi: cosi ancora nella nostra alcune cose proponendosi, & altre breui, & succinte nar­randosone: ma tra di loro nessuna all' altre conforme, si è eercato di satisfare alle quiete, & prudenti orecchie di chi leggerà, ò vdirà per la cambieuol varietà del suggetto, congrata & cābicuol contentezza similmente di ambe le parti. Per cio che col mezo della non vniforme qualità delle cose da esserui riconosciute mi parrà d'hauere à bastanza proccurato il piacer delle persone lodeuoli: & d'hauer ancora arrecato [Page 4] materia da suegliarsi à quei, che sonnolenti viuendosi essi, di nulla altro piu si curano, che della propria commodita presente. Se per cio sgrauati, & sciolti da i torbidi, & lor graui bassi pensieri e' si possin dirizzar con l'opere proprie à quella via per la quale sola caminādo, si può peruenire al merito di quella lode, che piu lungamente ne' puo, & piu chiaramente far viuere i nomi nostri nella memoria delle genti tutte.

Petruccio Vbaldino.

I. Ella è cosa honesta, che il principio della varietà dello intrapreso sug­getto proceda dall' essempio chiaro di persona honoramente ri­guardeuole, & nella medesima aria di gia nata.

MOlmicio fu vn Re de i Britanni molto pro­fitteuole alla sua Republica: costui fra l'al­tre cose fece alcune leggi, le quali poi per memoria dell' autore furon dette Molmi­cine. Egli ordinò, che i Templi sacri fussero rifugio de i rei saluo, che à gli homicidiarij, & à i ladri. Ridusse in v­so l'arte della guerra molto prima corrotta, & diserta. Fu il primo, che cominciò ad vsar nel suo Regno coro­na di oro. Egli comincio il primo appresso dei' suoi po­poli à fauorire le buone lettere, & le belle arti. Pose certe regole à i pesi, & alle misure. Pose vna expressa pena contra i ladri, & violatori del prossimo. Ordinò, & dirizzò le vie publiche, & le sottomesse alla ragion della Corona. Ordinò, che per ciascun contado del Regno si seminasse vna certa portion conueniente di terreno per nutrimento del popolo: & finalmente or­dinò, che le bestie, che douessero seruir per lauorare i terreni non potessero essere occupate, nè impedite da i creditori de i padroni di quelle, se' trouassero altri be­ni appresso de i debitori.

II. Non piccola lode si procaccia alla nation doue si pratica da vn forestie­ro quando s'adopera la penna nella ricordation delle cose Illustri au­uenutele nei suoi passati secoli non consistendo la nobiltà di quella nella lingua, ma nelle sue proprie attioni honorate.

IL primo studio che fu dirizzato in Parigi, & in Pauia, fu per la diligenza, & bontà di Carlo Magno: & Al­chuino Inghilese fu il primo professor di lettere in Pari­gi. Costui gli fu mandato prima per Ambasciador da Offa Re della Marcia. Et ancora per cio due monaci d'Irlanda, ò vero di Scotia huomini dotti all' hora pas­sarono in Francia offerendosi d'insegnar solamente per il vitto & vestito: certamente desiderosi di honorc, & non spronati da auaritia. Et di questi adunque vno, che Clemente si diceua fu ritenuto in Parigi: & l'altro fu mandato à Pauia. Et Giouanni Scoto fu in quei tempi anch' egli insieme con Alcuino à cosi honorata inpresa. In modo, che di questo Regno vscirono in Francia i primi cultori delle buone lettere al profitto generale de gli huomini.

III. L'opere, che si lascian fatte quanto le son piu persistenti, tanto piu di mostrano la grandezza de gli animi di chi le lasciò.

TRAIANO Imperatore di virtù singulare per tutte quelle qualità, che in buon principe desiderar ci si possono, fece fare un ponte di mirabili opera di pietre quadrate sopra il Danubio vicino al luogo doue la Sa­ua [Page 7] mette in esso: Percio che era di 20. pile tutte cō i loro archi: l'altezza de i quali, oltra i fondamenti era di pie­di cento cinquanta. La larghezza di piedi sessanta, & la distanza tra l'una & l'altra era di piedi 170. & la lun­ghezza di, tutto il ponte era di piedi tremila quattro cento.

IIII. Il caso auuenuto à i Giudei nel tempo di cosi chiaro principe non deue punto oscurare il suo splendore ma ritornar sopra le spalle di quella natione, per la sua perversa passata incredulità.

NEl tempo di questo medesimo Traiano i Giudei, ch' erano in Asia si solleuarono in cosi gran nu­mero contra dei Romani, ch' essi Romani facendo es­sercito n'ammazzarono, & insieme dei Greci ancora, & d'ogni altra sorte di popolo sino à dugento mila: & con tāta rabbia, che' vi furon chi si volse pascer del san­gue, & della carne loro. Et il simile auuenne in Egitto, & in Cipro, doue spianarono la città di Salamina: tal, ehe in quell' Isola n'ammazarono dugento quaranta mila persone: onde di poi in Cipro fu fatta vn legge, che nessuno della natiō Giudaica fusse riceuuto in quel regno in qualunque modo ei vi capitasse. Ma esso Tra­iano di poi si vendicò ben da vantaggio de i Giudei: per cio che per tutto il mondo gli afflisse, & ne fece ta­gliarà pezzisino alla satietà de i medesimi uc cisori.

V. Da i buoni costumi si puo sperar sempre buona riuscita, tal che se non del tutto si riesce lodato in desiderata perfettion ai bontà, si accosta l' huomo non dimeno al merito d'vna virtuosa lode tra gli altri tutti.

HElio Adriano Imperator buono, & giusto adot­tato dall' ottimo Traiano vsaua di dire, che l'Im­perator debbe esser verso di ciascuno tale, quale ei vor­rebbe (essendo egli priuato) che l'Imperator fusse ver­so di lui: ma noi crediamo, ch' egli ci volesse intender vna certa proportion necessaria, & per le qualità delle persone discretiua. Costui cominciò prouocato si dee credere da vna sua ingenuità d'animo, ad edificar tem­pli ò chiefe à Christo senza alcuna imagine, non essen­doui an cora stata l'occasion d'introdurle: concio sia che la Religion fusse nuoua nelle menti degli huomini Christiani. Et tentò egli di ridurlo, & di farlo stimare al modo de i gentili fra i loro falsi Dei: ma dissuaso da i sacerdoti di quelli, lasciò l'opera imperfetta, il che fu voler diuino, per che il Signor nostro non hebbe, & non haueua bisogno del fauor de gli huomini per far si conoscer quel, ch' egli era. Questo Imperator fece rie­dificar Ierusalem, & habitare, ma in tutti i luoghi me­morabili per vita, & per morte di nostro Signore furon fatti tēpli, & simulachri d'Idoli, la qual cosa dispiaceua molto à i Giudei, ch' ancor rimaneuano, per cio che' non poteuan sopportar, che' vi fussero adorati.

VI. Da vna natione, che dalla sua origine si sia fatta conoscer sempre in­quieta non sideue aspettare altro, che imedesimi successi ne i tempi auuenire: conseruandosi nella natura loro le persone di quella con ogni rimedio politico, ch' applicar vi si possa in contrario.

I Giudei in quel tempo hauendo per capi, & per sol­leuacori certi falsi profetti Barcozabas, & Haquiua suscitarono vna vniuersal solleuatione, & tentarono di ridurre i Christiani dalla lor parte contra de i Gentili. Ma da i Christiani essendo loro ciò negato comincia­rono anch' essi ad esser da loro perseguitati. Ma di poi in spatio di dieci anni da diuersi Capitani Romani, & vltimamēte da Seuero furon vinti, & tagliatine à pezzi vn numero infinito, si che pochi scamparono dall' ira del Principe. Furono rouinati, & spianati cinquāta luo­ghi parte, fortezze d'importanza, & 985. villaggi d'ogni sorte rouinati, & dati al fuoco. Percio che ancora de i loro proprij soldati in guerra ne furono ammazzati 50300. ma popolo infinito di coltello, di fame, & di fuoco con diuerse stragi fu consumato si, che la Giudea fu dèl tutto abbattuta: Et Barcozabas lor capitano fu da Adriano fatto morire. Et all' hora furō venduti tutti gli altri douunque e' si ritrouassero: Et fu vietato loro di potergia mai piu ritornare nella patria, ne' d'entrare in Helia città, cio è in Hierusalem: & cosi sempre sono essi andati dispersi di poi come ancora gli veggiamo: accio che perla diuina prouidenza le maledittioni, ch [...] [Page 10] i loro antichi chiamarono sopra la progenie lor pro­pria nel desiderar la morte al dator della vita si verifi­casse del tutto ancor per le mani de i Gentili.

VII. Anchor che le lodi di questo huomo fusser frutti delle sue virtù, si ri­feriscon non dimeno al singular giudicio del suo predecessore, che lo seppe scerre.

ANtonin Pio fu adottato da Adriano, & fu costui cosi buon Principe, & in tanto amato da i popoli, che lui regnò venti tre annisenza hauer mai' à spander san­gue, ò ciuile, ò d'altri: la qual cosa non auuenne mai à nessun de gli altri Imperatori. Onde il cognome di Pio non solamente fu à lui di singular chiarezza, ma parue, che' facesse ancor chiaro il tēpo suo. Et era egli nel ve­ro di tal natura, che quando era da gli amici persuaso à far guerra rispondeua, che piu presto amaua di conser­uare vno de i suoi cittadini, ch' ei non desideraua la morte di mille de i suoi nemici: parendo in effetto, che i tempi riscontrasser bene con la sua bontà. Era egli na­to nella Gallia transalpina di Tito Aurelio Flauio huo­mo honorato: & esso soldato per tutti i gradi salendo meritò l'amor del generale, & il grado Imperiale, & morì di anni settanta sette.

VIII. I funerali de i Principi grandi riescon sempre non solamente à lode dello stato publico, ma ancora ad incitation de i successori al bene o­perare, oltra che à i popoli sene persuade vn certo che di deità quādo [Page 11] gli habbino vissutto però giustamente, & bene meriti della volontà dell' vniuersale. Circa la quale attione i Romani, che furono i Mae­stri delle cose piu eccellenti rappresentarono i funerali de i buoni loro Imperatori con modo senza dubbio molto esquisito, come al presente qui si dimostra consecrandoli, & deificandoli.

MOrto, che l'Imperatore era tutta la città ne mostra­ua duolo quasi vniuersale, & il corpo con debita cerimonia si vsaua di seppellire secondo l'vsanza. Di poi hauendo fatta vna imagine di cera similissima al Principe l'accommodauano nel palazzo in luogo con­ueniente, sopra di vn letto di auoriò grande, & alto da terra, ornato di oro, & di gioie al possibile. L'imagine adunque in similitudine dell' Imperatore malato era quiui à giacere per sette giorni tenuta, standogli dalla mano destra tutte le matrone parenti, & altre di piu de­gnità: & alla sinistra il Senato: & tutti costoro vestiti, quelle di veste candida, & questi di negra, senz' alcuno ornamento, dolendosi, & piangendo: Et ogni di veni­uano alletto i medici per modo di visita, & ogni di ag­grauauano il giudicio dell' infermità sino all' ultimo, che pronuntiando, ch' egli era morto: Era all' hora il letto leuato sopra le spalle di huomini nobilissimi, & per la vià detta sacra lo portauano nel Foro vecchio doue i magistrati si doueuan rinuntiare, & diporre da i Romani. Nel qual Foro erano da ciascun lato drizzati altissimi gradi di legno in forma di scale, doue da vna parte sedeuano le giouane fanciulle nobili, & dall' al­tra i fanciulli patritij: & da loro si cantauano canzoni [Page 12] lamētabili in lode del morto: le quali cantate di nuouo si ritoglieua il letto, & lo portauano fuori della Città in campo Martio, & quiui cra vn grandissimo, & altissi­mo catafalco fatto di legno in forma quadrata, in ma­niera di tabernacolo: essendo di dentro tutto ripieno di cose secche, & aride, & atte à prender subito fuoco: ma di fuori tutto ornato di oro, di argento, d'auorio, di pitture, & d'alrri ornamenti eccellenti. Et era quel catafalco in modo composto, che' pareuano esser nell' altezza piu d'vno, & l'vn piu dell' altro minore sin che' si peruenisse dall' vno all' altro sino al quarto. Ma nel secondo in ordine era posto il letto, & nell'vltimo, & piu piccolo di tutti era segretamente posta vn' Aquila da nessuno veduta. Hora hauendo accommodato tutte le cose in quella guisa, & ripieno quel luogo di tutti gli odori, & cose atte à prender fuoco, gittandouene (ad vncerto cenno, che si daua da chi n' hauena la cura) cia­scun piu fauorito qualche parte, i piu nobili, & i rettori delle prouincie, & tutti quei, ch' haueuano qualche grado, correndo, & aggirandosi intorno allo edificio faceuano l' essequie con il moto, & con il referire le lo­di di colui, La qual ceremonia finita ad vn certo tempo conueniente, il successor dello Imperio presa in mano vna facella daua fuoco à quello edificio, & all' hora cia­scuno per la degnità sua comministraua il medesimo si, che presto ogni cosa si veniua à conuertire in fiamma: Et all' hora dal piu alto luogo era lasciata libera l'Aqui­la, [Page 13] la qual fuggendo il fuoco (come la suole di sua na­tura) se ne volaua in alto. La qual credeuano essi, ò mo­strauan di credere i piu saui, che la ne portasse l'anima del morto Imperatore in cielo, & da quel giorno co­minciauano i popoli à tenerlo fra gli Dei, & à far gli dei sacrifici, quasi che la salute, & l'eternità dell' anime hauesse hauuto à dipender da quello v [...]cello: ma il tut­to s' ha da riferire alla intention, che s' haueua all' hora di ritenere i popoli in vbbidienza con quella sorte di cerimonia, la quale senza dubbio lasciaua ne gli animi dell'vniuersale l'impression, che cosi fusse. Ma nella cō ­secratione, & deificatione delle Imperatrici, satti che si erano i funerali per li loro meriti, si faceua volar fuori del rogo vn pauone, & non vn' Aquila, benche nella deificatione di Faustina n'vscisse l' Aquila, forse perche l'haueua dato l'Imperio al marito.

IX, Nessuna delle inuentioni humane può esser cosi sagacemente proposta, & ordinata tra le genti, che' non vi si troui, & ben presto qualche volta vn biasimeuole abuso, & non per altro pare, che cio auuenga se non perche gli ordini per la stabilità de gli stati deue nodipen­der da quella sorte di prudēza, la qual si riconosce esser dono del do­nator delle gratie tutte verso di noi.

QVanto si presummessero non molto di poi gli huo­mini di quei tēpi di alterar gli animi de gli huomini [Page 14] da quella prima intentione, per la quale fu ritrouata la ceremonia della Deificatione delle persone Illustri per opere chiare, & per grandezza d'Imperio si scoprì pur troppo largamente. Concio sia che vn certo Antinoo huomo priuato fu anch' esso, & non senza marauiglia, & riso del popol di Roma deificato da Adriano, il qua­le tra tutte le sue virtù lasciò di se quel biasimo non pic­colo di leggerezza, considerata la sua di sopra descritta bontà: per il qual proposito saria stato meglio d'hauer raccomandata l'anima dell'amico Antinoo ad vn Gufo vccello infernale, che ad vn' Aquila: oltra che' non s' e­ra introdotto ancora la deification de gli huomini pri­uati. Ma per l'amicitia, & per il beneficio riceuuto tal volta tra quei Principi si costumò di deificar l'un l'altro: come auuenne di Diocletiano, & di Massimiano, i qua­li hauendo rinuntiato l'Imperio furono non dimeno doppo la lor morte deificati da Licinio, & da Massen­tio. Ma non piu di questi, da poi che tale inuentione in vanita riuscita presto del tutto ancora schernita si rima­se tra le genti tutte dell' Imperio Romano.

X. Gli accidenti, che si veggono auuenire alcuna volta nel mondo, quan­do non se ne possa render conto, ò ragione: egli è veri simile, che è vengono per vnaprefissa volontà superiore, ò per gastigo de i casi disperati, & per correttion de i debili, che minacciano la propria rouina.

NElle guerre tra i Romani, & i Parthi al tempo di Antonino Pio Imperatore, & di Vologeso Re de [Page 15] i Parthi auuenne questo infortunio, che in Babillonia nel tempo di Apolline, hauendo vn soldato trouato v­na certa cassetta d'oro di grandezza mediocre, & hauē ­do per forza rotta la serratura, n'vscì vn tal graue, & si pestifero odore, ò fiato, che cominciandosene per ciò ad infettare il paese, si allargò anco in tal modo per tut­ta l' Asia, che' ne seguitò grauissimo danno di quei po­poli tutti.

XI. La potenza di Dio è tale, che non solamente lagioua tal volta à i suoi serui, ma ancora à gli adherenti per dar' essempio all' vniuersale del come la misericordia diuina sia propitia ad altri conforme alla speranza, che hauer se ne deue.

ANtonin Pio Imperatore hebbe molti trauagli, & guerre, & fra l'altre vna nel Settentrione contra di­uerse nationi barbare: & essendo l'essercito Romano ri­dotto in luogo, che da i nemici, per la carestia dell' ac­qua conueniua, che fusse distrutto. Auuenne, che essen­do da vna legione di Christiani, che militaua seco pre­gato Dio per la salute di quello essercito: cosi come dal Principe la n'era stata desiderata: piouue tanta acqua, che facilmente potettero conoscere, che quello aiuto era sopranaturale: oltra che l'essercito nemico nel me­desimo tempo fu tutto consumato dalle saette, & da v­na graue tempesta del cielo. Per la qual cosa l'Impera­tor confessò per lettere d' hauer ottenuto quel doppio beneficio per li prieghi de i Christiani: & vietò per tvt­to [Page 16] l'Imperio le loro persecutioni: anzi ordinò pena à chi gli accusasse per cagion di Religione: & quella le­gione benemerita si acquistò il nome di Fulminatrice: hauendosi creduto per certo i Gentili, che per essa fus­se assolutamente stata distrutta la gente nemica.

XII. Pietà d'vn prelato veramente degno del nome di pastore, ma poco imitato ne i tempi nostri, ma però sempre lodeuole nella memoria delle genti.

PAulino Vescouo di Nola per cagion di pietà dette se stesso per prigione in cambio d'vn figliuolo d'vna vecchia dōna vedoua al genero del Re de i Vandali: al quale egli come schiauo seruiua di giardiniere. Hora piacēdo egli per molti rispetti al suo signore da lui an­cora era egli assai ben trattato, senza conoscer però chi ei si fusse; in tanto, che parlando seco Paulino gli pre­disse la morte del Re, il quale auuisato dal genero volse veder Paulino, il quale gli pareua ancora di hauer ve­duto in sogno; però hauendolo innanzi à se gli diman­dò chi egli era, & esso non gli negò il suo nome, & chi ei fusse, & come quiui venuto: Per la qual cosa gli fu donata la libertà, & licenza, ch' ei dimandasse quel, ch' ei volesse: però egli dimandò in dono tutti i prigioni della sua città, & gli ottenne.

XIII. Semplice superstitione, & strana fantasia delle genti antiche per cono­scenza della natura di alcune nationi non ancora del tutto lungi da tale humore.

I Boij popoli di Germania, che noi hora crediamo es­sere i Bauari, stimauano la quercia essere arboro sa­crato si, che non si faceua appresso di loro alcun sagrifi­cio senza le sue foglie, nè alcuna altra cerimonia publi­ca, ò priuata senza quelle Et pensauano, che l'visco, che la genera, ò vi nasce sopra fusse mandato dal cielo per segno della bontà dell' arboro, & credeuano, che quel visco fusse buono à proccurar la fecōdità del partorire, & ad altre cose molte per difetto di tutti gli animali, & contra ogni veleno: del quale questo pur tanto si può dire, cio è, che' sia stato ne i nostri tempi vsato contra il mal caduco: in tanto, che sino ad hora gli Alemanni n' hanno non sol marauiglia, ma ancora non punto dissi­mulata, ma si ben grande oppinione. Et Theodone Re de i medesimi Boij consacrò à i suoi Dei due Querce grandissime alla ripa del Danubio però antichissime senza dubbio: & erano queste venti miglia lontane l'v­na dall' altra, & quiui volse egli, che' si facessero i sagrifi­cij, & vi si ragunasse il popolo ad ogni simile occasione.

XIIII. Sono alcuni huomini di guerra stati per diuerse cause fatali alle natio­ni nemiche; però da simili (poi che' nō ben conosciuti) si deue guar­dare ogni altro del come contra di essi ei s' habbia da gouernare; accio che' non paia, ch' ei voglia vi tar temerariamente la fortuna, ò la virtù superiore.

NElla battaglia, ch' hebbe Carlo Martello contra de i Saracini in Guascogna furono ammazzati 385. [Page 18] mila de i nemici col Re loro Abdiramo, & nello esser­cito Christiano ne morirono cento cinquanta numero tanto diseguale, che'si riconobbe la vittoria da Dio so­lo, testimonio Vdone Duca d'Aquitania cagione ori­ginale di quella guerra, & che gli haueua chiamati in suo aiuto, come per vna sua lettera apparì scritta à Gre­gorio Papa secondo di quel nome: per cio che Vdone vedutosi venir nel suo stato tanta moltitudine si accor­dò subito con Carlo scordatosi del tutto della data fe­de, il che fu la rouina loro. Et fu chiamato Carlo per il cognome di Martello dallo assiduo combatter, ch' ei fece, & sempre con vittoria, che per dire il veronon si quietò egli gia mai se non poco.

XV. De i casi accidentali non occorre discorrere essendo ciò proprietà del destino. ma della molta fedeltà d'vno animal bruto se ne deue ri­gittare il biasimo del contrario sopra de gli huomini che di natura fallaci, & perfidi tal volta ci viuono.

GVnthero figliuolo di Thessalone Principe de i Baua­ri essendo nella caccia stato ammazzato da vn por­co saluatico in vna scura selua, non si potette mai ritro­trouare: ma al fine vn cane, il quale sempre eta stato presso al suo padrone vinto dalla fame ritornò nella Corte, & latrando, & gridando hebbe da gli huomini non so che cibo: onde egli subito se ne ritornò corren­do à riguardar quel morto corpo dell' amato da lui Gū ­thero [Page 19] gia di piu giorni in quella selua cosi stato sinito. Al qual cane andando dietro le persone ritrouarono il loro Signore cosi stratiato da quel feroce animale: am­maestramento del come i gran Maestri deueno proce­der nelle cacce, cio è di non andar mai si soli, che da gli altri non se ne possa hauer nuoua prestà.

XVI. Ancor, che molte volte le cause imaginate per tali effetti potessero parer giuste assai, non ne mancherà mai colore quando mancassero quelle, à chi alcuna cosa far vorrà, pur che le forzeui sitrouino.

LE vere cagioni delle guerre tra Carlo Magno, & Desiderio Re de i Longobardi furon queste. Il so­spetto, che Desiderio haueua della crescente potenza di Carlo. Il ripudio, che Carlo haueua fatto di sua so­rella, & dall'altra parte Carlo si doleua, che Desiderio hauesse riceuuto in protettione i suoi nipoti figliuoli di Carlo manno, & altri nobili huomini, & che gli solle­citasse à nuoue guerre, & questi furono i capi, & fonda­menti delle loro differenze, ma l'occasione del comin­ciarle fu il Papa, & i Romani offesi da Desiderio, & nō difesi da gli Imperatori di Costantinopoli, à i quali ve­ramente conueniua, & si apparteneua quella querela. Et questo sempre auuerra, che tra la causa, & l'occasio­ne sarà non poca differenza, ma nō gia ad ogni hor sub­ito consciuta: d'onde nascono i giudicij erronei, che se ne fanno ancor bene spesso da chi piu cura porre ci do­uerrebbe.

XVII. Nessuna cosa è piu Iodeuole in vn Principe, che dar di se oppinione di prudente: il che fare consiste non solo nell' opere, ma nella tempe­ranza della lingua ancora.

ESsendo Irene Imperatrice di Costantinopoli stata dismessa dello Imperio (come habbiamo ricordato nel nostro volume delle donne illustri, da Niceforo: gli Ambasciadori Latini, i quali eran prima stati mandati à trattenersi alcuni giorni in easa d'vn certo Vescouo Greco, predicato, & celebrato da tutti i Greci per huo­mo parco, temperato, giusto & santo. Et che quasi tut­to l'anno attendeua à spessi digiuni, facendo anche stare la sua famiglia, & i forestieri, ch' egli hauesse riceuuti in tal maniera: in modo, che i poueri Ambasciadori, che thedeschi, ò Francesi erano per tutto l'inuerno hebbe­ro poco di che' si potessero satiar la fame, che' sentiuano per la sua vigliaccheria. Ma pure al fine essendo stati ammessi à Niceforo, che gia haueua accōmodate le co­se sue, furon da lui dimādati quelche pareua loro della pietà di tanto huomo loro hospite. Al quale Helmo­gaudo maggior de gli altri rispose. Il vostro Vescouo è santissimo, quanto però e'sia lecito d'esser (non lo con­sentendo Iddio. Marauigliato però della risposta Nice­foro, dimandò Come e'potesse essere, che alcuno possa chiamarsi santo senza la volontà d' Iddio? Et Helmo­gaudo. Le lettere sacre (disse) ci mostrano, Che Iddio è la charità stessa, della quale questo vostro Vescouo [Page 21] essendo pratico assaice ne ha fatti auueder con nostro gran pericolo.

XVIII. Egli s' è trouato esser quasi impossibile lo emēdare gli errori, che la na­tura anch' essa fa piu in vna Nation, che in vn' altra circa l'im­prudenza de gli huomini. Et ben cio pero si può risoluere, Che questo Niceforo Greco pur essendo, era nato di poi, che tutte le antiche virtù de i Greci s'eran partite da loro: poi che per lui Principe es­sendo non ve n'era rimasta pur vna.

IL medesimo Niceforo quando egli hebbe vditi gli Ambasciadori Latini, volto poi ad Helmogaudo gli dimandò quel, che facesse Carlo, & come le cose sue andauano, al quale egli rispose prudentemēte, & come egli haueua debellati tutti i suoi nemici, & auuersarij: che sola restaua la nation de i Sassoni parte di Germa­nia, la quale spesso ripugnaua, & ribellaua, & che però n'haueua hauuti Carlo di molti fastidij. Hora Niceforo Greco essendo, & di iattanza, & di vanità Greca ripie­no, deridendo à i fatti di Carlo disse: Perche prende Carlo tanta pena contra nemici di cosi poco numero, & ignobili di fama, & di virtù? Io, che tengo l'Imperio della terra; & da Iddio sono eletto, & son Signor delle cose, & che conduco alla degnità, & ad honore chi pia­ce à me dono à te il dominio di quella gente. Le quali parole poi riferite da lui nel suo ritorno à Carlo: da lui gli fu sorridendo detto. Niceforo haurebbe fatto me­glio à darti l'Imperio delle Donne: alludendo alla Gre­cia: percio che all' hora i Greci erano stimati ben poco.

XIX. L'accrescimento della prole in vna honesta, & illustre consanguinità arreca honore, & chiarezza: & tra i Romani fu gia vn costume tale, che chi si trouaua esser maritato haueua ne i consigli publichi assai vantaggio presupposto le altri considerationi dell' honor loro equali, da chi maritato non era.

FV nei tempi di Henrico secondo Imperatore in A­lemagna nel luogo, che si dice Altaick inferiore: cio è Quercia inferiore: del qual luogo habbiam trattato di sopra, vna Donna, che partori ad vn corpo cinque fi­gliuoli: ma noi pur n'habbiamo veduto in Londra vn' altra hauerne partoriti quattro. Et vn' altro Conte det­to Babo pur in quei tempi, & paesi Signor non ignobi­le anzi nobilissimo hebbe di due mogli trenta due mas­chi, & otto femine, gli nutrì tutti, & tutti gli lasciò viui alla sua morte. Et desiderando egli inanzi, ch' ei morisse di lasciar loro qualche appoggio d' honore, & profitte­uole, togliendo il tempo quando il buono Henrico an­daua alla caccia gne ne rappresentò tutti per ordine, al quale l'Imperatore veduta tanta compagnia disse. Per­che sei tu venuto con si fatto numero da poi, ch'io ti or­dinai, che tu venissi priuatamente? All' hora Babo. San­tissimo Cesare, rispose, io son presto con vn seruitor so­lo, Et Augusto. Et chi son gli altri? Et Babo. Tuoi serui ottimo Principe, & figliuoli miei, i quali io presento à tua Maiestà & dono; & il dono sia buono, & felice di questo numero, & ad honore in pace, & in guerra à pro­fitto, cosi come io desidero hauendogli alleuati per [Page 23] questo. I quali furon gratissimi ad Henrico: parlò con ciascuno; à tutti dette la mano, & gli chiamò figliuoli: & volse, che habitassero in Corte, & in tal maniera gli trattò secondo la diuersità de i loro ingegni, che ciascu­no fu proueduto honoratamēte: onde molto nobili fa­miglie poi sono vscite di loro in diuerse prouincie se­condo, che' si accasarono, doue fu loro dallo Impera­tore dato, & conceduto il gouerno di esse.

XX. Egli è manifesto assai gli huomini in alcune cose esser sotto posti al fa­to ò vero destino & hauere i loro Genij, il che in molti luòghi si ri­mostra: ma bastici hora lo aggiugner, che ancora à Bruto Romano ne i Filippi era apparso il suo Genio innanzi aldi della sua morte. Et però si conosce tra i Christiani essere ancor necessario di viuere in tal modo, che noi ci rimostriamo, et siamo in effetto sempre presti à riceuer quel fine della vita, che Dio col mezo della natura ci haurà constituito.

EGli è vn castello sul Danubio nel continente, ò iu [...]is­dition dell' Austria, che si chiama Greinon. Sopra il quale sono molte scoscese ripe, & balze, & scogli fra le quali il Danubio ristretto con grandissimo impeto, & incredibil romore tutto spumoso corre, & con le velo­cissime, & incerte onde agita i nauilij, che vi passano d'ogni tempo: onde i Germani abhorrēdo questo luo­go per il pericoloso suo passaggio, lo chiamano Strude­lon, cio è pernitioso: perche per dire il vero egli è non men pericoloso, che il passo, che è sra Scilla, & Charib­di [Page 24] per le molte volte, & per le molte concauità, che fa il fiume: d'onde procede, che l'acqua con diuerse agita­tioni hor qua, horlà spinge i nauilij, & tiragli piu, ò mā ­co come' sia conceduto dalla pratica, & esperiēza mag­giore, ò minore de i barcaruoli: però in quel contorno sono huomini stimati pratichissimi di quel luogo, i qua­li à i nauilij, che passano per à tempo seruono di timo­ne, & di remo: come noi veggiamo fare alle naui quan­do l'arriuano in luoghi incerti, che' le prendono piloti di quei mari per condursi à saluamēto. Per questo luo­go nauigando adunque Cesare Henrico terzo per vna certa impresa contra de gli Vngari, era seco vn certo Vescouo suo parente, & di nobil consideratione chia­mato Brunone in vn' altra barca, la quale appressandosi ad vno di quelli scogli, in vn tempo si vide apparir so­pra lo scoglio vna imagine come d'vn negro Ethiopo, & che chiamò Branone dicendo. Oh oh Vescouo, Io son cattiuo Genio, tu sei mio, & douunque tu andrai, tu sarai mio. Io non ho da far hora cosa alcuna contra di te, ma fra poco tempo tu mi vedrai ancora. Hora ri­manendo ciascuno attonito di cosi fatta apparitione à quel Vescouo, & dicendosi alcune orationi come piu la paura comune à tutti gli persuadeua l'ombra spari, ne' piu si vide. Et questo sasso, ò scoglio ancora si vede sopra del quale è vna torre la quale ritien la memoria, & il nome ancora di questa cosa.

XXI. Chi è auuertito, & non si riguarda, sarà stimato huomo poco prudente, & male atto à consigliare altri.

HOra pochi di doppo per seguitare il proposito su­periore passando pur Cesare auanti al suo viaggio arriuò in vn Castello detto Rosemburgh, & quiui da v­na nobil donna vedoua detta Richlita fu alloggiato, la quale doppo le douute cerimonie, & seruitij conferiti à Cesare ella gli dimandò alcuna gratia, della quale es­sendole stato cortese, & in quel, che' ei le daua la mano in segno di fede, secondo il costume del paese in vu su­bitò il palco della stanza dou'erano cadde tutto di net­to al basso in vna stanza maggiore. L'Imperator non si fece male alcuno, Brunone il Vescouo, ch'era seco mo­ri, & vno altro Alamanno huomo nobile, che'vi era, & la stessa Richlita furon grauamente offesi. Et cosi heb­be effetto quanto disse quel cattiuo Genio à quel Bru­none infelice Vescouo, forse piu fauorito nella corte, di quelche gli era innanzi al giudice maggior d'ogni no­stra attione.

XXII. La virtù sempre dalla virtù medesima ritroua fauore secondo gli huomini ne i quali ella si riposa.

PEr essempio di virtù vn certo Bela fatto Re d'Vnghe­ria, & hauendo guerra con li Thedeschi, & fuori vs­citi del suo Regno, in vna gran giornata egli ruppe i suoi nemici. Hor alcuni di quei, che furon rotti essen­dosi [Page 26] ritirati in vn monticello, doue' combatteuano assi­duamente senza mostrare altrimenti segno di viltà al­cuna: Bela commosso dalla loro virtù gli saluò tutti, & al capo loro dette per moglie vna sua figliuola, quan­tunque ei fusse certo, che' si eran per rendere al fin per la fame.

XXIII. Nessuna piu stabil cagione apparisce fino ad hora della fermezza dello Imperio, che la prima risolutione fatta di quella positione Imperia­le nella natione Alamanna: & di poi nella elettion de gli Impe­ratori dipendenti da i sette Elettori della stessa natione.

GRegorio x. nel 1273. diede autorità à sette Principi di eleggere l'Imperatore, & era all' hora spento il sangue di Sueuia Imperiale: però ragunatisi i Principi dell' Imperio per sorte à Franchefordia, & trouando gran diuersità, & contentione nella elettione, furono al meno in questo d'accordo, Che Lodouico presidente del Rheno, & Duca di Bauiera huomo stimato fra tutti gli altri di mirabil prudenza fusse quello, ch' hauesse li­bera facultà di nominare Imperator, chi piu gli piace­ua; la qual cosa egli cō gran diligenza ricusò, non giu­dicādo douere essere vtile il poter fare vna sicura elet­tion fra tanta di segualità di pareri: ma vinto da i pre­ghi, & mosso da degni rispettì al fine accettò il carico prenuntiando Imperatore Ridolfo Sueuo figliuolo di Alberto Saffemburgense, & nipote di Ridolfo Haue­coburgēse huomo essercitatissimo, & divalor singulare [Page 27] in pace, & in guerra: al parer del quale si accostarono tutti saluo Ottocaro Re di Bohemia, & Henrico Duca della Bauiera inferiore, niente di meno Ridolfo fu in­coronato in Aquisgrana dall' Arciuescouo di Colonia. Et però di poi hanno hauuto quelli Arciuescoui sem­pre titolo di Coronatori: per cio che prima era incerto il Coronatore, & incerto il luogo; & fra gli altri buoni ordini di costui fu questo, Che tutri gli statuti, ò leggi, ò editti, ò Ecclesiastici, ò temporali si publicassero in lingua Germana. Et hauendo cinque figliuoli le mari­tò tutto, delle quali nel nostro Cōentario delle Donne Illustri facciamo mentione.

XXIIII. La tirannide ha questa quali [...]à, che mentre, che ella è viua, & si puo preualere la si fa ancor temere: ma se la manca (come presto auuien) per morte ogni huomo sene burla, non hauendo hauuto gia mai chi l' hauesse amata.

IPpodo Re di Chio, ma in fatto tirāno ne i tempi mol­to da noi lontani essendo familiare di vn certo gioua­ne nobile: & però fra i giochi, & feste per accompa­gnarlo in certe nozze, che quel giouane faceua, andò come per gioco, & per burla ad affrontar la sposa, che n'era menata à marito sopra vna carretta per il suo gra­do ornata, & cō altre compagne honoreuolmente: per lo che credendosi coloro, i quali n'haueuan la cura, che vi fusse andato peringiuriarla, ò rubbarla loro (tali do­ueuano essere i suoi costumi, l'ammazzarono. Per la [Page 28] qual cosa (di tanto fu persuaso il popolo) venuta vna gran pestilenza nel paese, mandarono all' oracolo per intender quel, che' douessero fare per liberarsene. Dal quale hebbero per risposta (come e' se l'hauesser pro­cacciata quei, che forse à nuoua tirannide haueuā volto l'animo, che' douessero far morire, ò bandir quei, ch' ha­ueuano ammazzato il Re. La qual cosa risaputasi, ogni vno con publica vocerispose, che tutti ammazzato l'ha­ueuano; volēdo essi mostrare vnitamente che à tutti era stata grata la sua morte. Et però dallo Dio, ò vero da quei, che le sue risposte regolauano in quei rozi tempi furono essi tutti mandati fuori della loro città, vbbiden­do alla imaginata Deità, contentandosi niente dimeno generalmente da poi, che tutti il tirāno odiauano d' ap­parir consentienti à quel, che per caso era auuenuto quasi, che ciascuno hauesse ancora prima desiderato, che tanto ad ogni modo douesse anuenire.

XXV. Gli huomini i quali d [...]lla potenza di Sathanasso saranno occupati rius­ciranno ancora di ogni loro apparente grandezza in vergogna al mondo, & in danno perpetuo di loro stessi.

NEl tēpo del primo Ridolpho Imperatore vn certo Federigo Stufio Germano, & per professione ne­gromāte fingendo con le sue arti di esser Federigo se­condo Imperatore, & diuulgandolo, & mostrandosi ad ogni huomo tanto simile, che' non visi haueua dubbio alcuno. Donò à tutti i soldati, & amici vecchi, che l'an­darono [Page 29] à trouare (quasi riconoscendoli) doni grandi, & denari: le quale cose tutte da gli spiriti infernali gli e­rano portate. Oltra di questo era tanto affabile, & grato nel parlare, che coloro, che per premio, ò per i suoi do­ni non poteuano esser vinti, le parole, & le lusinghe sup­liuano ad o [...]tener da essi il suo intento. Costui ricorda­ua le cose publiche passate come egli stesso essendo Fe­derigo l'hauesse fatte, ò consigliate, ò ordiuate: & le particulari sapeua cosi bene, che à ciascuno poteua ri­durrele le cose proprie in memoria si, che' non si haueua dubbio alcuno, ch' ei non fusse il vero Federigo. Hor i Giudei, i Christiani, i nobili del Rheno, la plebe, i cit­tadini, i Contadini volauano à lui, & si offeriuano: & egli al popolo diede sempre gran cera, & à i soldati de­nari, & ogni cosa vscità delle mani di Sathanasso. Si che essendo egli hor mai cresciuto, & circundato da conue­niēte forza, cominciò ad esser senza burla temuto. On­de egli ragunò prima de i suoi seguaci vn Consiglio in Nouesio poi lo forni in Colonia. Ma in questo mezo Ridolso andò sopra Colonia con lo essercito, & fece ri­tornar l'Arciuescouo di quella città ad vbbidienza, & pagare i douuti taglioni. Ma di là fuggito il falso Fede­rigo in Hassia luogo de gli antichi Catti vi si fortificó. l'Imperatore però seguitando l'orme del contraffatto Principe l'assediò in vn certo castello, à gli huomini del qual luogo minacciādo ogni distruttione se' non gli da­uano in mano quello scelerato, gli fu al fine da loro dato [Page 30] prigione, il quale condennato per la legge alla morte fu abbruciato viuo senza poter hauer altrimenti aiuto alcuno da i suoi Diauoli.

XXVI. Essendo l'odio delle genti contra d vna natione intera senza distintio­tione alcuna, non sene deue ricercar la cagione per via naturale: ma credere assolutamente, che cio auuien per la disposition della diuina volontà.

NEl tempo dél medesimo Ridolfo Imperatore, nel­la Città di Monaco non inferiore all' altre di Bauie­ra vna certa donnicciuola, ma di trista qualità vendè vn fanciullo rubbato da i Christiani à i Giudei, che vi ha­bitauano: il quale essi sagrificarono à Dio facendolo morire per derisiō de i Christiani con purgerlo con gli aghi per tutto il corpo. Ma quella scelerata mentre che la cercaua di rubbare vn' altro fanciullo fu scoperta dal padre di quello, & accusata, & fatta prigioniera, & ha­uendo confessato il suo malo animo d'all'hora, & anco­ra quel primo furto, la fu gastigata secondo il suo meri­to. Però ritrouatosi quel pouero primo fanciullo da i Christiani cosi stato da i Giudei fatto morire: si fece dalla plebe tutta subito per la atrocità della cosa vn ter­ribile impeto contra de i Giudei tutti per ammazzargli senza aspettare altrimenti sentenza, ò cognitione de i rei: Onde i piu considerati huomini, & i magistrati per gastigar solamente i delinquenti vsarono ogni arte per quietare il popolo adirato: & per leuargli dinanzi quel­la [Page 31] nation di gia posta tutta in graue pericolo, ordinaro­no, che i Giudei se ne ritirassero nella loro sinagoga sen­za lasciarsi veder sino à nuouo ordine. Ma ritirati, che' vi si furono, il popolo piu furibondo, che prima hauen­dogli à man salua: disprezzati i comandamenti, & la presenza de i principi correndo là, & con armi, & con fuoco gli consumarono insieme con lo edificio, doue' morirono tutti, sino al numero di cēto ottanta di quel­le reliquie di tanto odiata natione.

XXVII. Produce la natura, ò il peccato qualche volta materia insolita da stancare ogni ostinato Filosofo.

INtorno alla morte di Ridolfo cio è 1290. nel paese di Costanza vna Donna del popolo partorì vn Lione: il qual parto perche' fu tanto straordinario non era da es­ser taciuto, & forse inditio di futura superbia.

XXVIII. Quando vn Principe cerca piu tosto la fermezza dello stato suo dalla temperanza, che dalla violenza ei sarà veramente sempre stimato lodeuole.

ALberto d'Austria hauendo per partial guerra contra di Adolfo Imperatore fattolo proclamar priuato dello Imperio, quasi egli nuouo Imperatore lo vinse ancora in battaglia, nella quale eì rimase morto. Onde di poi ragunandosi il Consiglio vniuersale dello Impe­rio, Alberto come Imperador di gia eletto salito al luogo, che all' Imperadorsi dà, doppo alcune parole [Page 32] dette al suo proposito circa le cose all' hora contingen­ti: quando meno si aspettaua per vincer l'inuidia de gli altri pose giu tutti gli ornamenti Imperiali: & se ne ri­torno al luogo à lui douuto per la sua ordinaria degni­tà, & grado solito. Dalla qual modestia tutti ad vna vo­ce promossi elessero lui Imperatore.

XXIX. Quei Giudici, i quali dalle fattioni son mossi, & prouocati gia mai non potranno ottenere il nòme di esser giusti: sapiendosi certo, che la Giustitia da ogni partialità deue esser lontana.

BErchtrando Cardinale al tempo di Giouanni xxij. Papa fu cagione, & vno de i principali Consiglieri che si facesse lega contra di Lodouico terzo Bauaro Imperatore; per la qual cosa per Italia, & per la Germa­nia si cominciarono guerre ciuili. Ma mandando Lo­douico Ambasciadori al Papa per accommodar le cose huomini di gran conditione, il Papa rimettendoli in I­talia à Berchtrando, er cio che all' hora la Corte si te­neua in Auignone: esso senza volergli vdire gli scacciò da se, & fu cagione, che' non si venisse ad appuntamen­to alcuno. Di che natione si fusse questo Berchtrando fino ad hora non ci è noto, ma fu frate Dominicano: Et tutti gli Imperiali, che gli capitauano in mano gli con­dennaua indifferentemente come heretici: & significa il suo nome in lingua Germana. Pacti turbator. conue­nendo bene al nome l'effetto.

XXX. Dante scrisse in Thoscano sua propria lingua, ma conobbe le scienze tutte, che nell' altre lingue dall' altre nationi sono state scritte.

DOuendo ridurre in memoria alcuna cosa di quei tempi grandemente nobile di Dante Aliglieri cit­tadin Fiorentino nel tempo di Lodouico il Bauaro, & di Giouanni xxij. Papa si dice, che egli tenne la parte Imperiale, & nell' historie d' Alamagna è scritto ò vero ricordato di lui da Giouanni Auentino sino di quei tēpi queste parole. Dantes Aligerius Florentinus qui tū cul­tior literarum semina sparsit, quae paulatim radices ege­runt, in herbam exierunt, & nostro demum aeuo matu­rescunt; tantae molis fuit, exules literas obstrepentibus vndique Barbaris, atque Tyrannis reducere.

XXXI. Tanto può ne i petti humani l'amore, l'odio, che la partialità di tali af­fetti si lascia non pur conoscer intorno alle cose nostre terrene af­fatto: ma nell' attioni, & negli animi de gli stessi professori delle lettere sacre ancora.

ALcuni Theologi, & scrittori di fama honorata, quā ­do Giouanni xxij. Papa pronuntiò Lodouico Baua­ro diposto dalla Imperio, & dal consortio de i Chri­stiani andarono à trouar esso Lodouico Imperatore, & gli dissero. Tu nos pugnis, ense, ferro, armis à seruitu­te assere: Nos te lingua, calamo, literis, stylo, libris, ver­bis vindicabimus. Et erano tutti questi huomini reli­giosi, [Page 34] & sacerdoti dell' ordine Franciscano. Et certo ha piu, che troppa forza la penna se i principi la volessero conoscere. I Franciscani adunque in quelle dissensioni dell' Imperatore, & del Papa tennero sempre la parte dell' Imperio: ma i Domenicani quella del Papa, ben­che alcuni voltassero tal volta l'animo allo Imperatore per il profitto lor proprio. Ma de i Franciscani, ò altri e­rano i capi in quelle controuersie dalla parte Imperiale VVillielmo Occomense Inghilese. Bona gratia da Ber­gamo, & Michele da Cesena, i quali tutti morirono innanzi à Lodouico, & in Monaco furon sotterrati, do­ue si veggono ancora le loro sepolture.

XXXII. Le marauiglie della natura accidentali non solamente auuengono per vna occasione, ma per molte: & specialmente nella morte de i Prin­cipi di gran consequenza, per la qualità de i tempi, ò per le qualità delle nationi, ò della terra doue le si veggono.

L'Anno doppo la morte di Lodouico quarto Bauaro vn tremmoto verso Schiauonia, Dalmatia, Carnia, & Histria in quaranta giorni gittò à terra venti sei fra città, & castelli senza l'altre ville, & case priuate. Et se' si deue credere à i miracoli de gli historici Due Monti s'andarono à cozzare, ò vero vrtare l'vn l'altro con gran distruttion di quanto [...]ra era di loro. Cinquanta huomi­ni, i quali erano allo intorno de i loro bestiami si troua­ron fatti, & conuertiti in statue di sale con i loro anima­li: Et di poi il tutto quasi da vn Baratro inghiottito non [Page 35] apparue cosa alcuna di quel, che fusse stato, La fede delle quali cose si rimanga appresso di Currado histori­co di Meidembergh, contentandosi di crederne non piu, che Giouanni Auentino.

XXXIII. Alcuna volta è auueeuto, che i maggiori danni anuenutici sono stati procacciati da i proprij Principi: i quali male hanno conosciuto quello, che piu laro si conueniua.

CArlo quarto di quel nome Imperatore, & Principe di Bohemia fece gran danno allo Imperio. Aprì la via, & larga era assai alla grandezza, & all' ambition de i sacerdoti di Germania. Vendè la libertà della Germa­nia à i nemici. Promesse nella sua Coronatione fatta in Roma di partir subitò d'Italia, & di non viritornar se nō da i Pontifici Romani chiamato. Per cio che quelli or­dinariamēre non si contenton punto, che la ragion de i negotij Imperiali sia loro sopra capo, il che verrebbe à scemar non poco per tanta vicinità la molta libertà, che la Chiesa ha nelle cose tutte ancor tēporali. Et ven­dè Carlo con essempio non punto imitabile, & alieno dallo Imperio la Gallia Narbonese. Il Principato di Vi­enna, il Dalfinato, & il Regno Arelatense: accio che l'Imperio, & i suoi mēbri non si hauesser punto à lodar del suo gouerno: onde cio non si computa, ò scriue per essempio di loda, ma sol perche e' si conosca quanto di honor si perda, & non meno priuatamente, che publi­camente [Page 36] da quei, che per contentar le loro fantasie, ò per vendita, ò per dappo caggine si lasciano vscir di ma­no quelli stati, & quelle cose, che da i loro predecessori con fatica, con l'armi, & con danari si acquistarono.

XXXIIII. La Filosofia scolastica posseduta da huomo di natura gagliarda riusci­rà nelle cose sue tanto simile à se stesso, che poco profitto ne lascerà al mondo.

BErtholdo Alemanno, & frate Franciscano hauendo per quello, che n'apparisce poca inclinatione à gli studij delle lettere sacre datosi allo Filosofia naturale, ma con tale animo, che seguitando l'humor de i suoi capricci, & della sua bizarria ritrouò l'artiglieria, & gli archibusi, & la poluere per essi: accio che'l mondo l'ha­uesse ad ogni modo à lodare d'vna inuentione ad ogni huomo dannosa.

XXXV. I casi delli huomini fortuiti son diuersi, per i quali facilmente noi pos­siamo riconoscer la potenza diuina quanto la ci sia benigna ancor nelle cose non punto prima pensate, che le ci sieno auuenute.

IN Bauiera sopra la riua del fiume AEno era vn muni­stero di monaci, il quale haueua (come s'vsa) alcune stanze sul fiume. Hora essendoui vn certo luogo fatto per ventura sopra l'aqua per solo piacere, & reggendo­si, ò sostenendosi sopra alcune poste di legno; & essendo quelle per la vecchiezza tarlate, & cotrotte, in vn tratto [Page 37] & in vn tempo tutte rompendosi, la stanza edificataui sopra cadde tutta intera nell' acqua; nella quale erano sei monaci de i primi del conuento, che faceuano i con­ti loro. Et fu portata quella stanza cosi intera vn buon pezzo dalla furia dell'acqua per l'ordinario molto gros­sa, & alta sin, che molti pescatori destati dal romore, & dal grido de i monaci, ch' era grandissimo, andaron per soccorrerli: & in effetto nessun di loro mori, ma tutti hebbero vna gran paura.

XXXVI. La temperanza lascia di se stessa, & di chi l'ama sempre chiaro nome appresso de i discendenti, ma con poca imitation di quella ne i tem­pi moderni.

ALberto Duca di Bauiera Principe di bontà honora­ta essendogli offerto il Regno, & la Corona di Bo­hemia da quei popoli, i quali l haueuano di gia eletto si, perche vi mancaua la linea del morto Rè, come anco­ra perche quella Corona si concede per la elettione principalmente, & non per ragion di heredità. Esso gli ringratiò honoratamente ma ricusò la loro offerta con­questa risposta: Che egli haueua stato, & terre, & ca­stella tali, che le richiedouano tutta l'occupation d'vn' huomo: & però esso per la loro beneuolenza saria sem­pre amico alle cose lòro, & ne gli rimandò donati: si che quelli Ambasciadori non hauendo di poi ritrouato altri, che per il premio di tal Corona hauesse piu tosto stimata la lode della temperāza propria, che la speran­za di quella, se ne retornarono à dietro.

XXXVII. E' pare, che la facilità di stampar le cose scritte habbia causata la mol­tiplication de i concetti ne gli huomini. Et per consequenza con la molta commodità di quella ancor molte dissensiom non soi nel go­uerno temporale, ma nello ecclesiastico similmente sieno auuenute.

NEl tempo di Federigo Imperatore l'anno 1450. vn certo Giouanni Fausto Alemāno cittadino di Ma­ganza ritrouò la stampa, & stampò alcuni volumi due volte, aiutato da Pietro Schafferd di Gararensthaim suo genero, per che haueua maritata la sua figliuola Christiana, & ancora herede sua. Costoro adunque essendo d'vn medesimo consiglio, & parere si accor­darono insieme di tener segreta questa loro inuentio­ne. La quale dieci anni di poi i Ministri di Fausto, cio è Giouanni Guettembergh, d'Argentina la publicò in Germania: & Vldrico Han, & Sisto Reisio la publica­rono in Roma, & per Italia, & di poi Aldo Manutio la illusttò, & altri.

XXXVIII. Nessuna attione appresso de gli huomini di animo nobile è piu stimata di quella, che riguarda l' honor Donnesco, ò nel proprio, ò nell' al­trui rispetto.

LVcullo cittadin Romano, & in quella Republica tra i primi ne i suoi tempi honoratamente stimato, ha­uendo presa per forza in Armenia la Real città di Ti­grano certa, fece conseruar da ogni ingiuria le donne, & rimandarle tutte à i loro mariti, & parenti, che le s'ha­uessero: [Page 39] per la qual cosa quei popoli tutti di poi tenne­ro la parte de i Romani costantissimamente vinti prima i corpi dalla Romana forza, & gli animi di poi legati da quel singular beneficio proprio della nobiltà Ro­mana d' all' hora.

XXXIX. La seuerità è lodata drittamente in vn general di guerra quando ell' è accompagnata à i tempi debiti con la gratitudine, & con la libe­ralità.

LVcullo fu Capitano eccellentissimo, & di sopra no­minato veramente illustre, ma non hebbe amiche­uol natura con i soldati, & però fu egli da essi male vb­bidito: in tanto, che' fu anche da lore, abbandonato, & fu per colpa sua; per cio che quel medesimo essercito comandato da Pompeio fu vbbidientissimo: essendo egli amabile, affabile, donatore, & ricognoscitor d'og, ni minima opera loro: il che non auuenne di Lucullo, ch' era Imperioso, difficile ad esser contentato: poco af­fabile: seuero in voler riueder le loro operationi: in es­sorabile ne i supplicij: non sapeua mitigar gli animi de i soldati, nè rimunerarll de i loro meriti. Et però ei cad­de dalla speranza di poter finir lui quelle guerre contra di Mitridate, & di Tigrane, le quali Pompeio suo Emu­lo di poi fini contanta sua gloria, & con poca fatica.

XL. Ancora delle cose piccole se le siano per natura strauaganti noi possia­mo alcuna volta prender per noi stessi buono augurio se l'animo no­stro ci farà sperar bene nella propria fortuna nostra.

CEsare Dittatore vno di quelli, che piu di nessuno al­tro congiuense il fauor della fortuna con la propria virtù bebbe vn cauallo quando ei fu pretore in Porto­gallo, il quale era nato con l'vnghie de i piedi dinanzi fesse, & era forocissimo, & velocissimo, & grande, nè vo­leua esser caualcato da nessuno altro, che da esso Cesa­re: per il che egli ne venne in grande speranza, & quasi imagination certa di hauere à riuscir grande come egli veramente di poi riusci.

XLI. L'essempio di alcuni animali bruti in materia di nobile, & discreta vsanza douerria esser documento di molti, che tanto non sanno, se ben sono anch' essi animali in forma d' huomini.

DIcesi, che gli Elefanti hanno tanta intelligenza, che non solamente intendon la lingua della lor patria, ma ancora i corsi del Cielo: per il che alla nuoua luna essi auanti, che' vadino allo aperto se ne vanno à lauar ne i fiumi: & perche vbbidiscono à i piu vecchi della lor razza: & perche' si rallegrano de gli ornamenti, & si compiangono de i danni: Et perche nel passar delle riuiere si aiutano l'vn l'altro, fermandosi i grandi sopra il corso dell' acqua per dar piu facil passagio à i giouani dalla parte di sotto. Et dicesi, che quando e' son menati fuori della patria loro, non vogliono à modo alcuno entrar nelle naui, se prima non odono chi giuri di ritor­narli à casa, quasi, ch' essi habbino l'intelligenza della [Page 41] lingua delli huomini. Son buoni per la guerra, ma tal volta rabbiosi verse de i loro medesimi amici. Et però Asdrubalo Barchino fu l'inuentore di priuarli in tal caso di vita facilmente. Cio è, che il sessore, ò gouernatore dell' elefante rabbioso con vno scarpello in due colpi battutognene per forza di martello sopra il capo lo fa­ceua cadere in terra.

XLII. Vfficio lodeuole per i rispetti consequenti, che da altri minori di fortuna sino à i tempi nostri è stato imitato.

E'si legge, che Cesare abbrucciò tutte le lettere ritro­uate da lui nel padigliō di Pompeo nella vittoria di Farsalia: & il simile da Pompeo in Spagna fu fatto quā ­do ei debellò Perpenna. Et non per altra cagione, se nō per ouuiare à i nuoui scandali, che sarebbero auuenuti nella Republica Romana, se tali lettere fussero venute alla luce del Senato: il che sino ne i tempi nostri è stato imitato: non essendo in ogn' vno l'ingegno mancato nè il desiderio del vero honore.

XLIII. Nessuno huomo per grande, che' si sia non deue stimar la sua fortuna stabile, & impermutabile, perche auuengon casi spessò, che ci fanno conoscere il contrario con nostro grande scommodo.

LA cagione, che Ricardo primo Re d'Inghilterra fa­mosissimo guerriere, & però cognominato, cuor di lione, fu fatto prigion da Luitpoldo Duca d'Austria in [Page 42] Vienna: mentre, che' se ne tornaua di Sotia sconosciu­to in Inghilterra fu tale. Per cio che nelle guere d'Asia eontra de gli infideli gli Inghilesi saliti nello assalto di Tolomaide al pari de gli Austriaci sopra le mura ne git­tarono à terra la bandiera d'Austria. Et per hauer prima Riccardo fatto morire il Signor di Cipro, & occupato gli quello stato, il qual Signore haueua vna sua zia, che era moglie de Luitpoldo, onde fatto prigione Riccar­do hebbe à pagar gran somma di denari.

XLIIII. Doue manca il Giudicio poco può giouar la scienza per che quello è la guida d ogni nostro presupposto studio. Questa risolution non piace [...]i piu de i nostri tempi, i quali nella seta, & nella apparenza dell' [...]ro hanno formata tutta la loro ambitio [...]e piu toste, che nella consi­deration douuta à i casi, che s' incontrano in essi.

ANtonio Musa fu medico di Augusto Imperatore, & da prima per quello, che appare non molto stimato, di poi vēne in credito percio che Augusto essendo ma­lato, & da altri essendo stato mal curato (in tanto, che' nō sapeuano, che piu se fare per la sua salute, fu dal Mu­sa guarito con alcune potioni fredde, & bagni: onde ei ne guadagnò molte richezze, & gli conceffe (benche per conditione ei fusse liberto, di poter portar anella d' oro: & ancora à quelli per amor suo, che facessero, ò fussero per fare tal professione. Ma ciò gli auuenne (cosi parue ad altri) per beneficio de fortuna: percio the vo­lendo egli poi medicar nel medesimo modo Marcello, [Page 43] non gli successe: & il buono, & gratioso giouane alla speranza dello Imperio nato, & da altri tutti a [...] [...] se ne morì.

XLV. Quel che si può ascriuere à lode propriamente dello ingegno di ch [...], guisce alcuna cosa stimata difficile, non bisog na punto tra [...] vi superstition di marauiglia: sapendosi, che i l'rincipi sene, sempre saranno dipendenti per diuersi casi dalla volontà diuina [...] qualunque sorte si sieno essi.

E' si legge, che Vespasiano Imperatore sanò vn cieco, & vno storpiato d'vna mano, i quali andarono da l [...]i per rimedio: percioche auisati in sogno the cosi doues­sero fare ottennero ambi duela gratia defiderata. Per­che li occhi di colui cieco con lo sputo, ò sciliua di esso Vespasiano furon bagnati, & aperti. Et la mano dell' al­tro maneggiandognene, & mettendognene in assetto, & in ordine se ne ritrouò l'huomo interamente satisfat­to: hauendo l'vna cosa, & l' altra la sua ragione assai manifesta del perche cosi cio appunto n'auuenisse.

XLVI. Ancora, che i prodigij non sieno ammessi dalla Religion Christiana: la consideration d'essi non di meno può tal volta farci drizzar l'a­nimo al sommo motore per hauerlo più fauoreuole nella essecution delle cose stesse da i cieli apparecchiateci, non sidicendo in vano, Che Sapiens dominabitur astris.

NEl tēpo del Triumuirato Romano apparuero gran prodigij: cio è vna face ardente, che attrauesò il cielo dall' oriente all' occidente, & vna stella nuoua, & [Page 44] grande si mostrò: & il Sole rendendo minore splendo­re di quelch' ei doueua. Et di poi tre Soli, vno de i quali haueua vna corona ignea. Et vn Centurione di Lepi­do, ch'era vn de i Triumuiri ritrouò alla sua spada vna mattina auolto vn serpente. Et vn Lupo entrato nel cā ­po di esso Lepido, & nel suo stesso padiglione mentre, che lui cenaua venne à porre le zampe sopra la sua ta­uola: il che fu interpretato per la sua gran potenza, ma difficile à conseruarla. Et Antonio vdi di notte vna gran quantità di canti, & di suoni gentili, & vedde ancora in sogno vn fiume di latte, che mostrauano tale cose, & ri­feriuano la delitiosa vita, che doueua fare, & il tristo fi­ne, che' doueua hauere. Et à Cesare essendo egli con essi, sopra il suo padiglione venne à posarsi vn' aquila, la quale vi ammazzò due corui, che cereauono di torre adessa la penna.

XLVII. La cautela di Ottauiano per vn sogno fattoli conoscere fu lodeuole poi, ch' ei seppe intender, che la disposition delle stelle era nel suo fauore apparecchiata.

QVando fra Ottauiano, & Antonio da vna parte, & Bruto & Cassio dall'altra si combattè ne i campi Fi­lippici, egli è stato scritto da diuersi historici, che nella prima battagiia non si trouò Ottauio, per cio che egli era malato, & cosi chiamato era egli; perche Ottauia­no fu egli detto doppo la vittoria. Ma nel vero lui non vi si volse trouare, percioche il suo medico gli narrò vn [Page 45] sogno, ch' egli haueua fatto. Et era tale, che gli era co­mandato da alcuna da lui non conosciutà deità, Che dicesse ad Ottauiano, & lo persuadesse ad vscire ad og­ni modo del Campo: Per la qual cosa Ottauiano volse vbbidire, ò finse di voler cosi fare al Geniò ò al fato suo.

XLVIII. Non le sepolture danno la sama honesta alle huomiti honorandoli: ma l'opere, & i libri di quelli danno loro la fama desiderata conseruan­done la memoria: senza la quale nulla altro riescono, che terra da i viui rimasti sempre odiata.

DIcesi, che il corpo di Alessandro Magno si era con­seruato integro sino al tempo di Ottauiano, al qua­le volendo mostrare gli Alessandrini i corpi de i Tho­lommei appresso di quelli stati conseruati, rispose, ch' haueua egli desiderato di vedere i viui, & non i morti: niente dimeno elcuni de i Tholommei meritaron gran lode. Et per quello non volse egli vedere Api, dicendo che i Romani adorauano gli Dei, & non le bestie.

XLIX. Malattia straordinaria, & il suo rimedio non punto però strauagante, quantunque da alcuni filosoficamente non se ne possa forse ricono­scer la ragione; perche ne i libri lora non se ne parla.

ESsendo Largo prefetto de i Romani in Oriente, & andando alla guerra nella Arabia felice venne à i soldati suoi vna tal malattia per la distemperanza dell' aria nel superfluo caldo, che gli huomini si sentiuano [Page 46] dolor grande della testa: in tanto, che restaua riarsa, & quasi che abruciata quella parte, & cosi se ne moriua­no: & ad alcuno scendeua doppo la testa quello ardo­re intenso per il resto del corpo in sino alle gambe: al qual morbo finalmente non vi hebbero essi altro, che vn solo rimedio, che consisteua in olio d'vliua, & in vi­no mescolato, dal quale lo ammalato si vngesse, & ne beuesse, & non ne hauendo copia perche' non vene na­sce, vi morì la maggior parte di quello essercito.

L. La crudeltà fu sempre con ragione odiata, & ancor da i Principi, ch' alcuna volta crudeli si fussero stati nō sopportata, accio che' non pa­resse, che' n' hauessero ancor presa in vn certo modo la protettione.

OVidio Pollione fu huomo crudelissimo, & era nato di padre libertino, ma venuto à grādissima riechez­za viueua nobilmente, & teneua costui delle Murene per vn certo suo piacere in vn gran viuaio, le quali ei nutriua alcuna volta di carne humana per la sua natural crudeltà: perche ei faceua dar loro i suoi serui quando e' faceuano qualche errore. Ma Dio, che non volse, che piu tal bestia in quella crudeltà viuesse fece, che gli ven­ne desiderio, ò piu tosto capriccio d'inuitar vn giorno à à cena Ottauiano Augusto: nel qual tempo vno de i suoi serui per disgratia, & inauuertitamente roppe vn vaso di cristallo: per lo che Ouidio non hauendo rispet­to à chi vi era stato inuitato comandò, che il disgratiato [Page 47] seruo fusse gittato alle Murene: onde quel misero gitta­tosi à i piedi d'Augusto lo pregaua per la sua salute: il che bene assai dal Principe hauendo impetrato, non giouauano però i preghi di esso Augusto verso quell' huom crudele, & poco conoscente di se stesso si che il supplicante fusse diffeso, onde Ottauiano adirato seco medesimo comandò, che gli fussero portati innanzi tut­ti i vasi di cristallo, che vi erano: & perche ciò no si gli poteua negare: vsando egli l'autorità di principe riso­luto: Ouidio gne ne fece portar tutti, i quali Augusto per rintuzzar l'animo dell' hoste suo, fece ogni pezzo rompere, & fracassare. Per il che Pollione benche piu turbato consideró non dimeno quanto errore egli ha­uesse commesso, per la sua bestial natura, & si quieto: & il pouero seruo scampó quel presentaneo pericolo. Co­stui di poi hauendo cābiata vita, & costumi lasció nella sua morte quel luogo ad Augusto. Detto Pausilippo, che ancor cosi hoggi si dice fra Napoli: & Pozzuolo posto: ma la casa di Pollione Augusto fece subito spia­nare con cio, che v'era, accio che non vi rimanesse in piedi la vista di tanta crudeltà da Ouidio vsataui: Per­cio che fuori dell' occasion del Triumuirato Augusto fu stimato degno di molta lode, come ancor ne viue la fa­ma per le penne de imigliori scrittori del suo tempo.

LI. I casi alcuna volta delle nostre operationi ci riescon prodigij ò prescienze.

HAuendo ad edificare Augusto vn tempio à Quirino cio è Romulo vi fece metter per seruitio di esso set­tanta sei Colonne di grandezza notabile, & di pietra eccellente: & per cio che egli visse apunto altri tanti anni, fu pensato da i curiosi delle cose humane, che cio fusse riuscito certo presagio della vita sua.

LII. La gratitudine doue esser libera, & pronta; & non spronata, ò tirata con gli arguni, come la si riconosce nel piu numero delle persone del nostro torbido secolo.

HAuendo vnsoldato vecchio bisogno, che Augusto parlasse per lui in vna certa sua causa, lo pregò à vo­lerlo fare: onde Augusto gli disse, che molto volentieri lo farebbe far ad vn altro in nome suo perche egli era occupato. All' hora il soldato sdegnato, se sdegno pur sia lecito di mostrar tal volta verso il suo maggiore da chi poco si troua di gratitudine: & sapendo quanto ei si fusse ben portato per esso Augusto gli rispose. Io sem­pre, che ti bisognò ò Augusto l'opera mia non mandai altri, ma venni in persona à seruirti, & à spargere il mio sangue per tuo honore, & salute, & tu Augusto lo sai benissimo. Onde Augusto rauuedutosi, & conoscendo quello, che si gli conueniua di fare, volendo render per il seruitio passato à colui vn vtil beneficio all' hora an­dò egli stesso: & aiutò il soldato bene merito, & che nel­la causa haueua anche ragione: il qual modo di proce­dere [Page 49] tanto piu è hore essemplare quanto pur troppo ci so prabbonda l'ingratitudine in ogni gente, & natione.

LIII Beati quei Principi, che ascoltar possono à tempo le libere parole di chi che loro veramente sianò fedeli, & veritieri.

MEcenate fu tanto familiar d'Augusto, che ritrouan­dosi vn giorno esso Augusto in giudicio per cōden­nar alcuni huomini, & volendo Mecenate andargli à parlar per aiutarne qualch'vno, non potette per la gran calca, che vi era: onde scritte in vna carta queste parole. Lieuati su hormai carnefice di costì qualche volta. Poi serrata la carta ad vso di lettera glie la fece porgere: la quale letta da lui si leuò subito, & passatoli l'ira di quei giuditij ringratiò Mecenate, ch' ei l' hauesse tolto da quella occasione odiosa. Et in vero Augusto haueua grande obligo à Mecenate: percio che sempre, ch' ei si trouaua in qualche defficil pensiero, malincolia, ò collera da Mecenate egli era con le parole solo ridotto in buona tempera. Quantunque Mecenate per cagion di sua moglie non douesse esser troppo obligato ad Au­gusto: non di meno al suo morire egli lo lasciò suo he­rede. Ma perche' saria cosa straordinaria, ò miracolo, che i Principi ne i tempi nostri fi trouassero con le qua­lità d'Augusto: cosi nessuno si deue ritrouar, che si pre­suma di potere, ò di douer far quanto à Mecenate era dalle stelle dato di poter fare. Et fu esso Mecenate quel­lo, [Page 50] che trouò prima i bagni di acqua calda per la publi­ca vtilità in Roma. Et il primo, che trouasse il modo dello scriuer presto con le abbreuiature: & cio fece egli ad altri insegnare per Aquila suo liberto, accio che del­la inuentione se n' hauesse à cauar publico profitto.

LIIII. Ogni scienza può hauer alcuna segreta circonstanza rara, ma il sapersene seruire è conceduto à pochi.

TRasillo astrologo fu di tanta scienza nell' arte sua, ch' egli conobbe, che Tiberio haueua determinato de farlo cadere, ò precipitar giù dalle mura di Rodi do­ue l'Imperatore all' hora si trouaua. Et perche Tiberio non haueua conferito, nè palesato ad alcuno: quella sua diterminatione scelerata & vedendo Trasillo vn gior­no assai maninconico gli dimandò della cagione, al quale egli del tutto rispose dicendole il caso come sta­ua, & come preueduto: per la quale cosi libera risposta Tiberio del tutto si rimasè da quel pensiero: douendosi conoscere, che tra gli altri vitij di quel Principe egli ha­ueua questo peculiare alla sua natura, ch' egli di lettan­dosi delle scienze, & dell' arti ancor manuali di qualche consideratione era inuidiosissimo di chiunque hauesse hauuto conoscenza d'alcuna simil cosa, & che à lui non fusse stato dal Cielo conceduto tanto dono, ò di non poterfare il medesimo, ò di rimanerne inferiore: onde egli auuenne, ch' esso diuersi da lui per cio furon fatto [Page 51] morir miseramente sol per la sua inuidia mortale. Ma questo Trasillo hebbe ranta parte dalla natura madre in quella scienza della Astrologia, che lui potette pre­dire ad esso Tiberio, Che vna certa naue gli veniua mā ­data, dicendo d'onde, & da chi: il quando l'era partita, & la cagione, & l' hora del suo douere in porto arriua­re. Cosa veramente considerabile se la non fusse anzi che nò contraria alla semplicità, che nell' oppinion christiana circa le cose fatte con curiosità si deue osser­uare.

LV. Spesso auuenne, & ancor hoggi si vede in parti del mondo diuerse, che le prouincie intere d'vno Imperio molto grande, ò d'vn Regno assai largo son lacerate da i loro gouernatori per mancamento di ordine, ò di consideratione dalla parte del capo stesso di esso Imperio, ò di quel Regno.

BAtto Signor tra i Dalmati non di poca stima, ha­uendo fatto diuerse ribellioni dall' Imperio Roma­no: & al fine essendo stato vinto, & fatto prigione fu ancor menato à Roma, & presentato all' Imperator Ti­berio, & fu da quello dimandato, Per qual cagione, e­gli, & gli altri della sua natione haueuan fatto tante ri­bellioni da i Romani: al che egli con libera confidenza rispose, che essi Romani principi n'haueuan data loro la cagione: perche in cambio di pastori haueuan man­dato à gouernar gli Lupi. La qual libertà vsata con le parole hebbe tanta forza, che Tib [...]rio sforzando la sua natura propria gli perdono: & da quel tempo imparò [Page 52] à ricordare à gli vffitiali tutti, che si contentassero di to­sare, & non di radere i greggi raccomādati alla lor fede.

LVI. I Principi non deueno con la relation delle nouelle, che si porgon loro nelle orecchie mescolare in parte alcuna la passiō lor propria d'odio: per non farle riuscir calumnie in lor proprio biasimo, & in danno de i calumniati.

ARchelao Re di Cappadocia huomo decrepito, & tutto storpiato dalla gotta si, che' non poteua stare in piedi fu calumniato à Tiberio d'hauer parlato contra di lui, & d' hauer gli ordinato insidie: onde fatto venire sino di Asia quel buon vecchio à Roma à diffendersi fu fatto essaminar dal Senato, & prodotto l'accusatore, & i testimonij, ritrouarono, ch' egli haueua detto, che vn giorno ei mostrerebbe à Tiberio quello, che i suoi ner­ui valessero; & egli lo confesso liberamente. La qual fa­cetia ben considerata da i Senatori, & la cagion perche la fu detta prouocò tanto riso nel Senato, che Tiberio stesso per altro tristo nemico di quel buō vecchio Prin­cipe fu sforzato per suo honore à licentiarlo, & ancora à scusar la publica riputatione, che troppo leggiermen­te se ne fusse mal creduto: non hauendo egli hauuta in effetto nessuna altra cauillatione da farlo mal capitare.

LVII. [...] [...]asi, che ci auuengono nei pericoli ai noi stessi spesse volte son tanti, che l'intera arte, & l'esperienza del medicar difficilmente ci [Page 53] posson soccorrere: volendo la natura tal volta anch' ella operar qual cosa per se stessa nelle sue creature.

E'fu vna honesta giouane à Venetia nō son molti anni passati, la quale addormentandosi al sole mētre, che la si rasciugaua i capelli come spesso auuiene, che' in quella città le donne frequentemente il capo si lauano, & hauendo nella bocca per la punta vn ago lūgo quat­tro dita chiamato là vn discriminatoio, & in Fiorenza dirizzatoio da diuider sul capo i capelli se lo inghiottì nel sonno: per il che hauendo di consiglio, & di aiuto hauuto bisogno per rimediar al pericolo, che però gne ne sopra staua, & nessun trouandone bastante per aiu­tarla tra i molti prouatine, volse la natura ridēdosi dell' arte altrui come amoreuol madre soccorrerla in tal mo­do, che dieci mesi da poi il caso auuenuto quello ago se ne vsci fuori con l'orina, con grandissimi dolori però di colei, ma con la salute niente di meno di quel corpo: hauēdosi ritrouato intorno à quello ago, ò dirizzatoio, ò discriminale gran quātità di humore petrificato come che il filo fusse d'argēto, & tanto di materia vi si era mol­tiplicata, che la grossezza del tutto non era minor, che d'vn vuouo di gallina: hauendo in tal caso piu operato la stessa natu [...]a, ch' ogni altro magistero, ò industria de gli huomini.

LVIII. E'pare, che in questo suggetto si riconosca non altro, che vna massa d' humori del tutto tra di loro disutili, & non proueduti da i medici, ma crescaiti à cas [...] quasi superflai alla luce del sole.

GIouanni Viero Medico scriue nelle sue medicinali osseruationi d' hauer veduta vna giouane di statura conueniente, la quale di poi per vna febre quartana, che' l'hebbe crebbe à tanta altezza, che per la maraui­glia (essendo essa pouera) la madre menandola à torno ne guadagnaua non pochi denari. Perche la sua perso­na diuentò veramente di statura gigantea, si nell' altez­za, come nella proposition delle membra tutte: & non passaua costei anni venti il peu, & del resto sana del corpo, hauendo ogni vitio de gli humori, che la quar­tana haueuā prodotta sfogato il suo superfluo in quella straordinaria accrescenza della sua massa corporale poi che la non era stata come si conueniua forse purgata, nella quale hauēdo superato gli altri tutti l'humor ma­lenconico riuscì doppo la sua malattia di color molto scuro, distupido ingegno, & di ogni sua attione gran­demente lenta, & tarda, & sempre piu, che volentieri otiosa. Potendosi dir, che la fusse veramente rimasta nel mondo per far ci vn ripieno del tutto disutile.

LIX. Se nella guerra non sarà ordine in ogni attione che le sorte ci apparec­chia poco si può sperar del proprio honore, & del profitto necessario àchi la gouerna.

LE cose, che nelle guerre appartengono al Principe quando si rompe vno essercito nemico, ò si guada­gna qualche terra, ò altro luogo, che si guardi secondo [Page 55] gli ordini de i Re de i Gothi sono tutti gli strumēti bel­lici: le spoglie del Principe nemico, & le sue donne di qualunque età, ò stato le si sieno. Dalla qual regola è auuenuto, che di poi egli è stato vsato alcuna volta, che i nobili Capitani, & honorati hanno gastigati i loro sol­dati, che hanno fatta ingiuria, & forza ad alcuna donna benche prigioniera la sia stata fatta.

LX. La curiosità di saper tutte le cose altrui, che dishonor concerner pos­sono non sta bene ad ogni huomo: & spetialmente quando il Signor vi può hauer parte. Ma tanto meno è honesta vna tal curiosità, quanto la può alcuna volta scoprir delle cose dannose à gli stessi sci­occamente curiosi.

E'fu gia in Padoua città nobile del dominio Venetia­no nel tempo di Francesco da Carrara Signor di es­sa vn certo heremita detto Ansimiro stimato dal popo­lo huomo santo: onde per via di confessione egli era da molti huomini visitato in tanto, che ancora in gratia delle donne ei venne, ma con tanto suo vantaggio, ch' alcune di esse: & non delle piu brutte: à lui piacquero, & compiacquero. Hora essendosi scoperta la cosa dop­po qualche tempo, egli fu fatto prigione, & menato vn giorno al Signore, il quale fattolo strettamente essami­nare haueua ritrouato in lui molte falte: ma di poi per cagion di voler saper alcuna cosa particulare da lui il Signore: come la curiosità aguzza ogn' hor piu gli ani­mi de i maggiori lo volse hauer dinanzi à se, & vi era [Page 56] vno de i suoi segretarij fauoriti come per scriuer quello, che gli era per confessare. Però di poi, che'l Signor l' hebbe dimandato di alcune cose: & di alcune donne del come, & del quando egli hauesse hauuta la loro co­noscenza, & stracco al fine di quell' vffi [...]io quasi che an­cor odioso, ne lasciò la cura à quel segretario: il quale perseuerando d'interrogarlo ancor con piu diligenza in presenza del suo signore di quel medesimo proposi­to donnesco egli n'haueua scoperte dell' altre: ma non si contentando quel curioso, & troppo saccente pur vo­leua, ch' ei ne scoprisse ancora di piu tanto, che il buono heremita, che era disposto di non ne rispiarmar nessuna finalmente gli disse. Hor su poi che voi le volete cono­scer tutte. Scriuete ancora il nome della moglie vostra, perche per certo io ho hauuto ancor con lei da far qual cosa. Per la qual mordace risposta il pouerò segretario, che n' haueua voluto saper troppo, per il g [...]an dolor si lasciò cader la penna di mano restandosene quasi statua di pietra immobile, & non senza grādissime risa in quel­lo stante del suo Signore; il quale giudicò, che gli staua molto bene, da poi, che anch' egli era stato cosi curio­so di sapere, & tanto strettamente le falte d' altri, ch' ei si trouasse anch' esso caduto, & lordato nel medesimo fango, che gli altri caduti, & lordati s' erano. Ma perche il mal fare à qualche tempo la Giustitia diuina gastiga, allo Heremita tristo fu al fin data quella pena, che l' o­pere suo scelerate s' haueuan meritato.

LXI. L'humor malinconico quando si dirizza ad vno eccesso di vitiosa pazzia, non sol merita commiseratione; ma qualche volta il riso ancora general de gli huomini.

SAbio, ò Fabio Apritio fu Romano, & visse costui nel tempo di Tiberio Cesare, quando le corruttioni di tutti i costumi haueuan cominciato à prender radice in quella Republica: & fu egli tanto dissoluto nel suo vi­uere, che essendo auuertito le spese sue essere state tan­te sino all' hora, che' non gli auanzaua altro che il val­sente di cento mila scudi. Et però egli sopra di cio du­bitando, assalito da vna interna, & graue malinconia di non si hauer à morir di fame, benche la somma fusse pur grande, si ammazzò spinto, & da disperatione sti­molato da se stesso.

LXII. E' non pare, che la natura habbia gia mai mancato di produrre huomi­ni per diuersi tempi vtili nelle scienze, & nell' arti, & atti ad ogni industria di emendar quelli errori, che di giorno in giorno scoprir si veggono intorno ad esse; ma l' inuidia matrigna d'ogni ingegno nobile sempre cercò di opprimere, & di soffocar quelle persono le quali dalla virtù nutrite di quella cercano di cōtentarsi senza piu.

NEl tempo di Tibe [...]io Imperator da noi di sopra no­minato essendo vn portico molto grande, & mag­nifico in Roma, che minacciaua di ruina per vna sua ac­cidentale inclinatione, si trouò vno architettore: il no­me del quale per l'inuidia di Tiberio non fu scritto ne i libri publichi; che si offerse di dirizzar l'edificio molto [Page 58] bene, & senza alcun pericolo del peggio, & con poca spesa, & senza rimouerne pietra alcuna. Però essendo­gli stata data l'opera in mano egli accōmodati per tutto allo intorno molti sostegni, ò puntelli, & altri ripari cō ­uenienti, dalla parte di sopra ei lo fasciò tutto di crude pelli di animali, & altre cose cosi fatte: & sopra quelle fasciature accomandate le corde in gran numero, & grosse à bastanza, per via di taglie, & di altri strumenti à poco à poco lo fece dalla contraria parte tanto smuo­uere quanto à lui parue à bastanza, che seruisse perch' ei fusse ritornata alla sua dirittura; & poi da quella par­te d'onde egli era stato smosso, & alzato gittando sotto nuouo fondamento venne à fermar quelle edificio nel­la sua perfetta fermezza con non piccola inarauiglia de i Romani, consideratoui dentro lo ingegno dello Ar­chitetto, la prestezza, & la poca spesa. Et benche Tibe­rio ripieno d'inuidia per cio non volesse, che' ne fusse te­nuta memoria, gli donò non dimeno per suo proprio honore vn conueniente premio, ma lo bandi vietādoli lo stare in Roma. Il quale di poi alcun tempo cosi ban­dito hauendo ottenuto pur gratia di poter venire à su­plicar Tiberio per le cose sue, & per cio essendo gli in­nanzi: volendo mostrar l' eccellenza della sua arte, & quanto ei fusse meriteuole d' esser bene stimato, prese vn bicchiere, ò coppa di christallo orientale, che quiui era per caso, innanzi à Tiberio, & lasciato selo cader di mano in terra ne fece molti pezzi, i quali quietamente [Page 59] in presenza di Tiberio ei ricongiunse insieme con vn certo suo liquore, & cosi bene, che' non si discerneuano pur in parte alcuna le congiunture. La qual cosa doue la doueua ad esso Tiberio indurre appresso la maraui­glia valore, & gratitudine: l' empiè di tale inuidia, & o­dio, ch'ei lo fece morire. Percioche egli auuiene alcuna volta, che à i Principi, & à i grandi huomini strani per natura, ò male educati, le virtù, & le belle arti de gli huomini buoni, & perspicaci son loro odiose.

LXIII. La virtù, & l'eccellenza delle cose di singular solertia è col tempo ri­dottate in ogni natione della quale si possa da noi hauer conoscenza: per prouocation senza dubbio della douuta lode, & del premio me­ritato si riconosce.

VN' altro nobile ingegnero Thedesco de i tempi no­stri si trouò in Germania, il quale douendosi tener la Dieta Imperiale al tempo di Garlo Quinto nella cit­tà di Augusta, doue l' Imperatore doueua alloggiare in casi da i Fuccari huomini chiarissimi, alzò tutto il co­perto di vna grandissima sala di quella casa per farla piu alta, & per dar le piu aria per il futuro concorso di tanta nobiltà, che vi si doueua ragunare: & quantunque quel coperto fusse non solamente grandissimo, & coperto di rame, come quasi sono tutte le case de i nobili di quel­la città. Niente di meno egli equalmente l'alzò per forza di taglie: ponendo poi in quel mezo tanto di nuo­ua muraglia, quanta se ne richiedeua alla proportion [Page 60] dell' altezza richiesta da ogni lato: la qual cosa fu nota­ta, & stimata degna di memoria con altra gratitudine, che non fu quella di Tiberio. I quali essempi ci fanno credere, che'si potrebbe in Italia ancora dirizzare nel­la città di Bologna la torre de i Ghiselieri, che sta da vn lato grandemente pendente: & nella di Pisa il campa­nile della Chiesa cathedrale, che non pende meno di quella. Ma per cio che gia lunghissimo tempo hanno durato in quello stato egli è ancora stato creduto dal volgo, che' fussero stati fatti cosi per ostentation dell' arte, giudicio secondo noi sciocco, & volgare in tutto.

LXIIII. Vna certa natural bontà si riconosce spesso ne i bruti animali non me­no che ne gli huomini, & qualche volta di gran lunga superiore.

VN cane di Sabino Romano huomo da bene essen­do stato col suo padrone à lungo: ma di poi fatto morir Sabino da Tiberio per alcune calunnie datoli, il fedel cane che sempre nella carcere gli haueua tenuto compagnia, hauendolo ancora veduto mettere à mor­te, & gittar nel Teuere per ordine di Tiberio: egli an­cora vi si gittò dentro, & quiui volse egli morire: accio, che con piu lode e' fusse celebrato il cane, che la vita di quel tiranno.

LXV. La sorte, che alcuna volta ci viene in fauore, piu tosto celeste volontà sideue nominare.

MArco Aurelio Procillo familiar di Cesare essendo stato mandato da lui ad Ariouisto Re de i Germa­ni [Page 61] fu incatenato da quei popoli: & standosi per far gior­nata tra i Romani, & loro; furon gittate le sorti se' lo do­ueuan far morire, all' hora, ò nò riserbandolo viuo per che' vedesse la rotta de i suoi stessi Romani, la quale e'si stimauan sicura innanzi al fatto. Et hebbe egli di tanto la fortuna fauoreuole, che per tre volte fu da esse sorti liberato dalla paura grande, ch' egli con ragion natura­le potette hauere. Essendo doppo la battaglia vinta da i Romani stato ritrouato da Cesare allegro anch' egli d'hauerlo saluato da quella barbara crudeltà: acciò, che questo caso d' vn Romano hauesse ad esser seguita­to da vn' altro ne i nostri tempi d'vn gentil' huomo Ve­netiano quasi parallelo, & vguale ad esso: Percio che Francesco Capello vno de i Senatori mandato à Pa­doua per cercar con lo attributo, ò coperta di Amba­sciadore à Massimiliano Imperadore di parlare al Dres­sano all' hora gouernator di Padoua, non solamente nō gli potette parlare, ma fu preso, & messo alla sorte s' ei douesse morire, ò nò: circa la quale, che dipendeua da sedici voci, ò dalla maggior parte di esse, egli hebbe tanta gratia (di sopra si deue credere) ch' esso la scam­pò: percioche sette voleuano, ch' ei morisse, ma le no­ue del resto lo saluarono, & lo mandaron liberamente à Venetia sicuro.

LXVI. Alla industria humana nessuna qualità della natura si può ascon­dere quando la sia bene vsata, & per buon fine.

GLi antichi vsauano nell' abbruciare i corpi de i loro morti per saluar le ceneri delle ossa loro dalle cene­ri delle legne di rinuolgere i cadaueri in alcune tele di lino Indiano detto da Plinio Viuo. Et da i Greci Asbe­no, perche quelle tele non ardeuano, se ben per esse la forza del fuoco tra passaua. Et è stata oppinione, che per il medesimo effetto si seruissero ancora della pietra Amianto, la quale nasce in Cipro, tigliosa come il lino, & si batte, si macera, & si fila, & si tesse sin, che se ne fa tela, la quale non abbrucia punto, ma si fa candida.

LXVII. In questo modo di procedere si riconosce vna somma diligenza, & Religione vguale.

IL fuoco della Dea Veste appresso de gli antichi quan­do e' si spegneua per qualche strano accidente, non si poteua, ò non si doueua riaccender con fuoco materia­le: ma vsauano di cauarlo da i raggi del sole con diuerse cerimonie, & sagrificij accendendo la fiamma pura, & immaculata con vn vaso pieno d'acqua opposto al sole: Et questo è inditio, che' non haueuano gli specchi: per cio che con essi si sarebbero potuti seruir peril medesi­mo effetto con piu prestezza, & piu facilmente.

LXVIII. Ne i consigli militari potendosi seruire i Principi de gli effetti prodot­ti dalla natura, ne riusciranno ancora stimati non meno prudenti, che fortunati.

IMori anticamente nell' assedio di Costantinopoli fu­ron distrutti per mare essendo loro stata abbruciata l' armata per il vigor d'vno specchio concauo opposto à i raggi del sole con la reflessiō dritta verso di quei legni, i quali erano di numero grāde secondo le loro historie.

LXIX. In ogni età è auuenuto, che per edification de gli animi nostri dalla possanza superiore sono auuenuti segni, & ammonitioni sicure per la salute di chi per bontà si è ritrouato viuer lodeuolmente, & per danno di chi vitiosamente viuere ha voluto.

HAuendo Senacheribbe Re d'Assiria assaltato l'F git­to per vsurparselo, del quale era Re Sethone huo­mo buono, pacifico, & quieto: & però odiato general­mente da i suoi, i quali di contraria natura si trouauano: onde quasi, che abbandonato nō poteua vscire in cam­pagna, & standosi per cio non poco afflitto auuenne, che addormentādosi fu auuertito in sogno dallo Iddio suo Vulcano, che' non dubitasse, ma ch' egli vscisse con quelle genti, ch' ei poteua contra l'inimico, per cio che à tempo commodo gli sarebbe in aiuto. Ma per che di­uersi sono stati i Vulcani da gli scrittori nominati: si de­ue creder, che questo suo peculiare Iddio fusse Opi pa­rimente creduto Iddio del Nilo, & dello stesso Egitto. Onde credendo Sethone alla visione si messe in ordi­ne, benche con pochi, & male atti alla guerra: ma in quel tempo comparuero nel campo del nemico tanti topi, che' rosero tutte le corde de gli archi, le frecce, le [Page 64] coregge de gli scudi, & le briglie de i caualli: dal quale incommodo, & caso marauiglioso assaltati gli nemici spauentati oltra modo si messero in fuga tutti lasciando la campagna, & la vittoria al buon Sethone frutto pro­prio del suo hauer bene oprato.

LXX. L'amor d'vn cane verso il suo padrone senza dubbio e'grande: ma verso le cose stessè di esso è mirabile.

SCriue Francesco Porcacchi perscrutator singular delle cose auuenute nelle età precedenti alle nostre tra le nationi diuerse della terra per la lettion di Eliano dell' amore, & della fedeltà d' vn cane di vn certo Co­lofonio, che andando ad vn mercato nella Ionia con vn suo seruo alla città di Theone: & fermandosi il seruo, che haueua la borsa per soddisfare forse à i suoi debiti naturali alquanto fuori di strada: Et lasciata per negli­genza la borsa in terra senza piu ricordarsene andò via al suo camino dietro al padrone. Ma il cane in quella mirando restò à guardarla sino à che essi andati al mer­cato, pensandosi di hauere smarrito il buon cane: & di quiui ritornati doppo alcuni giorni hauēdo hauuto ad accattar denari per cōprar quel che loro bisognaua ri­trouarono il fedele, & piu di loro sauio cane, & la borsa nel medesimo luogo ancora. Et però rallegratisi dell' hauer ritrouata quella, si hebbero à doler bene della morte del bene amato animale, il quale subito, che'fu­ron [Page 65] quiui so praggiunti spirò della fame sopportata, nō sihauendo mai voluto partir di là per la consequenza conosciutane per lo effetto: consideration veramente da Cothurni, & non da Socchi.

LXXI. Il proprio prouerbio, che sta sopra le teste dei delinquenti è, che nessuna mal fatta cosa può lungamente rimanere occulta.

RAccontasi da Plutarco, che' vn cane fu trouato da Pirro Re, che haueua custodito nella campagna per tre di il corpo del suo morto padrone, il quale era stato ammazzato da alcuni soldati (forse per rubarlo) onde Pirro fece seppellire il morto, & gouernare il cane per se hauendone veduto cosi gentil natura: il quale essen­dogli appresso doppo alcun tempo mentre, ch' ei face­ua la rassegna delle sue genti di guerra riconobbe gli homicidiarij del suo primo padrone: & però tanto all' intorno di loro imperuersò, che Pi [...]ro, & gli altri heb­ber giusto sospetto di quel, ch' era stato: onde fatti prē ­der coloro, & essaminati strettamente trouò come gli haueuano assassinato colui, & però di essi fu presa la de­bita giustitia, hauendo col mezo d'vn cane la superiore intelligenza fatto scoprir quello, che molti huomini per altre conietture non hauerian potuto ritrouare sal­ue rimanendosi le leggi dentro de gli ordini loro.

LXXII. In questo caso pare, che la pietà, & la crudeltà amicheuol­mente insieme conuenissero,

NEll' assedio di Rhodi accadde vn caso degno di memoria ma non so gia se piu degno di lode, che d' essere stimato troppo crudele, & fu tale. Vna Donna di ceruel gagliardo haueua per suo amante, ò marito vn Capitano del quale hebbe due figliuoli: & auuenne che il Capitano fu da i nemici ammazzato: & ella cono­scendo doppo vn graue, & lungo assedio di gia scorso la città douer cader loro nelle mani ammazzò di sua mano i figliuoli, che fanciulli erano, accio che non fus­ser fatti schiaui, & ne diuentasser Turchi. Et di poi essa prese l' armi del suo Capitano per non soprauuiuere à gli stratij Turcheschi, vscì tra i nemici à cōbattere, doue portandosi virilmente nel far la vendetta di tutto il suo sangue in vn tratto: perche pur alcuni n'ammazzò: fu ella finalmēte ancora da i Turchi ammazzata. Et si deb­be considerar, che l'atto di costei potrebbe ancor met­ter dubbio fra i Theologi d'ingegno piu suegliato.

LXXIII. Il desiderio di chi ricercaua trouò riscontro di molto amicheuole inge­gno in chi haueua da concedere: ò vero di poca esperienza politica circa la sua vltima risolution da lei sola dipendente.

NEl tempo, che Catherina Cornelia Reina di Cipro vedoua di Iacopo Lusignano Re, trattando segre­tamente Ferdinando Re di Napoli di farla hauer per moglie al suo figliuolo, & per cio mandādoui due huo­mini per parlar con lei segretissimamēte furono essi da i [Page 67] Venetiani proccuratori di quel Regno per la loro Re­publica fatti prigioni, & mandati à Venetia: & erano questi l'vno Riccio Marino Napolitano prima stato fa­miliar del Re suo marito, & l'altro Tristano Cibelletto Cipriotto prima odiato per altra cagione da i Venetia­ni, vna sorella del quale era damigella della Regina. Ma perche questo conoscendo di esser condotto alla mor­te manifesta à Venetia si risoluè di preoccupare il pia­cer d' altri con vna risoluta essecution d'animo libero: per cio che essendo menato sopra di vna galea non del tutto strettamente custodito potette inghiottirsi vn dia­mante, ch' egli portaua in vno anello in dito, & berui sopra vn poco d'acqua da partire i mettalli si, che cosi ei si morì in quel viaggio sopra la galea, che ad altra sorte di morte lo portaua. Et questa Catherina fu figliuola di M. Marco Cornelio gentil' huomo Venetiano, essendo stata maritata al Re Iacopo: per cio che lui per assicu­rare il suo Regno da qualche inuasion nemica, come quello, ch' haueua da guardarsi molto dal Soldano dell' Egitto, & della Soria: & da i Turchi ancora: onde desi­derādo di vnirsi con la Republica Venetiana, desiderò ancora di hauerne moglie. Per il che fu scelta Cátheri­na per nobiltà, per virtù, & per bellezza degna delle nozze reali, onde per cagion d' honore adottata dalla Republica, come Principessa si condusse allo sposo, & Re suo. Ma non molto doppo morendo il marito lasciò lei con quel, ch' ella ne portaua (per cio che l'era graui­da) [Page 68] nella protettion di quella Republica: ma perche i piaceri, & le grandezze del mondo gia ma i non furon durabili auuenne, che il parto, che fu maschio, mancò vn anno di poi, & essa sotto la medesima protettione hauē ­do gouernato il suo Regno per anni quindici fu vera­mente persuasa da i Venetiani à cede [...] loro il Regno: & ritornata à Venetia le dierono essi in dono scudi mille, & vna pensione annuale in vita di scudi cinque mila, cō la possessione del gentil castello di Asola nel paese Tre­uisano nel medesimo modo; luogo il quale ha di poi ar­recato chiare lodi al nome di quella, accio che l'hauesse à soprauiuere piu honorata per le virtù sue merce delle penne altrui, che per il grado, & per il fasto Reale, che la sua sorte l' haueua procacciato, ma non conseruato.

LXXIIII. Molto possono i subiti, & non aspettati accidenti deuiar l'animo, & il sentimento dell' huomo per prudente, & pratico, ch' ei si sia delle cose del mondo.

FIlippo Argentone Franzese huomo honorato molto non solo appresso de i Franzesi, ma in Italia ancora per la destrezza del chiaro, & gentil negoziar suo co i principi: & nobile Ambasciador per cio del Re Carlo ottauo à Venetia nel tempo, che il suo Re haueua ac­quistato Napoli: essendosi conclusa in Venetia vna Le­ga tra diuersi principi tanto segretamente, che esso Ar­gentone non ne potette conoscer, nè penetrar parte al­cuna se non doppo il fatto, & per bocca del Doge. Il [Page 69] qual cosi subito auiso, & contra la sua oppinione l' ag­grauò tanto, che essendo sceso le scale del palazzo Du­cale doppo vn' audienza ch' egli haueua hauuta, fu for­zato di desiderar dal Cancellier grande, che l' accom­pagnaua per cagion d'honore, che gli replicasse tutto quel, che'l Doge gli haueua detto in quella materia, perche veramente esso non sene ricordaua punto.

LXXV. Maniera tirannica, ma al tutto ridicula per la sua inuentione non punto di buon colore, accio che' fusse conoscinto, & maladetto anco­ra da tutti per quello, ch' ei riusci sino al fine.

IL Moro cio è Lodouico Sforza cosi chiamato per cio, che ei portaua per impresa quello albero, che si dice comunemente Moro gelso, la foglia del quale riesce nutrimento di quei bruchi, che fanno la seta, & per cio vtilissima alla generatione humana per diuerse conse­quenze, che vi si ritrouano: Et però non impresa punto conueniente ad esso Moro, il quale non punto ancor ri­usci migliore di poi, ch' egli s' hebbe vsurpato il Ducato di Milano, ch' egli si fusse stato nell' acquistatlo. Hor costui adunque seguitando la sua natura haueua occu­pate alcune buone terre di vn gentil' huomo morto di Nouara terra conosciuta in quello stato, & l'haueua do­nate ad vn suo fauorito. Et dolendosene vn fratello, & herede del morto. Esso Moro se lo leuò dināzi con dir gli, ch' ei non haueua donato cosa alcuna del suo: & che [Page 80] si cōtentaua di starne alla legge. Et però egli fece citare al giuditio il morto gia padron delle terre alla sua se­poltura doue egli era stato sepolto: il quale non rispon­dendo altrimenti fu stimato contumace, & cosi le terre rimasero libere alla volontà del Signore. D'onde au­uenne, che l' offeso herede, & fratello del morto per vendicar quella ingiuria dette poco di poi in vna pros­sima guerra la città di Nouara à i Franzesi.

LXXVI. Gli inganni, che tal volta l'arte militare, ò la Politica ricerca non de­ueno passare alla perfidia, ò se ne sta in graue pericolo. Et è inditio di tēperata modestia quando le Republiche ò i Principi non voglion far ne i pericoli ancor grandi vendetta innanzi il tempo di quel, che fatto non sia stato da chi di mal far si pensana.

IL Moro medesimo nelle guerre che furono tra la lega d'Italia, & Carlo viij. Re di Francia in Lombardia ten­dendo egli insidie cō infame maniera, & alcuni inganni di gran pericolo à i suoi compagni, & collegati Vene­tiani fu vn Contarino huomo di molto valore, che si of­ferì à i suoi maggiori di ammazzarlo nel cōsiglio: & era costui tra i primi di grado comandando egli alla caual­leria leggiera della sua Republica: il che fu rifiutato da i padri, non parendo loro, che ciò fare cōuenisse alla de­gnità della Republica loro: & forse sperando, che quell' huomo vna volta ne i suoi stessi inganni fosse per ritro­uarsi ingannato, & essi scarichi de i suoi sempre molti­plicati sospetti, come pur gli auuenne di poi.

LXXVII. La curiosità non bene vsata circa l'esperienza de i segreti humani costa tal volta molto piu di quel, chi l' huom vorebbe.

VN gentil' huomo Pollacco assai ricco haueua due perle di quelle, che si vsano dalle gran Madonne per l'orecchie, grandi, & belle oltra modo, onde egli le stimaua circa mille scudil'vna: ma le perle haueuan non dimeno al quanto di giallo, che toglieua loro mol­ta della lor propria, & natural gratia: & egli volendo à cio rimediare le fece beccare à due colombi grossi si, che ogn' vn d' essi s' inghiottì la sua (rimedio stimato proprio per tal difetto, se à gli esperimentatori delle cose naturali creder si deue) ma accadde adunque, che hauendo poco doppo ammazzato vno de i colombi ritrouò la sua perla chiarita, & netta al possibile▪ ma non hebbe gia la medesima fortuna dell' altra; per cio che il colombo se l'haueua di gia consumata, ò fusse stata la tenerezza di essa, che non potesse reggere alla caldezza interna dell'vccello, ò la fortezza del gozzo suo, ò che troppo fusse egli stato ad ammazzarlo; in modo, che il pouero colombo fece le sue vendette innanzi alla pro­pria morte. Et il gentil' huomo facendolo arrostire, prendendosi in pace la disgratia della sua curiosità fece gustare à i compagni di tauola vn colombo di valor di mille scudi. Caso, che par (se però la sua patientia fu vera, & non finta) assai piu, che il prodigo proceder di Cleopatra non fu nel banchettar Marco Antonio di lei [Page 72] innamorato col quasto d'vna delle sue perle reali.

LXXVIII. Non sono i prodigij sino ad hora da esser disprezzati benche la nostra Religion non ce li conceda: perche molti se ne son conosciuti ne i tempi nostri esser riusciti veritieri.

TRa tutti i prodigij à i quali molto posero sempre di cura gli antichi, quello fu piu volte felice à i Roma­ni: quando per vna segreta disposition de i cieli pareua, che alle cime delle lance loro si accendessero fiamme di fuoco risplendenti: le quali sempre significano vit­toria à quella parte nel cui cāpo auuien tal cosa. Come auuenne quando i Romani, & i Sabini nell' essilio de i Tarquinij erano co i campi vicini ad Ereto, che i loro pili tutti furon veduti la notte fiammeggiare. Et à Mar­tio in Spagna contra de i Cartaginesi fiammeggiaro­no le punti delle lance proprie.

LXXIX. Ad vn huom disperato di animo, se nel mal far si gli ha da dare consi­glio, non si egli gioua punto: ma nello intraprender cosa lodeuole, all' hora vi si troua capacità basteuole di riceuere ognibuō ricordo.

QVando vn huomo di disperato ardire si mette à fa­re qualche notabile impresa, ei deue non sol misu­rare la cosa, che egli intraprende nell' animo suo, ma muouersi da qualche ragioneuol consideratione di come habbia da riuscire il fine di essa, accio che' non gli riesca come riusci ad Appio Herdonio Sabino, il quale [Page 73] si messe à rubare il Campidoglio à i Romani, confidato di poterlo ancor tener sopra di alcuna sua mal fondata imaginatione, la quale non gli riuscendo capitò male con tutti i suoi.

LXXX. Gran differenza si riconosce dalla riuscita dell' vna, & dell' altra par­te d'alcuna cosa, che s' intraprenda quanta sene vede dal ben' al male: perche il fine essendo stato vno, diuerse furō le cause della cosa intrapresa: & cosi vna merita lode honorata l'altra biasimo oscuro.

VAlerio Consolo al quale toccò la sorte di cōbatter il detto Herdonio, nel bello della vittoria nello as­salto delle mura essendo da i nemici stato ammazzato: fu subito da Publio Volumnio nobile Romano, & huo­mo consulare; il quale in sieme guidaua vna squadra, & che lo vidde cadere, fatto coprire, accio che la sua mor­te conosciuta da i soldati non cagionasse paura ne gli animi loro, ò tiepidezza alcuna: tal che prima rimasero vincitori i Romani di Herdonio, & de i suoi seguaci, che' si auue dessero d' hauer perduto il Consolo. Et que­sto medesimo vsò ne i tempi nostri il Duca di Borbone nell' assalto di Roma, ma con diuersa intentiō da qu [...]lli, conoscendosi fe [...]ito à morte, che della medesima fu an­cor rapito dal mondo, ma con biasimo assai, & con lode nessuna: benche per altri rispetti la nobiltà del suo san­gue l' hauesse fatto stima [...] assai.

LXXXI. Quei Principi, che conseruarono gli ordini, & le leggi antiche, ancor che non del tutto piaceuoli à i genij loro, son sempre st [...]t [...] [...] [Page 74] per la lor temperanza nel desiderare: equità nel giudicare: & pa­tientia nel comportare.

NEl Regno di Castiglia son molti priuilegij stati dati da i buoni, & prudenti Re à i popoli: accio che da i Principi successori e' non hauessero ad esser tiranneg­giati. Et tra gli altri questo priuilegio hanno i Nobili, che se alcun di loro hauerà riceuuto qualche torto dal suo Principe, e' potrà arditamente andargli à dimandar il discarico del suo vassallaggio, & abbandonarlo saluo l'honor suo, & potrà seruir qualunque piu gli piace, & non solo senza incarico, ma con lode appresso della na­tione. Et questo caso auuenne in vn nobil Caualier di casa Mendozza, il quale hauendo per vn torto riceuuto da Carlo quinto Imperatore, & Re di Spagna diman­data gli publicamente licenza, & libertà secondo i suoi priuilegij, gli fu concessa, per cio che l' Imperatore in efferto non gliela potette negare. Ma dimandando egli al Mendozza chi ei volesse andar à seruire per l' auueni­re, gli rispose cō queste parole. Io sino ad hora sono sta­to buon seruitor, & fedel vassallo della Maiestà vostra, da qui innanzi lo mi prenderò chi prima la fortuna mi metterà dinanzi per seruirlo con quella fede, & solleci­tudine, che mi parrà, che lui sia per meritare, & quanto io si sarò spinto dal mio honore. Di poi hauuto egli il suo discarico se ne passò in Francia doue ei fu riceuuto da Francesco primo Re magnanimo, & liberale, & pro­ueduto di grado conueniente al suo merito: concio sia [Page 75] che' sia proprio, & lodeuole oggetto di ogni Principe illustre per l'opere: operare ancora chiaramente coi fatti verso i virtuosi huomini, lasciando le parole à quei, che d'altro che di parole non son meriteuoli.

LXXXII. L'auaritia di chi gouerna gli stati altrui è qualehe volta notata come la merita.

QVando Carlo quinto Imperadore essendo ancor giouanetto, & in Fiandra heredito i Regni di Spa­gna vi mandò Mons. Ceurio: dal quale sono vsciti quel­li, che in Fiandra son detti Duchi d'Ariscott; & altri go­uernatori, accioche da essi fussero custoditi, & gouerna­ti quei Regni sino alla sua venuta. Mentre che costoro adunque gouernauano ogni cosa soprauuedendo à i magistrati, & all' altre cose necessarie à tanta ammini­stratione, vn certo gentil' huomo, il quale haueua vna lite, ò causa di qualche importanza innanzi ad vn ma­gistrato, & ricercando il fauor del Ceurio sol per la spe­ditione, & perche' non gli fusse fatto torto: gli donò v­na bellissima mula, la quale si per il colore come per o­gni altra parte era stimata grādemente da esso Ceurio, & da ogni altro della Corte. Ma non hauendo il buon Ceurio fatto altrimēti l'vfficio promesso per quel gen­til' huomo: & per cio del tutto mostrandosi ingrato del dono riceuuto, non sol con vn contrario vfficio fatto: ma con il dissimulare ad altri come egli hauesse hauuta [Page 76] si bella mula, non volēdo manifestar, che la gli fusse sta­ta donata (accio che altri doppo di lui ne hauess [...] à fare il medesimo) dette occasione à quel valente huomo, che' gli potesse far vna bella burla per alleggerimento al meno del torto riceuuto da lui, & per insegnar ad al­tri vn singular modo di giusta vēdetta, & la burla su ta­le, che quel gentil' huomo fece bādir la sua mula, come s' ei l' hauesse perduta, dando tutti i suoi segni in nota & il tempo, che' l'haueua tenuta per perduta: alla qual grida, ò bando trouandosi chi la riconobbe, & gne ne fece relatione, egli procedendo per giustitia secondo le leggi del paese, come vi si fa delle cose trouate, & nō manifestate al tempo debito, conuinse il Ceurio di fur­to per non l'hauer manifestata al tempo debito: Et per­che egli era pur cosi grande huomo, il caso fu accorda­to, ch' ei pagasse la mula quel, che la valeua, & non se ne parlasse piu: onde il buon gentil' huomo non pati del tutto, & il Ceurio hebbe à sborsar quei denari ben­che mal volentieri per pena della sua ingratitudine, & della sua perfidia. Hauendo peccato come ingrato per non hauer voluto confessar chi gli l'haueua donata, & come perfido non hauendo fatto il seruitio per il quale la gli fu presentata: ma hauendo fatto tutto il contra­rio. Di questo Ceurio parla Paulo louio nelle sue histo­rie, tassandolo di auaritia: ma pur troppo sono per a­uaritia, & ingratitudine, & perfidia multiplicati i Ceu­rij tra di noi.

LXXXIII. La corruttione altrui troua spesso il gastigo douutole quando la si ris­contra in vno ingegno risoluto, & in vn Principe di bontà sincera.

EI fu ne i tempi passati in Italia vn Principe di singular lode di accorta magnanimità tra gli altri tutti di quei, che all' hora vi regnauano. Et per che il grido del­le virtù sue era per tutto corso all' orecchie de gli huo­mini suegliati, & desiderosi di guadagnarsi honore, & profitto, auuenne, che vno non punto goffo desideran­do di riconoscer da presso se la verita che sene diceua da lontano corrispondeua con i fatti al suon delle pa­role: & però mettendosi in ordine secondo il suo gra­do sen' andò per ritrouar quel buon Principe alla Cor­te del quale, non hauendo egli ritrouato vna certa de­siderata conoscenza per esser ammesso alla presenza sua gli accadde, che pur la sua apparenza honesta gli ri­trouò occasion di entrar in ragionamento piaceuole con vno di quella Corte, il quale per dir il vero andaua ricercando simili occasioni tanto, che tra la dimostra­tion del cortigiano, che fingeua libera bontà, & la fin­tion del forestiero, che simulauà gran necessità di parlà­re, & di suplicare al Principe nacque accordo, che il fo­restiero promesse al cortigiano di donargli la metà del valore, che sarebbe stimata la gratia come la fusse otte­nuta, accio che lui s' affaticasse di farlo piu presto pre­sentare al Principe. Hora il buon cortigiano fermato questo patto operò cō vn' altro del medesimo seruitio, [Page 78] ma piu intrinseco, che' volesse per suo amore aiutare il buon forestiero alla introdutiō di esso alla presenza del principe: il che ancora fu negotiato con la stessa arte, che col primo, & ne corse la medesima & vgual promes­sa: onde il forestiero hauendo promessa la metà della gratia à ciascun de i due fu finalmente intro messo, & in tal modo, che il Principe il quale lo ritrouò proprio se­cōdo il suo genio desiderò d'vdir da lui qual cosa prin­cipalmente lo haueua mosso à venirlo à trouare: dalla qual dimanda l'huomo accorto presa buona occasione rispose, che haueua da parlar di due cose, ma che vna e­ra di gratia la quale ottenuta rimostrerrebbe l'altra: pe­rò lo supplicaua à concedergliela, & assicurando che la non era cosa, che potesse pregiudicarli in parte alcuna, in tanto che la gratia gli fu conceduta dal Principe, il quale era venuto desideroso di conoscer quelche quel nuouo huomo sapesse dimandare. All' hora egli tutto li eto soggiugnendo disse Signor la gratia, che io riceuer debbo, io ancora ne son debitor ad altri però io la desi­dero di satisfare à due de i vostri, i quali l'vn non sapen­do dell' altro m' hāno sforzato à prometter loro la me­tà di quel ch' io dimandassi, & otterrei s'io fussi stato ammesso alla sua presenza: però io dimando sino à vēti quattro scoreggiate da esser date secondo il merito do­dici per vno, & nominò gli huomini, il qual tratto senza dubbio piacque al principe hauendoui conosciuta dē ­tro da vna parte vna singular astutia, per la douuta pu­nitione [Page 79] dell' auaritia dell' altra: onde fatti chiamar quei due gli fece pagar il premio dello infame guadagno, & dette loro licenza, & l'huomo accorto seco ritenne al suo seruitio accio, che fusse in altre cose vtile nella sua corte, & essempio à gli altri, che la riuscita delle attion i nostre s' hanno da considerare, & non la superficie del­le buone parole, & delle larghe promesse cortigiane pur troppo costumate hoggi da gli huomini.

LXXXIIII. Il giuditio naturale del medico spesso gioua piu, che ogni altra sorte di medicina, la qual cosa ne i casi qui manifesti siriconosce.

VN huomo ammalato essendosi di malincolia, era caduto in vna fissa imagination, che nel suo corpo fussero delle rane, & non si gli potette gia mai leuar quell' humor del capo; onde il suo medico, galant' huo­mo essendo fece mettere accortamente alcuna rana nella sua egestione della medicina, ch' egli haueua pre­sa, & ad esso fu mostra quella operatione, la quale ve­duta da lui ei con quella oppinione che le rane di lui fussero vscite, si trouò del tutto curato del suo malinco­nico humore.

LXXXV. Capriccio strauagante da vero fu questo altro.

VN altro fu, che imaginandosi d' hauer vn lunghissi­mo naso, bisognò per curarlo di quella frenesia (dā ­dogli prima vna potion sonnifera) tagliar vn lungo bu­dello [Page 80] d'vn' animal di beccaria, & con vn toccar solo del vero naso nella punta col rasoio si che' n' vscisse vn poco di sangue: il che fatto, & esso di poi al suo tempo desta­tosi si pensò, che da douero quel suo lungo naso gli fus­se stato tagliato, & se ne contentò, lodando grandemē ­te l'eccellenza del suo gentil medico.

LXXXVI. Timor di ceruello stolto da fare arrossir Caligula di vergogna.

VN' altro fu, che gia mai non voleua sedere, perche era caduto in vno strano humor di hauer le natiche di vetro, & non le voleua rompere in modo alcuno: in modo che Caligula Imperatore haurebbe hauuto pur troppo da far seco, perche da lui furon ritrouati i cusci­ni perche i Senatori nel Senato non sedessero con di sagio.

LXXXVII. Qui si riconosce quanto la natura alcuna volta sostener ci puóte: & l' industria quanto ella giouar possa tal volta à risanar non solamen­te i corpi nostri, magli animi ancora.

VN huomo Illustre s' era imaginato d' esser morto, nè voleua piu mangiar cosa alcuna dicendò, che es­sendo morto non haueua bisogno. Hora costui arriuò sino al settimo giorno senza mangiare, & quasi del tut­to era mācato. Onde gli amici, i quali haueuan prouo­cato cō ogni lor persuasione per trouar rimedio alla sua salute senza profitto alcuno si risoluerono à far vn' vlti­ma [Page 81] esperienza. Et però fecero entrar nella sua camera certi huomini fasciati, & con maschere da morti, nè me­no di quei, che si portano à sotterrare: & hauendo­ui apparecchiata vna buona, & delicata mensa, costo­ro (com' era ordinato) postisi à sedere à tauola co­minciarono à mangiar di santa ragione in modo, che l' infermo considerando questa cosa dimandò à gli astāti chi fussero coloro, & che cosa facessero: & gli fu rispo­sto, Che quelli eran morti come lui, & che' mangiaua­no; tal che vdendo egli tal nouella subito gli venne vo­glia di far come faceuan loro, & si fece dar all' hora da mangiare, & quello humor maligno non gli dette poi piu fastidio.

LXXXVIII. L'alteration della natura è al tutto onnipotente per farci conoscer la nostra fragil qualità della quale noi siamo composti.

VN certo huomo di qualche consideratione in Cor­te di Carlo quinto Imperatore hebbe vna giouane Alemanna non punto di minor condition, ch' egli si fus­se con inganno, & con violenza: era anch' egli giouane, & n'haueua prima dimostro qualche ardente desiderio d'amore intenso, ma in vano. Fu satto prigione, & per la legge condennato nella testa. Onde la notte prece­dente alla essecutione egli per la fissa, & malinconica imaginatione di quel mortal caso mutò ogni suo pelo in bianco, & lungo ancora: in modo, che nè i guardia­ni, nè i giudici, nè l' Imperatore stesso, che lo volle ri­uedere [Page 82] lo poteuan riconoscere. Tal, che egli però n'ot­tenne il perdono della morte: quasi, che' paresse quel tanto, che la natura haueua in lui patito al principe pe­na assai al suo peccato: il che fu gratissimo alla Corte tutta. Ma accio che la commiseration verso di lui dell' Imperator clemente non fusse stimata partiale, fu proc­curato, che la giouane amata, & prima sforzata da lui fusse maritata.

LXXXIX. Della varietà, che si scopre ogni hor delle cose dalla natura fatte nō se ne deueno marauigliar gli huomini prudenti, ma lasciarne l'ammi­ratione all' ignoranza de gli altri.

ARistomene Messenio fu huomo astuto, forte, & ac­corto molto: Roppe piu volte i suoi nemici à squa­dre, & in piu volte vccise trecento Lacedemonij: & es­sendo ancora alcune volte preso da loro sempre si sug­giua dalle lor mani: tanto, che al fine vn' altra volta es­sendo stato da essi ripreso, & conoscendo di non potere scampare, arse se stesso, & la sua armatura. Di poi i suoi nemici l'aprirono, non senza curiosità di voler conoscer se alcuna straordinaria qualità fusse dentro di quel cor­po, che tante cose haueua potuto fare: & trouarono in esso, che il suo cuore era tutto peloso.

XC. Appresso de gli antichi furon veduti alcuna volta de i casi grandi sti­mati giustamēte miracoli, ma da essi detti prodigij: da Dio però all' hora per alcun fine permessi, che ai saui del mondo la ragion se n' oc­culta.

NOn molto innanzi che Aristodemo huomo potente si facesse tiranno di Cuma, essendo quella Città sta­ta assalita da i popoli vicini in numero grandissimo; & hauendola ridotta al peggio, auuenne, che il fiume del Vulturno, & il Glanio sopra de i quali i nemici si erano accampati voltarono il corso loro allo indietro; ò fusse stato cio per vno straordinario reflusso di quel mare vi­cino, non solito punto di vederuisi troppo violento, ò per altra occulta cagione: per il quale accidente pren­dendone i Cumani buono augurio, & essendo armati vsciti fuori, riuscirono ancor vincitori de i nemici tutti con notabile strage di quelli oltra modo spauentati.

XCI. L'Ethimologie de i nomi aggiunti alle nationi, & à i priuati quando son con bene indirizzato fine espresse, & dichiarate sempre riescō lodeuoli.

I Romani presero l'vso da i Thoscani dello Incenso, come ancora altre cerimonie assai: si intorno alla Re­ligione, come intorno al loro gouerno Politico, & Ico­nomico. Et si credette da loro seguitādo per cio i Gre­ci, che per tal cagione fusse la Thoscana cosi detta, & scritta quasi sagrificatrice, dallo assiduo, ò ver frequente vso dello Incenso, col quale i sagrificij pare che si com­plissero: benche di poi ne i nostri tempi da gli Accade­mici Fiorentini diligenti perscrutatori delle cose anti­che si sia honoratamente dimostrata da altra ragione [Page 84] essere stata causata l'Ethimologia del suo nome: con­seruandosi non di meno per essa la lode singular dell' osseruation de i sagrificij ancor con quello studio, ch'el­la si guadagnò da principio. Il che facilmente si può conoscer nell' opera del Giambullari huomo nella ci­uilità Fiorentina stato honorato, & amato molto, altri­menti detta, Origine della lingua Fiorentina.

XCII. La modestia de gli huomini grandi tanto è piu lodeuole quanto essi son de gli altri maggiori, & accresciuti da i magistrati.

TIberio Gracco Romano per sangue, & per animo potēdo per il magistrato, ch' egli haueua in Spagna prender da i Numantini tutto quel de gli fusse stato ne­cessario per i suoi bisogni, & commodi, fu tanto mo­desto, che' non dimandò altro, nè prese che incenso per i suoi sagrificij, modestia ancor in qualche parte conser­uata da chi piu ciuile riuscir vuole.

XCIII. Quando le stelle son sopra di noi con contraria disposition dalla nostra volontà; Noi possiam bone mantenerci con l'animo libero verso del sommo bene: ma non gia se non difficilmente fuggir quel fine, che da quelle ci è destinato.

VNa giouane seruente trouata in vn furto leggieri fu in Alamagna punita secondo la colpa: onde lei ver­gognandosene, & per cio prendendo habito virile si [Page 85] partì di quella terra per andarsene lontana in vn' altra: & come huomo, & in habito virile seruendo auuenne, che la fu trouata à dormir con vna giouanetta honesta: il padre, & madre della quale credendo lei essere huo­mo, & che con la lor figliuola hauesse hauuto à fare: senza voler piu oltre (ma ignorantemente) ricercar del fatto: amandosi le giouani non poco, nè volendo per cio confessar nulla del vero: le fecero maritare insieme, & vissero alcuni anni cosi senza altrimenti discoprir la cosa. Ma il destino, che tiraua l'infelice giouane col suo finto fesso pur ad vna morte vergognosa fece, ch' ella vn' altra volta essendo accusata d'vn' altro furto; & an­cor quello ben piccolo, fu ancor fatta prigioniera dal­la giustitia: & essendo discoperta con quella occasion d'esser Donna, & che come huomo hauēdo tanto tem­po vissuto, & che come huomo hauesse maritata vn' al­tra giouane mentendo il suo sesso, ancor che con la vo­lontà della compagna sua finta moglie cio fusse passato, ella fu non dimeno per quel solo peccato condennata alla morte, non tenendo punto di conto de i furti, ma solamente della sua defraudata spetie, & natura: del quale errore nella legge detestato fu veduto vn' altro essempio à Ciuita vecchia in Italia quando vi sbarcò Papa Adriano sesto: per cio che vna donna comune da huomo vestita essendouisi scoperta, dal Papa sarià stata fatta morire, se da tutta la corte non ne fusse stato dimā ­dato il perdono.

XCIIII. E' si è trouato alcune volte, che due persone lontanissime di natione tra di loro, & di educatione, & di Religione, come del corso de i tempi, in alcuna nobile attione honoratamente sisono scontrate con gli animi veramente conformi.

TIto Imperatore fu figliuolo di Vespasiano, il quale anch' egli l' Imperio con la sua virtù s' acquistò: & innanzi, che'l padre morisse dette timor di se al popol Romano d' hauer ad esser vn Principe non punto com­modo ma al male assai inclinato. Ma di poi acquistato, ch' egli hebbe l'Imperio, mutando costumi, & natura, & sbanditi tutti i compagni de i suoi piaceri, si diede in tutto al gouerno dello Imperio con ogni sorte di cle­mente dimostratione: in tanto, che' fu chiamato. Deli­tie dell' humana natura, & però amato da tutti, per cio che per vsanza si non lasciaua gia mai partir alcun da se mal contento. Et questo medesimo cambiamento di vita fece il Principe di VVallia Henrico figliuolo di Henrico quarto Re d'Inghilterra, il quale venuto al Re­gno fu detto il quinto di quel nome, percioche egli sbandì, & si leuò della sua Corte tutti quelli, che gli ha­ueuan tenuta compagnia nella sua prima libera giouē ­tù quando egli era priuato accio che non l'hauessero à corrompere, nè ad aggrauar di biasimo all' hora, che' bisognaua, che' ei con altri costumi, & con altre manie­re di procedere e'si gouernasse per poter ben gouernar & regger altri: essendo gran differenza dalla vita priua­ta [Page 87] alla publica: riguardando i popoli tutti per vsanza naturale all' attioni de i principi loro, ò buone, ò male che le si sieno. Ma, & questo medesimo in vn certo mo­do fu fatto di qualche compagno gioucnile da Cosimo Medici primo gran Duca di Thoscana nel principio del suo stato: onde esso nel corso del suo tempo fu sti­mato, & dalla esperienza conosciuto esser huomo pru­dentissimo: come Tito Cortese, & amabile: & Henrico d'Inghilterra il quinto sempre vittorioso furon detti.

XCV. Non basta la bontà à viuere honorato in vno stato, ma si ricerca ancora l'arte, & il valor naturale.

PErtinace Imperator nacque nella Liguria di parenti vili, & imparò grammatica, & di quella facendone professione aperse vna squola: ma trouādoui poco gua­dagno si dette all' armi, & operò cosi bene nella mili­tia, che di grado in grado salendo fu fatto Senatore, & Prefetto di Roma: dandosi pur ancora i gradi di honore à quei che piu pareua, che gli meritassero. Et di poi doppo la morte di Commodo allo Imperio tutto incō ­modissimo per i suoi vitij fu dal Senato dichiarato Im­peratore, tra i quali ei fu ancora stimato de i migliori, come che poco egli viuesse: percio che essendo stato e­letto da i Romani, & volendo egli alla Giustitia satis­fare per confermarsi con essi fu da i soldati pretoriani fatto morir come contrario alla loro mortal licentia: & [Page 88] però da quelli molto dispregiato, & odiato.

XCVI. Quei, che con qualche viltà peruengono à grande stato, per viltà an­cora ne son cauati: non essendo ragioneuole, che la virtù, & l'armi sien soffocate dall' altrui odiata viltà, & dappocaggine.

DIdio Giuliano haueua compro l' Imperio da gli sce­lerati soldati, che haueuano ammazzato Pertinace. Ma egli temendo poi come vile huomo, ch' egli era di Seuero, che gli andaua contra: desideraua, che'l Senato mandasse ad incontrar Seuero i sacerdoti de gli Dei, & le vergini Vestali con i loro ornamenti, & con le cose sacre per prouocar l'animo di lui alla commiseration, & per ottenerne la vita, & la salute di se medesimo: alla qual cosa contraddisse Fausto Quintiliano huomo con­sulare, & Augure: dícendo che Giuliano non doueua esser in cio essaudito: & ch' ei non meritaua di regnare non hauendo, nè animo, ne forze da poter resistere, & diffendersi da i suoi nemici. Cosi quell' huom dappoco, cattiuo mercante, & ignobil principe capitò male.

XCVII. La fama ò buona ò cattiua dalcun, che la si sia, bisogna sia conforme all' opere d'onde ell' esce se la deue acquistar credito.

IL primo, che vsasse Eunuchi ne i seruitij familiari del­la sua Corte fu Semiramis Regina illustrissima dell' Oriente: della quale il valore, & l'arte militare fu tale, [Page 89] che se le potrebbe perdonare se qualche errore attri­buitoli da gli scrittori vero pur fusse stato: se gia piu pre­sto non era ella in loro disgratia, non si dilettando delle ciance loro: non ne viuendo all'hora nessuno forse, che potesse hauer la Musa propitia, & vguale à i meriti di quella immortali.

XCVIII. La Religione, le leggi, le scienze, l'arti, & i seruitij curiali occupano la maggior parte de gli huomini tra i Christiani tutti, accio che' se ne accresca lo Imperio Turchesco non solamente à vergogna, ma à danno nostro comune.

VNa delle principali cagioni, che gli infedeli son piu numerosi, & piu potenti nelle richezze contra de i christiani è questa, ò che pur à noi cosi pare, cio ò che v­na gran parte delli huomini si danno alla chiesa, vna parte alle leggi: vn' altra parte ad altri studij delle scien­ze, & dell' arti: & vn' altra parte à gli inutili, ò pur su­perflui seruigi della corte: le quali sorti di huomini pri­uano non solamente la Republica Christiana di se me­desimi: ma la priuano d'vna gran parte di quelle richez­ze, che sarebbero vtilissime per spenderle contra de i Turchi: aggiunto, che la dilettation che i Christiani hanno dello edificar nobilmente: di fornir le loro case abbondantemente, & ancor con superflua ostentatio­ne: nello eccesso, del vestire: & nell' ingordigia delle tauole con l'aggiunta della licentiosa vita, si del gioco, come dell' altre consequenze loro fanno, che' si cōsuma [Page 90] tal somma di denari colpa delle deuiate leggi, & de gli ingordi meccanici guadagni fra i Christiani in simili cose: in tanto, che nè il resto dell' entrate de gli ordini tutti, nè de gli huomini bastano à suplire ad vna giusta, & necessaria, & proportionata guerra contra de i co­muni nemici. Et però restino di marauigliarsi delle co­se, ch' ogni hor si veggono à danno proprio, non appie­no conosciuto da essi quelli, che l'attioni del mondo poco hanno considerato: quando e' non hanno ancor imparato (& sia ad vtile euento ciò detto) à conoscer la cagion de gli errori, ne i quali di gia molti, & molti secoli la Christiana Republica ha vissuto.

XCIX. De i segreti naturali non sia nessuno tanto confidente di se stesso, che' si pensi di sapergli tutti: perche molti ne sono ascosti, & moltidi giorno in giorno si scoprono: come permette lapotestà superiore, la quale co i suoi mezi regola le cose tutte.

NElla essaminatione fatta di frate Ieronimo Sauona­rola Ferrarese dell' ordine Domenicano osseruante in Fiorenza l'anno 1494. il di 19. d'Aprile. Habbiamo trouata tra le scritture publiche di quella Città vna tal depositione, ò confession di sua bocca degna di larga memoria della natura d'vn certo frate Saluestro, il qua­le haueua, ò fingeua d' hauer visioni, delle quali esso fra­te Ieronimo si seruiua come ben gli tornaua. Et perche la cosa è rara da vdire la si metterà qui con le medesime [Page 91] parole di esso Sauonarola in tal materia dette, scopren­do tal cosa pur naturale quando esso frate Ieronimo fu essaminato dalla Giustitia (come di sopra si dice) per farne il processo, onde' se ne ritrouò la cagion della sua morte: le quali parole da lui liberamente cosi furono al Magistrato fatte vdire Sappiate, che frate Saluestro ha questa natura sino da giouanetto, come è noto à molte genti, Che lui sa in sogno quello, che fanno gli altri in Vigilia: perche ei si leua, va à torno, parla, mangia, scri­ue, legge, predica, dice messa, cerca de bastoni per ca­sa, & se' può da con essi: & non si può destar se' non si percuote, ò con mazza, ò con altro, ò con la man dritta al cuore: & quando eisi desta pare, ch' ei si sciolga da vn gran legame, & ch' ei venga dall' altro mondo dicēdo: Iesus, Iesus. Et tra l'altre cose, ch' egli ha fatte, ch' io sò, & ho veduto. Vna notte ei si leuò, & venne in choro quando vi erano gli altri frati, & prese vn pugno di se­gatura delle cassette doue si sputa, & se ne messe in boc­ca dicendo, oh l' è buona, & di poi ne trasse nel viso à gli altri frati. Et vna mattina leggēdo io nell' horto egli si addormentò circa il fine della lettione, & cosi addor­mentato andò per l' horto, & entrato nella vigna cauò della terra vna canna da vna delle viti, & fecele la coc­ca, & cosi colse con essa vn bel grappolo di vua dalla pergola in quel luogo: & cadendo in terra il grappolo, Frate Antonio da Radda lo prese, & frate Saluestro gli dette della canna sul capo dicendo: Danne ancor à me, [Page 92] & cominciò cosi dormendo à mangiar di quell'vua: & io era presente, & veddi tutto, & perche l'vua non gli facesse male essendo buon' hora lo feci destare. Et vn' altra volta si leuò essendo nella camera del Priore, che era frate Francesco Saluiati, & tolsegli i panni, che lui haueua addosso, & strascinogli per tutto il dormento­rio. Molte volte dormendo io insieme con lui l'ho vdi­to cicalare, & dire i difetti de i frati, & de i secolari, & fra gli altri diceua vna volta di Pandolso Rucellai. Tu fai come il Fornaro, che fai fare i frati, & non ti fai tu. Vn' altra volta à santa Maria Maddalena sileuò, & ve­stissi, & andò in chiesa, & entrato in pergamo, comin­ciò à predicare: & molte altre cose simili ha fatte, & spesso per lo adietro, ma hora lo fa rare volte, eccetto qualche cicaleria.

Tutto questo riferì frate Ieronimo di quel frate Sal­uestro: & di poi soggiunse, essendone dimandato; L'op­pinion mia circa le predette cose di frate Saluestro, Io dico esser vna complession cosi fatta, & vna occulta in­disposition del corpo, ò infirmità, la quale si sono sfor­zati molti medici di curare, & non è loro riuscito: Et fi­nalmente (se ben mi ricordo) fu tra di loro concluso, che nel processo del tempo se ne guarirebbe, come' si è di poi veduto, che al presente non fa queste cose tanto spesso. Et questo tanto hebbe il Sauonarola à dir di quel particulare, che seruì per consequenza della sua essami­na: & non per essential punto di quel, che si pretendeua [Page 93] contra di lui. Et perche era questo vn caso degno d'es­ser notato, accio che con esso si desse piacere al genera­le: & da filosofare à i curiosi, & intendenti huomini noi non l'habbiamo voluto lasciar nella penna otioso, ac­cioche ancor noi meno otiosi tra gli altri riusciamo.

C. Chi della partialità popolare cerca di nutrirsi, dalla stessa partialità à lungo viene oppresso, & soffocato: & tanto piu cio auuiene quando non vi apparisce alcun fondamēto saldo, che possa assicurare il pro­motor de i trauagli da vna manifesta rouina che gli viene addosso.

IL medesimo Sauonarola, del quale si è parlato fu huo­mo veramente dottissimo, ma non fu minore in lui la sua ambitione di quel, che si fusse la sua dottrina. Et ri­scontrò per molto spatio di tempo con l'occasioni al suo commodo, come' piacque alla sua fortuna di arri­dergli. In Fiorenza hebbe presto credito, & seguito an­cora, onde' riusci partiale, & vi predicò contra del Pa­pato. Ma ei confessò nella sua essamina, ch' ei non per­seguitaua la Chiesa per riuscir tanto grande in essa: rius­cendouene grandi ancora de gli ignoranti tal volta: quanto per acquistar, & lasciar fama al mondo, & que­sto diceua egli fermamente. Ma che' non biasimò di quella altro, che l'vso della scorretta vita, & alcuni abu­si circa gli ordini ecclesiastici: aspirando cosi al cogno­me di correttor di quella con quel mezo. Ma al fine cā ­biataseli la fortuna ei capitò male in quelle contentio­se, [Page 94] ma per esso disarmate partialità, le quali egli stesso s' haueua nutrendole tirate addosso; Hauendo lasciata grande ammiration tra l'altre nationi tutte, che lui nato in Ferrara Città Italiana, & in vn certo modo della Chiesa riconoscente, hauesse ardito di arrischiar di se medesimo tanto in Fiorenza, Città anch' essa non pur Italiana, ma per diuersi rispetti alla Chiesa Romana. stata lungamente nelle guerre passate contra de i Ghi­bellini, & Imperiali per amicitia congiunta: & allo sta­to ecclesiastico per i suoi confini, & per vna ciuil conuersation congiunta.

IL FINE.

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